tag:blogger.com,1999:blog-73835413439620568202024-02-21T03:44:13.511+01:00Leggere e meditare nella propria famiglia le letture della prossima DomenicaSalvatorehttp://www.blogger.com/profile/10647467251973705404noreply@blogger.comBlogger109125tag:blogger.com,1999:blog-7383541343962056820.post-47664022528579541072012-11-15T17:44:00.001+01:002012-11-15T17:44:32.022+01:00Domenica 18 novembre 2012 – XXXIII Domenica del Tempo Ordinario<p align="justify"><a href="http://1.bp.blogspot.com/_ZfDkHaq9xNE/SnbEGQarusI/AAAAAAAABtU/xWihzlF_rwo/s1600-h/bibbia.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5365691617823668930" style="height: 157px; float: left; margin: 0px 10px 10px 0px; width: 200px" border="0" alt="" src="http://1.bp.blogspot.com/_ZfDkHaq9xNE/SnbEGQarusI/AAAAAAAABtU/xWihzlF_rwo/s200/bibbia.jpg" /></a> </p> <p align="justify"></p> <p align="justify"><strong>PRIMA LETTURA</strong></p> <p align="justify"><em>Dal libro del profeta Daniele (Dn 12,1-3)</em></p> <p align="justify">In quel tempo, sorgerà Michele, il gran principe, che vigila sui figli del tuo popolo. <br />Sarà un tempo di angoscia, come non c’era stata mai dal sorgere delle nazioni fino a quel tempo; in quel tempo sarà salvato il tuo popolo, chiunque si troverà scritto nel libro. Molti di quelli che dormono nella regione della polvere si risveglieranno: gli uni alla vita eterna e gli altri alla vergogna e per l’infamia eterna. I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento; coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre.</p> <p align="justify"><strong>SECONDA LETTURA</strong></p> <p align="justify"><em>Dalla lettera agli Ebrei (Eb 10,11-14.18)</em></p> <p align="justify">Ogni sacerdote si presenta giorno per giorno a celebrare il culto e a offrire molte volte gli stessi sacrifici, che non possono mai eliminare i peccati. Cristo, invece, avendo offerto un solo sacrificio per i peccati, si è assiso per sempre alla destra di Dio, aspettando ormai che i suoi nemici vengano posti a sgabello dei suoi piedi. Infatti, con un’unica offerta egli ha reso perfetti per sempre quelli che vengono santificati. <br />Ora, dove c’è il perdono di queste cose, non c’è più offerta per il peccato.</p> <p align="justify"><strong>VANGELO</strong></p> <p align="justify"><em>Dal Vangelo secondo Marco (Mc 13, 24-32)</em></p> <p align="justify">In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo <br />e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo. <br />Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte. In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre».</p> <p align="justify"><strong>COMMENTO ALLE LETTURE</strong></p> <p align="justify">Le parole di Gesù che leggiamo in questa domenica fanno parte di un discorso che appartiene al genere apocalittico, un genere che si esprime attraverso un linguaggio immaginoso: «Il sole e la luna si oscureranno e le stelle cadranno». Questo discorso di Gesù non racconta la fine del mondo, ma il senso della storia. Molto spesso l'esperienza quotidiana sembra dirci che il male vince e il bene perde, ma è così? Per valutare le cose in profondità e non lasciarsi ingannare dalle apparenze, è necessario che il discepolo esca dai tempi brevi e spinga lo sguardo lontano: è per questo, e solo per questo, che l'ultimo discorso di Gesù non parla direttamente della Croce (che pur continua ad essere in qualche modo presente), ma del ritorno del Figlio dell'uomo in potenza e gloria. Quest'ultima affermazione vuole rassicurarci che l'efficacia nascosta della Croce, cioè quella sua possibilità di gloria e di vittoria che ora rimane nascosta, alla fine dei tempi apparirà di fronte a tutti nel suo più abbagliante fulgore.  <br />Come è detto chiaramente nella prima parte del discorso che però la liturgia tralascia, la comunità cristiana verrà a trovarsi in situazioni difficili. «Sorgeranno falsi profeti e falsi messia», e faranno segni che sembreranno convincenti, allo scopo di trarre in inganno gli stessi credenti; «Comparirete davanti a governatori e re per causa mia» e «sarete odiati da tutti»; «Si leverà popolo contro popolo e regno contro regno». In simili situazioni il discepolo può trovarsi frastornato, deluso, toccato dal dubbio che la Croce di Cristo sia un fatto sprecato ed impotente: il mondo sembra infatti continuare come prima, con tutto il suo carico di odio e di errori. Le raccomandazioni di Gesù? Eccole: «Non allarmatevi», «Non preoccupatevi», «Pregate», «Non ci credete», «State attenti», «Sappiate che Egli è vicino, alle porte». Atteggiamenti facili a dirsi, ma difficili a praticarsi, possibili unicamente se sostenuti da una grande fede. È solo da una grande fede che scaturiscono la serenità, la vigilanza e la capacità di distinguere tra veri e falsi profeti, veri e falsi rinnovamenti. «Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno»: ritengo essere quest'assicurazione l'ultima consegna di Gesù, il punto fermo, che giustifica (ed esige) nel discepolo la serenità, la fedeltà, la certezza che il Figlio dell'uomo ritornerà e che l'avvenire - a dispetto di tutte le esperienze contrarie - è saldamente nelle mani di Colui che fu crocifisso. (da un'omelia di don B. Maggioni)</p> Salvatorehttp://www.blogger.com/profile/10647467251973705404noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7383541343962056820.post-80373503237737494982012-11-15T17:40:00.001+01:002012-11-15T17:40:36.814+01:00Domenica 11 novembre 2012 – XXXII Domenica del Tempo Ordinario<p align="justify"><a href="http://1.bp.blogspot.com/_ZfDkHaq9xNE/SnbEGQarusI/AAAAAAAABtU/xWihzlF_rwo/s1600-h/bibbia.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5365691617823668930" style="height: 157px; float: left; margin: 0px 10px 10px 0px; width: 200px" border="0" alt="" src="http://1.bp.blogspot.com/_ZfDkHaq9xNE/SnbEGQarusI/AAAAAAAABtU/xWihzlF_rwo/s200/bibbia.jpg" /></a> </p> <p align="justify"></p> <p align="justify"><strong>PRIMA LETTURA</strong></p> <p align="justify"><em>Dal primo libro dei Re (1Re 17,10-16)</em></p> <p align="justify">In quei giorni, il profeta Elia si alzò e andò a Sarèpta. Arrivato alla porta della città, ecco una vedova che raccoglieva legna. La chiamò e le disse: «Prendimi un po’ d’acqua in un vaso, perché io possa bere». Mentre quella andava a prenderla, le gridò: «Per favore, prendimi anche un pezzo di pane». Quella rispose: «Per la vita del Signore, tuo Dio, non ho nulla di cotto, ma solo un pugno di farina nella giara e un po’ d’olio nell’orcio; ora raccolgo due pezzi di legna, dopo andrò a prepararla per me e per mio figlio: la mangeremo e poi moriremo». Elia le disse: «Non temere; va’ a fare come hai detto. Prima però prepara una piccola focaccia per me e portamela; quindi ne preparerai per te e per tuo figlio, poiché così dice il Signore, Dio d’Israele: “La farina della giara non si esaurirà e l’orcio dell’olio non diminuirà fino al giorno in cui il Signore manderà la pioggia sulla faccia della terra”». Quella andò e fece come aveva detto Elia; poi mangiarono lei, lui e la casa di lei per diversi giorni. La farina della giara non venne meno e l’orcio dell’olio non diminuì, secondo la parola che il Signore aveva pronunciato per mezzo di Elia.</p> <p align="justify"><strong>SECONDA LETTURA</strong></p> <p align="justify"><em>Dalla lettera agli Ebrei (Eb 9, 24-28)</em></p> <p align="justify">Cristo non è entrato in un santuario fatto da mani d’uomo, figura di quello vero, ma nel cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore. E non deve offrire se stesso più volte, come il sommo sacerdote che entra nel santuario ogni anno con sangue altrui: in questo caso egli, fin dalla fondazione del mondo, avrebbe dovuto soffrire molte volte. Invece ora, una volta sola, nella pienezza dei tempi, egli è apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso. E come per gli uomini è stabilito che muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio, così Cristo, dopo essersi offerto una sola volta per togliere il peccato di molti, apparirà una seconda volta, senza alcuna relazione con il peccato, a coloro che l’aspettano per la loro salvezza.</p> <p align="justify"><strong>VANGELO</strong></p> <p align="justify"><em>Dal Vangelo secondo Marco (Mc 12, 38-44)</em></p> <p align="justify">In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa». Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».</p> <p align="justify"><strong>COMMENTO ALLE LETTURE</strong></p> <p align="justify">Sbaglieremmo se pensassimo che le sferzanti denunce che si leggono nel nostro passo riguardassero tutte e soltanto gli scribi del tempo di Gesù. In realtà la descrizione dello scriba fatta dall'evangelista è una sorta di cliché, uno stampo, il cui scopo è di denunciare alcune strutture che possono colpire qualsiasi uomo religioso, in ogni epoca. Uomini simili si rivelano, anzitutto, nei loro atteggiamenti vanitosi, un difetto che potrebbe anche farci sorridere. Si pavoneggiano nelle loro divise, che li fanno riconoscere come i maestri. In forza della posizione che occupano (sono, appunto, i maestri riconosciuti) pretendono deferenza e venerazione. Ma la cosa più grave è che costoro hanno introdotto nella loro vita la menzogna («divorano le case delle vedove e ostentano lunghe preghiere»). Una duplice menzogna, quella di separare il culto di Dio dalla giustizia: pregano Dio e danneggiano i poveri. E quella, ancor più radicale, che consiste nell'illudersi di amare Dio e il prossimo, e invece non amano che se stessi. L'autorità morale di cui godono, la dottrina che possiedono, le pratiche religiose che compiono, tutto deve servire a metterli in luce, tutto deve tornare – consapevolmente o meno – a loro vantaggio. Persino i criteri della giustizia finiscono con l'identificarsi con il loro tornaconto. Nel cortile del tempio, al quale avevano accesso anche le donne, erano allineate tredici ceste, in cui venivano gettate le offerte. Ci sono molti ricchi che fanno laute offerte, di cui il sacerdote ripete ad alta voce l'entità, suscitando l'ammirazione dei presenti. E c'è una povera vedova che offre poche monete, tutto quanto possiede. Nessun mormorio di ammirazione. Ma Gesù la scorge e richiama l'attenzione dei discepoli con parole che il Vangelo riserva per gli insegnamenti più importanti: «In verità vi dico». Gesù ha finalmente trovato ciò che cercava: un gesto autentico. Un'autenticità garantita da tre qualità la totalità, la fede e l'assenza di ogni ostentazione. Quella povera vedova non ha dato qualcosa del suo superfluo, ma tutto ciò che aveva. Donare del proprio superfluo non è ancora amare. E neppure fede. Donare, invece, fino al punto da mettere allo sbaraglio la propria vita, questa è fede. E infine l'assenza di ogni ostentazione: quella donna non ha dato molto, ha dato tutto, ma il tutto si riduceva a poche monete. Convinta di questo compie il suo gesto in tutta umiltà. Il povero - di solito - ti dona del suo scusandosi del poco che ha. Succede invece, alle volte, che il ricco dia del suo superfluo facendotelo pesare. (da un'omelia di don B. Maggioni)</p> Salvatorehttp://www.blogger.com/profile/10647467251973705404noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7383541343962056820.post-81240002502035756712012-10-31T22:19:00.001+01:002012-10-31T22:19:07.399+01:00Domenica 4 novembre 2012 – XXXI Domenica del Tempo Ordinario<p align="justify"><a href="http://1.bp.blogspot.com/_ZfDkHaq9xNE/SnbEGQarusI/AAAAAAAABtU/xWihzlF_rwo/s1600-h/bibbia.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5365691617823668930" style="height: 157px; float: left; margin: 0px 10px 10px 0px; width: 200px" border="0" alt="" src="http://1.bp.blogspot.com/_ZfDkHaq9xNE/SnbEGQarusI/AAAAAAAABtU/xWihzlF_rwo/s200/bibbia.jpg" /></a> </p> <p align="justify"><strong>PRIMA LETTURA</strong></p> <p align="justify"><em>Dal libro del profeta Deuternomio (Dt 6, 2-6)</em></p> <p align="justify">Mosè parlò al popolo dicendo: «Temi il Signore, tuo Dio, osservando per tutti i giorni della tua vita, tu, il tuo figlio e il figlio del tuo figlio, tutte le sue leggi e tutti i suoi comandi che io ti do e così si prolunghino i tuoi giorni. Ascolta, o Israele, e bada di metterli in pratica, perché tu sia felice e diventiate molto numerosi nella terra dove scorrono latte e miele, come il Signore, Dio dei tuoi padri, ti ha detto. Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore. Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore».</p> <p align="justify"><strong>SECONDA LETTURA</strong></p> <p align="justify"><em>Dalla lettera agli Ebrei (Eb 7, 23-28)</em></p> <p align="justify">Fratelli, [nella prima alleanza] in gran numero sono diventati sacerdoti, perché la morte impediva loro di durare a lungo. Cristo invece, poiché resta per sempre, possiede un sacerdozio che non tramonta. Perciò può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio: egli infatti è sempre vivo per intercedere a loro favore. Questo era il sommo sacerdote che ci occorreva: santo, innocente, senza macchia, separato dai peccatori ed elevato sopra i cieli. Egli non ha bisogno, come i sommi sacerdoti, di offrire sacrifici ogni giorno, prima per i propri peccati e poi per quelli del popolo: lo ha fatto una volta per tutte, offrendo se stesso. La Legge infatti costituisce sommi sacerdoti uomini soggetti a debolezza; ma la parola del giuramento, posteriore alla Legge, costituisce sacerdote il Figlio, reso perfetto per sempre.</p> <p align="justify"><strong>VANGELO</strong></p> <p align="justify"><em>Dal Vangelo secondo Marco (Mc 12, 28-34)</em></p> <p align="justify">In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi». Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici». Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.</p> <p align="justify"><strong>COMMENTO ALLE LETTURE</strong></p> <p align="justify">All'interrogativo dello scriba, Gesù risponde citando due testi che ricorrono nella meditazione di Israele: un passo del Deuteronomio («Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua forza»), e un passo del Levitico («Amerai il tuo prossimo come te stesso»). I doveri dell'uomo sono certamente molti, ed è giusto che lo siano. Tuttavia Gesù invita l'uomo a non smarrirsi nel labirinto dei precetti: l'essenza della volontà di Dio è semplice e chiara: amare Dio e gli uomini. È giusto che la legge si occupi dei molti e svariati casi della vita, a patto però che non perda di vista quel centro, che dà vita e slancio a tutta l'impalcatura. Questo centro è l'amore. <br />Gesù risponde allo scriba che il primo dei comandamenti non è uno solo, ma due, però strettamente congiunti, come due facce della stessa realtà. È nella capacità di mantenere uniti i due amori - l'amore a Dio e l'amore al prossimo - la misura della vera fede e della genialità cristiana. C'è chi per amare Dio si estranea dagli uomini, e c'è chi per lottare a fianco degli uomini dimentica Dio. L'esperienza biblica si dice convinta che questi due atteggiamenti introducano nell'esistenza degli uomini una profonda menzogna. <br />Se dici di amare Dio e trascuri il prossimo, non reagisci di fronte alle ingiustizie e non lotti contro le oppressioni, a quale Dio ti riferisci? Non certo al Dio di Gesù Cristo. E se dici di amare il prossimo e di essere al suo servizio, ma poi rifiuti di amare l'unico Signore, allora - pensa sempre la Bibbia - cadrai facilmente in potere degli idoli, e mentre pensi di amare il prossimo ti accorgi che lo stai strumentalizzando: pretendi di liberarlo imponendogli le tue idee, la tua visione del mondo, la tua giustizia. <br />Senza dire - e questo è, in un certo senso, ancora più grave - che proprio mentre vuoi aiutare l'uomo ad essere più uomo, rischi che lo allontani dal suo bisogno più profondo, dalla sua ricerca più essenziale che è - appunto - la ricerca di Dio. <br />L'evangelista Marco riporta alcune parole che invece Matteo e Luca tralasciano: «Ascolta, Israele, il Signore Dio nostro è l'unico Signore». Dio è l'unico Signore, Lui solo è da adorare. Il prossimo è da amare, ma non da adorare. La dedizione al prossimo non esaurisce la sete di amore dell'uomo. È l'apertura a Dio che conduce a compimento l'apertura al prossimo. È Dio infatti il punto a cui il nostro essere tende, del quale abbiamo un'insopprimibile nostalgia, come il seme tende con tutto se stesso a uscire dalla terra. (da un'omelia di don B. Maggioni)</p> Salvatorehttp://www.blogger.com/profile/10647467251973705404noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7383541343962056820.post-17682639127756586072012-10-31T22:17:00.001+01:002012-10-31T22:17:27.252+01:00Domenica 28 ottobre 2012 – XXX Domenica del Tempo Ordinario<p align="justify"><a href="http://1.bp.blogspot.com/_ZfDkHaq9xNE/SnbEGQarusI/AAAAAAAABtU/xWihzlF_rwo/s1600-h/bibbia.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5365691617823668930" style="height: 157px; float: left; margin: 0px 10px 10px 0px; width: 200px" border="0" alt="" src="http://1.bp.blogspot.com/_ZfDkHaq9xNE/SnbEGQarusI/AAAAAAAABtU/xWihzlF_rwo/s200/bibbia.jpg" /></a> </p> <p align="justify"><strong>PRIMA LETTURA</strong></p> <p align="justify"><em>Dal libro del profeta Geremia (Ger 31, 7-9)</em></p> <p align="justify">Così dice il Signore: «Innalzate canti di gioia per Giacobbe, esultate per la prima delle nazioni, fate udire la vostra lode e dite: “Il Signore ha salvato il suo popolo, il resto d’Israele”. Ecco, li riconduco dalla terra del settentrione e li raduno dalle estremità della terra; fra loro sono il cieco e lo zoppo, la donna incinta e la partoriente: ritorneranno qui in gran folla. Erano partiti nel pianto, io li riporterò tra le consolazioni; li ricondurrò a fiumi ricchi d’acqua per una strada dritta in cui non inciamperanno, perché io sono un padre per Israele, Èfraim è il mio primogenito».</p> <p align="justify"><strong>SECONDA LETTURA</strong></p> <p align="justify"><em>Dalla lettera agli Ebre (Eb 5, 1-6)</em></p> <p align="justify">Ogni sommo sacerdote è scelto fra gli uomini e per gli uomini viene costituito tale nelle cose che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati. Egli è in grado di sentire giusta compassione per quelli che sono nell’ignoranza e nell’errore, essendo anche lui rivestito di debolezza. A causa di questa egli deve offrire sacrifici per i peccati anche per se stesso, come fa per il popolo. Nessuno attribuisce a se stesso questo onore, se non chi è chiamato da Dio, come Aronne. Nello stesso modo Cristo non attribuì a se stesso la gloria di sommo sacerdote, ma colui che gli disse: «Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato», gliela conferì come è detto in un altro passo: <br />«Tu sei sacerdote per sempre, secondo l’ordine di Melchìsedek».</p> <p align="justify"><strong>VANGELO</strong></p> <p align="justify"><em>Dal Vangelo secondo Marco (Mc 10, 46-52)</em></p> <p align="justify">In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.</p> <p align="justify"><strong>COMMENTO ALLE LETTURE</strong></p> <p align="justify">E' questo l'ultimo miracolo del Vangelo di Marco, e già questo lo rende importante. Il primo miracolo fu la liberazione di un indemoniato nella sinagoga di Cafarnao, l'ultimo la guarigione di un cieco all'uscita di Gerico. Non sono due gesti casuali, ma scelti con intenzione. Illustrano la vittoria di Cristo sulle due forze ostili che la presenza di Dio incontra nella storia degli uomini: la presenza del Maligno e la cecità dell'uomo. <br />L'episodio del cieco Bartimeo è un racconto vivacissimo, come del resto molti altri del secondo Vangelo. Marco è un narratore che ha il gusto del racconto. Il tema dell'episodio è certamente la sequela, ma i discepoli sembrano scomparire. Protagonisti sono Gesù e il cieco. E fra i discepoli e il cieco il lettore è invitato a fare un confronto. I discepoli - come è apparso negli episodi raccontati nelle domeniche precedenti - sembrano impersonare la perplessità, l'esitazione e l'incomprensione di fronte alle richieste di Gesù. Bartimeo, invece, «subito riacquistò la vista e si mise a seguirlo lungo la strada». Il modello da imitare sembra dunque essere lui, non i discepoli. <br />Alla domanda dei discepoli («Se è così, chi si può salvare?») Gesù aveva risposto: «Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio; tutto è possibile a Dio». L'episodio di Bartimeo è un'illustrazione di questa risposta. Il possibile non si misura sulle forze dell'uomo, ma sulla grandezza del dono di Dio. E difatti il racconto ci fa assistere a una completa e impensabile trasformazione: un uomo era cieco e ora ci vede, era seduto e ora segue Gesù lungo la via. La lezione è chiara: la potenza di Dio - che Gesù aveva già suggerito ai discepoli come l'unica possibilità di salvezza - ha saputo trasformare un uomo impotente in un discepolo coraggioso. Ma a due condizioni: la preghiera («Gesù, abbi pietà di me») e la fede («Va, la tua fede ti ha salvato»). <br />Il vangelo di Marco sviluppa con notevole insistenza il tema della cecità dei discepoli. Due le forme della cecità. La prima è che il discepolo ha visto la potenza di Gesù, magari ne racconta i prodigi, ma non se ne fida: nelle difficoltà della vita non la prende in considerazione, e cade nell'ansia, come se l'avesse dimenticata. E la seconda: di fronte alla via della Croce il discepolo vede soltanto l'insuccesso, il fallimento, non la risurrezione. L'uomo ha bisogno che il Cristo gli apra gli occhi per scoprire nella vita la forza della potenza di Dio e l'efficacia della via della Croce. (da un'omelia di don B. Maggioni)</p> Salvatorehttp://www.blogger.com/profile/10647467251973705404noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7383541343962056820.post-10737622607657547582012-10-31T22:15:00.001+01:002012-10-31T22:15:42.785+01:00Domenica 21 ottobre 2012 – XXIX Domenica del Tempo Ordinario<p align="justify"><a href="http://1.bp.blogspot.com/_ZfDkHaq9xNE/SnbEGQarusI/AAAAAAAABtU/xWihzlF_rwo/s1600-h/bibbia.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5365691617823668930" style="height: 157px; float: left; margin: 0px 10px 10px 0px; width: 200px" border="0" alt="" src="http://1.bp.blogspot.com/_ZfDkHaq9xNE/SnbEGQarusI/AAAAAAAABtU/xWihzlF_rwo/s200/bibbia.jpg" /></a> </p> <p align="justify"></p> <p align="justify"><strong>PRIMA LETTURA</strong></p> <p align="justify"><em>Dal libro del profeta Isaia (Is 53,10-11)</em></p> <p align="justify">Il Signore è piaciuto prostrarlo con dolori. Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione, vedrà una discendenza, vivrà a lungo, si compirà per mezzo suo la volontà del Signore. Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce e si sazierà della sua conoscenza; il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà le loro iniquità.</p> <p align="justify"><strong>SECONDA LETTURA</strong></p> <p align="justify"><em>Dalla lettera agli Ebre (Eb 4, 14-16)</em></p> <p align="justify">Fratelli, poiché abbiamo un sommo sacerdote grande, che è passato attraverso i cieli, Gesù il Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione della fede. Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia prendere parte alle nostre debolezze: egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato. Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia, così da essere aiutati al momento opportuno.</p> <p align="justify"><strong>VANGELO</strong></p> <p align="justify"><em>Dal Vangelo secondo Marco (Mc 10, 35-45)</em></p> <p align="justify">In quel tempo, si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato». Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».</p> <p align="justify"><strong>COMMENTO ALLE LETTURE</strong></p> <p align="justify">Il brano evangelico di questa domenica non fa un discorso nuovo. Riprende parole che Gesù ha già detto («Chi vuole essere grande si faccia servo di tutti»), che però i discepoli continuano a non comprendere, come appare dalla loro richiesta («Vogliamo sedere uno alla tua destra e uno alla tua sinistra»). Se non è nuovo il tema, sono però nuove l'ampiezza e l'insistenza con cui è ribadito. Per far comprendere il suo pensiero ai discepoli, Gesù si serve di due paragoni, uno negativo e uno positivo. Non esercitate la vostra autorità come fanno i principi del mondo (questo è il paragone negativo): se vi accorgete che il vostro comportamento assomiglia al loro, impensieritevi. Comportatevi invece come «Il figlio dell'uomo (ecco il paragone positivo) che non è venuto a farsi servire, ma a servire e dare la propria vita in riscatto per le moltitudini». È questa frase il punto di forza dell'intero insegnamento: una frase che va molto al di là del semplice esercizio dell'autorità. Una sua analisi attenta ci permette di parafrasarla in questo modo: il Figlio dell'uomo non è venuto a farsi servire (come invece il mondo, i cui insegnamenti sono capovolti rispetto a quelli evangelici, si sarebbe aspettato), ma a servire, e servire significa organizzare la propria intera esistenza in modo da prendersi a carico (se necessario fino al completo dono di sé) le moltitudini, cioè tutti. L'espressione «in riscatto» non va intesa anzitutto come se significasse «per saldare il debito», bensì come «solidale con» o «al posto di»: cioè l'idea prevalente non è quella del debito, che deve assolutamente essere pagato, costi quello che costi, bensì l'idea della solidarietà che intercorre tra il Figlio dell'uomo e le moltitudini (Gesù, in altre parole, si è considerato come il nostro parente che si sente coinvolto e prende sulle proprie spalle la situazione del congiunto). Il Figlio dell'uomo è venuto per vivere questa solidarietà, divenendo in tal modo la trasparenza visibile, toccabile con mano, dell'amore di Dio e della sua alleanza. Ed è questa stessa solidarietà che il discepolo deve a sua volta vivere, se vuole essere seguace del proprio Maestro. È questo che i discepoli devono chiedere. Un'ultima osservazione. Per Gesù solo se si parte dall'esistenza si può cambiare l'esercizio dell'autorità. Non è dissertando sulla natura dell'autorità che si risolve il problema, ma mutando il modo di considerare la vita. Perché le cose sono legate. L'autorità che tu eserciti grande o piccola che sia sarà un vero prendere a carico le cose degli altri, se tutta la tua vita è pensata come servizio. Altrimenti, se pensi la vita come un possesso, a tuo vantaggio, fatalmente anche l'autorità che tu eserciti (nella casa, nella professione, nella politica o nella Chiesa) sarà un potere: ne approfitterai a tuo vantaggio. (da un'omelia di don B. Maggioni)</p> Salvatorehttp://www.blogger.com/profile/10647467251973705404noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7383541343962056820.post-36080527429867073232012-10-09T18:29:00.001+02:002012-10-09T18:29:00.964+02:00Domenica 14 ottobre 2012 – XXVIII Domenica del Tempo Ordinario<p align="justify"><a href="http://1.bp.blogspot.com/_ZfDkHaq9xNE/SnbEGQarusI/AAAAAAAABtU/xWihzlF_rwo/s1600-h/bibbia.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5365691617823668930" style="height: 157px; float: left; margin: 0px 10px 10px 0px; width: 200px" border="0" alt="" src="http://1.bp.blogspot.com/_ZfDkHaq9xNE/SnbEGQarusI/AAAAAAAABtU/xWihzlF_rwo/s200/bibbia.jpg" /></a> </p> <p align="justify"><strong>PRIMA LETTURA</strong></p> <p align="justify"><em>Dal libro della Sapienza (Sap 7, 7-11)</em></p> <p align="justify">Pregai e mi fu elargita la prudenza, implorai e venne in me lo spirito di sapienza. La preferii a scettri e a troni, stimai un nulla la ricchezza al suo confronto, non la paragonai neppure a una gemma inestimabile, perché tutto l’oro al suo confronto è come un po’ di sabbia e come fango sarà valutato di fronte a lei l’argento. L’ho amata più della salute e della bellezza, ho preferito avere lei piuttosto che la luce, perché lo splendore che viene da lei non tramonta. Insieme a lei mi sono venuti tutti i beni; nelle sue mani è una ricchezza incalcolabile.</p> <p align="justify"><strong><em>SECONDA LETTURA</em></strong></p> <p align="justify"><em>Dalla lettera agli Ebre (Eb 4, 12-13)</em></p> <p align="justify">La parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore. Non vi è creatura che possa nascondersi davanti a Dio, ma tutto è nudo e scoperto agli occhi di colui al quale noi dobbiamo rendere conto.</p> <p align="justify"><strong>VANGELO</strong></p> <p align="justify"><em>Dal Vangelo secondo Marco (Mc 10, 17-30)</em></p> <p align="justify">In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”». Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni. Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio». <br />Pietro allora prese a dirgli: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà».</p> <p align="justify"><strong>COMMENTO ALLE LETTURE</strong></p> <p align="justify">Gesù chiama al suo seguito un uomo giusto, ma anche il giusto ha un distacco da fare. La sequela è qualcosa di più del semplice adempimento della legge. Giustizia e sequela non si identificano. Il giovane non trova il coraggio di abbracciare il progetto di vita evangelico, e il motivo è detto con chiarezza: «poiché aveva molti beni». Il distacco dai beni è condizione indispensabile per la sequela. E per due ragioni. Un'esigenza di fraternità: come puoi continuare a possedere tutto ciò che hai, quando ti accorgi che attorno a te ci sono fratelli che mancano del necessario? E un'esigenza di libertà: legato a troppe cose (e non si tratta soltanto di soldi), che assorbono tutto il tuo tempo e la tua attenzione, come puoi trovare lo spazio e il gusto per le cose di Dio? La durezza delle richieste di Gesù e la severità del suo giudizio sulle ricchezze (un giudizio ribadito due volte, come in un crescendo) suscitano nei discepoli paura e perplessità: «E chi mai si può salvare?». La risposta di Gesù salta come sempre i passaggi intermedi e va al nocciolo della questione: ciò che non è possibile raggiungere con le sole forze dell'uomo può essere possibile ricevere come dono di Dio. I discepoli hanno in un certo senso ragione: se queste sono le esigenze del Regno, non è possibile all'uomo salvarsi. Ma essi commettono l'errore di considerare il problema da una prospettiva sbagliata: la prospettiva della conquista anziché del dono, dell'uomo abbandonato a se stesso anziché dell'uomo animato dallo Spirito di Dio. Non c'è modo di salvarsi, ma c'è modo di essere salvati. Se così, tutto si riduce a una questione di fede. Il discepolo ha un secondo interrogativo da porre: se lascio tutto, che cosa avrò? (10,28). L'interrogativo tradisce il timore che il distacco richiesto sia un prezzo troppo alto da pagare. La risposta di Gesù non potrebbe essere più netta, quasi una sfida: la vita eterna nel futuro e il centuplo nel tempo presente. Il discepolo parla di «lasciare e seguire», Gesù di «lasciare e ricevere». Il distacco richiesto è un guadagno, un affare, non una perdita. E questo è profondamente vero anche a uno sguardo semplicemente umano: nella sobrietà di quei beni che il Vangelo chiama ricchezze si trova la possibilità di altri beni ben più importanti ed umani, essenziali per l'uomo come l'aria che respira: il tempo per Dio, la gioia della fraternità, la liberazione dall'ansia del possesso, la libertà, la serenità. (da un'omelia di don B. Maggioni)</p> Salvatorehttp://www.blogger.com/profile/10647467251973705404noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7383541343962056820.post-67332327546167291202012-10-09T18:26:00.001+02:002012-10-09T18:26:54.415+02:00Domenica 7 ottobre 2012 – XXVII Domenica del Tempo Ordinario<p align="justify"><a href="http://1.bp.blogspot.com/_ZfDkHaq9xNE/SnbEGQarusI/AAAAAAAABtU/xWihzlF_rwo/s1600-h/bibbia.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5365691617823668930" style="height: 157px; float: left; margin: 0px 10px 10px 0px; width: 200px" border="0" alt="" src="http://1.bp.blogspot.com/_ZfDkHaq9xNE/SnbEGQarusI/AAAAAAAABtU/xWihzlF_rwo/s200/bibbia.jpg" /></a> </p> <p align="justify"><strong>PRIMA LETTURA</strong></p> <p align="justify"><em>Dal libro della Genesi (Gen 2,18-24)</em></p> <p align="justify">Il Signore Dio disse: «Non è bene che l’uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda». Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di animali selvatici e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all’uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l’uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. Così l’uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli animali selvatici, ma per l’uomo non trovò un aiuto che gli corrispondesse. Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e richiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio formò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo. <br />Allora l’uomo disse: «Questa volta è osso dalle mie ossa, carne dalla mia carne. <br />La si chiamerà donna, perché dall’uomo è stata tolta». Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un’unica carne.</p> <p align="justify"><strong>SECONDA LETTURA</strong></p> <p align="justify"><em>Dalla lettera agli Ebre (Eb 2, 9-11)</em></p> <p align="justify">Fratelli, quel Gesù, che fu fatto di poco inferiore agli angeli, lo vediamo coronato di gloria e di onore a causa della morte che ha sofferto, perché per la grazia di Dio egli provasse la morte a vantaggio di tutti. Conveniva infatti che Dio – per il quale e mediante il quale esistono tutte le cose, lui che conduce molti figli alla gloria – rendesse perfetto per mezzo delle sofferenze il capo che guida alla salvezza. Infatti, colui che santifica e coloro che sono santificati provengono tutti da una stessa origine; per questo non si vergogna di chiamarli fratelli.</p> <p align="justify"><strong>VANGELO</strong></p> <p align="justify"><em>Dal Vangelo secondo Marco (Mc 10, 2-12)</em></p> <p align="justify">In quel tempo, alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla». Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto». A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio». </p> <p align="justify"><strong>COMMENTO ALLE LETTURE</strong></p> <p align="justify">Gesù è incamminato verso Gerusalemme e verso la Croce, ed è in questo contesto che Marco raggruppa gran parte degli insegnamento di Gesù ai discepoli. Dopo un'istruzione sul servizio, sull'accoglienza e sullo scandalo, ecco un'istruzione sul matrimonio e sui piccoli. Come tutte le altre volte in cui è coinvolto in un dibattito, Gesù supera i termini angusti in cui gli uomini pongono il problema e va alla radice. Nel nostro caso, non si chiede come deve essere interpretato di preciso il passo di Mosè, bensì si chiede quale sia l'intenzione fondamentale di Dio alla quale bisogna ispirarsi al di là di ogni casistica e di ogni interpretazione che la tradizione ha forse via via accumulato. Non basta appellarsi alle tradizioni, bisogna valutarle in base a quella intenzione iniziale che le ha generate e che esse a modo loro e per il loro tempo (ma spesso anche pagando il tributo alla debolezza degli uomini e alla loro poca fede) hanno cercato di esprimere. È un principio che vale anche per le Scritture: tutto è parola di Dio, ma c'è testo e testo. Gesù non pone sullo stesso piano Genesi e Deuteronomio: il primo rivela l'intenzione profonda di Dio, il secondo paga un tributo alla durezza di cuore degli uomini. Per Gesù l'intenzione profonda a cui il matrimonio deve rifarsi è l'Alleanza, o se preferiamo la «fedeltà senza tentennamenti». È la medesima fedeltà che Gesù sta vivendo nella sua scelta messianica e che lo porterà sulla Croce: una fedeltà definitiva e senza pentimenti, un'alleanza senza compromessi. Unendosi alla sua donna, l'uomo deve portare tutto se stesso, giocandosi completamente e definitivamente. Ecco perché e a quali condizioni il matrimonio diventa veramente una «sequela», cioè un luogo in cui l'amore del Cristo, la sua fedeltà, il suo servizio, in una parola il «cammino» che egli ha percorso, tornano a trasparire. <br />Ma nel Vangelo di questa domenica c'è anche un secondo esempio: Gesù, a differenza dei suoi discepoli, accoglie i bambini. Con questo non soltanto si oppone alla mentalità del tempo, ma addirittura anche alla mentalità dei discepoli: l'episodio tradisce infatti uno scontro: «I discepoli li sgridarono... Gesù vedendo ciò, si indignò...». Con grande meraviglia dei discepoli, Gesù accoglie i bambini: perde tempo con loro. La serietà del suo cammino verso Gerusalemme non distrae Gesù dai piccoli. Egli non ha cose più importanti da fare. (da un'omelia di don B. Maggioni)</p> Salvatorehttp://www.blogger.com/profile/10647467251973705404noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7383541343962056820.post-87135959582446842602012-10-09T18:24:00.001+02:002012-10-09T18:24:56.895+02:00Domenica 23 settembre 2012 – XXV Domenica del Tempo Ordinario<p align="justify"><a href="http://1.bp.blogspot.com/_ZfDkHaq9xNE/SnbEGQarusI/AAAAAAAABtU/xWihzlF_rwo/s1600-h/bibbia.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5365691617823668930" style="height: 157px; float: left; margin: 0px 10px 10px 0px; width: 200px" border="0" alt="" src="http://1.bp.blogspot.com/_ZfDkHaq9xNE/SnbEGQarusI/AAAAAAAABtU/xWihzlF_rwo/s200/bibbia.jpg" /></a> </p> <p align="justify"><strong>PRIMA LETTURA</strong></p> <p align="justify"><em>Dal libro della Sapienza (Sap 2,12.17-20)</em></p> <p align="justify">[Dissero gli empi:] «Tendiamo insidie al giusto, che per noi è d’incomodo e si oppone alle nostre azioni; ci rimprovera le colpe contro la legge e ci rinfaccia le trasgressioni contro l’educazione ricevuta. Vediamo se le sue parole sono vere, consideriamo ciò che gli accadrà alla fine. Se infatti il giusto è figlio di Dio, egli verrà in suo aiuto e lo libererà dalle mani dei suoi avversari. Mettiamolo alla prova con violenze e tormenti, per conoscere la sua mitezza e saggiare il suo spirito di sopportazione. Condanniamolo a una morte infamante, perché, secondo le sue parole, il soccorso gli verrà».</p> <p align="justify"><strong>SECONDA LETTURA</strong></p> <p align="justify"><em>Dalla lettera di San Giacomo Apostolo (Giac 3,16-4,3)</em></p> <p align="justify">Fratelli miei, dove c’è gelosia e spirito di contesa, c’è disordine e ogni sorta di cattive azioni. Invece la sapienza che viene dall’alto anzitutto è pura, poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale e sincera. Per coloro che fanno opera di pace viene seminato nella pace un frutto di giustizia. Da dove vengono le guerre e le liti che sono in mezzo a voi? Non vengono forse dalle vostre passioni che fanno guerra nelle vostre membra? Siete pieni di desideri e non riuscite a possedere; uccidete, siete invidiosi e non riuscite a ottenere; combattete e fate guerra! Non avete perché non chiedete; chiedete e non ottenete perché chiedete male, per soddisfare cioè le vostre passioni.</p> <p align="justify"><strong>VANGELO</strong></p> <p align="justify"><em>Dal Vangelo secondo Marco (Mc 9,30-37)</em></p> <p align="justify">In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo. Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».</p> <p align="justify"><strong>COMMENTO ALLE LETTURE</strong></p> <p align="justify">Il brano di Marco è un annuncio della Passione e poi un insegnamento ai discepoli. Gesù rivela ai discepoli il suo destino, ma i discepoli non comprendono. Gesù replica invitandoli a percorrere anch'essi il suo stesso cammino. Preannuncio della Croce e insegnamento sul comportamento dei discepoli costituiscono dunque un unico discorso che potremmo intitolare: la Croce di Gesù e le sue conseguenze per il discepolo. Farsi servo e accogliere i piccoli nel suo nome - i due comportamenti che Gesù suggerisce alla sua comunità - sono due modi concreti, due esempi di imitazione del Signore Crocifisso. «Se uno vuole essere il primo, si consideri l'ultimo di tutti e si faccia il servo di tutti»: ecco una di quelle frasi evangeliche che non cessano mai di stupirci: chiare, incisive e dure. Da quando il Figlio di Dio è entrato nella nostra storia e ha percorso la via della Croce tutti i criteri della priorità si sono capovolti: la dignità di una persona non sta nel posto che occupa, nel lavoro che svolge, nelle cose che possiede, nel successo che ottiene: la grandezza si misura unicamente sullo spirito di servizio. Per il cristiano resta fermo che il modello di ogni forma di servizio è sempre e solo Gesù Cristo. Dopo il servizio - e come esempio di servizio - l'accoglienza: Marco utilizza il verbo «accogliere» in diverse occasioni e con diverse sfumature, tutte però in qualche modo convergenti: c'è l'accoglienza (o il rifiuto) del missionario, c'è l'accoglienza della Parola, c'è l'accoglienza del Regno, c'è l'accoglienza dei piccoli. Accogliere significa ascoltare, rendersi disponibili, ospitare: soprattutto richiede la capacità di lasciarsi «sconvolgere» (nelle proprie abitudini e nei propri schemi) dalla Parola, o dal missionario, o dal piccolo che si accoglie, e la capacità di porsi al suo servizio. L'accoglienza è, ovviamente, generale, verso tutti: se non fosse così, saremmo in contraddizione con quanto Gesù ci ha detto sul servizio («servo di tutti»). Tuttavia qui si parla dei «bambini», che nel Vangelo - come si sa - sono il simbolo dei trascurati, di quelli che non contano e che nessuno accoglie. La preferenza è per loro. Gesù li ha cercati, ha avuto per loro tempo, parole e amore: non ha mai ritenuto di avere qualcosa di più importante, o urgente, da fare. È l'accoglienza dei «piccoli» la verifica dell'autenticità del nostro servizio e della nostra ospitalità. (da un'omelia di don B. Maggioni)</p> Salvatorehttp://www.blogger.com/profile/10647467251973705404noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7383541343962056820.post-12424159895238234452012-10-09T18:23:00.001+02:002012-10-09T18:23:38.038+02:00Domenica 16 settembre 2012 – XXIV Domenica del Tempo Ordinario<p align="justify"><a href="http://1.bp.blogspot.com/_ZfDkHaq9xNE/SnbEGQarusI/AAAAAAAABtU/xWihzlF_rwo/s1600-h/bibbia.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5365691617823668930" style="height: 157px; float: left; margin: 0px 10px 10px 0px; width: 200px" border="0" alt="" src="http://1.bp.blogspot.com/_ZfDkHaq9xNE/SnbEGQarusI/AAAAAAAABtU/xWihzlF_rwo/s200/bibbia.jpg" /></a></p> <p align="justify"><strong>PRIMA LETTURA</strong></p> <p align="justify"><em>Dal libro del Profeta Isaia(Is 50,5-9a)</em></p> <p align="justify">Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro. Ho presentato il mio dorso ai flagellatori, le mie guance a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi. Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto svergognato, per questo rendo la mia faccia dura come pietra, sapendo di non restare confuso. È vicino chi mi rende giustizia: chi oserà venire a contesa con me? Affrontiamoci. Chi mi accusa? Si avvicini a me. <br />Ecco, il Signore Dio mi assiste: chi mi dichiarerà colpevole?</p> <p align="justify"><strong>SECONDA LETTURA</strong></p> <p align="justify"><em>Dalla lettera di San Giacomo Apostolo(Giac 2,14-18)</em></p> <p align="justify">A che serve, fratelli miei, se uno dice di avere fede, ma non ha opere? Quella fede può forse salvarlo? Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: «Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi», ma non date loro il necessario per il corpo, a che cosa serve? Così anche la fede: se non è seguita dalle opere, in se stessa è morta. Al contrario uno potrebbe dire: «Tu hai la fede e io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede».</p> <p align="justify"><strong>VANGELO</strong></p> <p align="justify"><em>Dal Vangelo secondo Marco (Mc 8,27-35)</em></p> <p align="justify">In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti». Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno. E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini». <br />Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà».</p> <p align="justify"><strong>COMMENTO ALLE LETTURE</strong></p> <p align="justify">Il brano evangelico di questa domenica è al centro dell'intero racconto di Marco (conclude la prima parte del Vangelo e apre la seconda) ed è importante per più di un motivo. Gesù stesso pone esplicitamente l'interrogativo che secondo l'evangelista ogni lettore è a questo punto obbligato a porsi: «Chi dicono che io sia?». La risposta della gente non afferra la novità di Gesù e lo allinea con gli altri profeti. La risposta di Pietro è precisa e riconosce con chiarezza la messianicità di Gesù. Un punto di arrivo, dunque, E tuttavia c'è un altro passo da compiere. Dire che Gesù è Messia è esatto ma incompleto: c'è sempre il pericolo di pensare la sua messianicità secondo il pensiero degli uomini. È la via della Croce che completa il discorso, chiarificandolo. Quando Pietro gli dice: «Tu sei il Cristo», Gesù sente il bisogno di precisare: «Sono il Figlio dell'uomo che deve molto soffrire». Nella prima parte del nostra passo Pietro assolve un compito positivo: è il portaparola dei discepoli ed esprime a nome del gruppo la sua fede in Gesù. Nella seconda parte assume un ruolo negativo: tenta di allontanare Gesù dalla via della Croce. Il discepolo è pronto a riconoscere la messianicità di Gesù ma non ne condivide la direzione. Insisto: non è in gioco la messianicità, ma piuttosto la sua modalità concreta, la sua prassi, oserei dire la sua pastorale. Ed è questo il punto, lo spartiacque tra fede e non fede, mentalità cristiana e mentalità mondana: «Ragioni secondo gli uomini». Il tentativo di Pietro di distoglierlo dalla Croce è rimproverato da Gesù in due modi: come un'espressione dell'opposizione del mondo al disegno di Dio e, più profondamente, come un'espressione della tentazione di Satana. La sottile tentazione di Satana è il tentativo di distogliere dalla via tracciata da Dio (la via della Croce) per sostituirla con una via elaborata dalla saggezza degli uomini. Cristo ha smascherato questa sottile tentazione e la sua vita è stata un continuo sì a Dio e un no al tentatore. Gesù ha vinto Satana. Tuttavia Satana ha ancora una possibilità, cercare di ottenere dal discepolo ciò che non è riuscito ad ottenere da Cristo: separare il Messia dal Crocifisso, la fede in Gesù dalla pastorale della Croce. Dopo aver precisato la sua identità e dopo aver smascherato la presenza della tentazione, Gesù si rivolge ai discepoli e alla folla e con molta chiarezza propone loro il suo stesso cammino. Non ci sono due vie, una per Gesù e una per la Chiesa, ma una sola: «Chi vuole venire dietro me rinneghi se stesso e prenda la sua croce». (da un'omelia di don B.Maggioni)</p> Salvatorehttp://www.blogger.com/profile/10647467251973705404noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7383541343962056820.post-26990400068622880142012-10-09T18:21:00.001+02:002012-10-09T18:21:39.188+02:00Domenica 9 settembre2012 –XXIII Domenica del Tempo Ordinario<p align="justify"><a href="http://1.bp.blogspot.com/_ZfDkHaq9xNE/SnbEGQarusI/AAAAAAAABtU/xWihzlF_rwo/s1600-h/bibbia.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5365691617823668930" style="height: 157px; float: left; margin: 0px 10px 10px 0px; width: 200px" border="0" alt="" src="http://1.bp.blogspot.com/_ZfDkHaq9xNE/SnbEGQarusI/AAAAAAAABtU/xWihzlF_rwo/s200/bibbia.jpg" /></a> </p> <p align="justify"><strong>PRIMA LETTURA</strong></p> <p align="justify"><em>Dal libro del Profeta Isaia(Is 35,4-7a)</em></p> <p align="justify">Dite agli smarriti di cuore: «Coraggio, non temete! ecco il vostro Dio,giunge la vendetta,la ricompensa divina.Egli viene a salvarvi».Allora si apriranno gli occhi dei ciechie si schiuderanno gli orecchi dei sordi.Allora lo zoppo salterà come un cervo,griderà di gioia la lingua del muto,perché scaturiranno acque nel deserto,scorreranno torrenti nella steppa.La terra bruciata diventerà una palude,il suolo riarso sorgenti d’acqua.</p> <p align="justify"><strong>SECONDA LETTURA</strong></p> <p align="justify"><em>Dalla lettera di San Giacomo Apostolo(Gc21,1-5)</em></p> <p align="justify">Fratelli miei, la vostra fede nel Signore nostro Gesù Cristo, Signore della gloria, sia immune da favoritismi personali. Supponiamo che, in una delle vostre riunioni, entri qualcuno con un anello d’oro al dito, vestito lussuosamente, ed entri anche un povero con un vestito logoro. Se guardate colui che è vestito lussuosamente e gli dite: «Tu siediti qui, comodamente», e al povero dite: «Tu mettiti là, in piedi», oppure: «Siediti qui ai piedi del mio sgabello», non fate forse discriminazioni e non siete giudici dai giudizi perversi?Ascoltate, fratelli miei carissimi: Dio non ha forse scelto i poveri agli occhi del mondo, che sono ricchi nella fede ed eredi del Regno, promesso a quelli che lo amano? </p> <p align="justify"><strong>VANGELO</strong></p> <p align="justify"><em>Dal Vangelo secondo Marco (Mc 7,31-37)</em></p> <p align="justify">In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».</p> <p align="justify"><strong>COMMENTO ALLE LETTURE</strong></p> <p align="justify">Per comprendere il Vangelo di questa domenica è anzitutto necessario osservare per esempio l'annotazione geografica che introduce l'episodio: Gesù si trova nel territorio della Decapoli, cioè in una regione pagana. Il racconto acquista in tal modo il significato di universalità. Il miracolo è in favore di una persona che, secondo la concezione del tempo, avrebbe dovuto essere esclusa dalla salvezza, o per lo meno avrebbe dovuto essere raggiunta in un secondo momento: prima gli ebrei, poi i pagani. L'evangelista ci fa comprendere che il «prima» e il «poi» appartengono alla grettezza dell'uomo, non all'amore di Dio. Lo sguardo rivolto al cielo - lo stesso gesto che Gesù ha compiuto alla moltiplicazione dei pani - indica la preghiera. Alle volte Gesù compie i miracoli con l'autorità della sua Parola, per così dire a nome proprio, dimostrando in tal modo di non essere semplicemente un profeta di Dio, ma Dio egli stesso. Alle volte invece, come nel nostro caso, Gesù ricorre alla preghiera, per insegnarci che la salvezza è un puro dono della grazia di Dio: un dono da chiedere, non da pretendere. Il comando di non divulgare il fatto è nel Vangelo di Marco un tratto quasi abituale. Con questo l'evangelista ci insegna due cose: la prima è che il tempo messianico è arrivato; la seconda è che per intendere nel giusto modo la vera natura della messianità di Cristo non bastano i miracoli, occorre attendere la sua passione e la sua Croce.Ma i fatti parlano da soli, e più Gesù vuole che rimangano segreti e più si diffondono. La reazione della folla è di immenso stupore: l'espressione greca parla di una meraviglia tanto intensa che non troviamo in nessuna altra parte del Vangelo. Una meraviglia che non sembra nascere unicamente da questo episodio particolare, ma dall'intera azione di Gesù: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti». Queste parole della folla - che sono un vero e proprio giudizio sull'intero operato di Cristo - sono una citazione del profeta Isaia (la prima lettura della messa): «Dite agli scoraggiati: coraggio, non abbiate paura, ecco il vostro Dio, Egli viene a salvarvi; si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi, lo zoppo salterà come un cervo e la lingua di muto griderà di gioia». La folla scorge dunque nel miracolo il segno che le profezie si sono compiute. Gesù è il salvatore atteso. Ma le parole della folla alludono anche al racconto della creazione: «Iddio vide tutto quello che aveva fatto, ed ecco, era molto buono». Il miracolo compiuto da Gesù è il segno che sta iniziando una nuova creazione.(da un'omelia di don B.Maggioni)</p> Salvatorehttp://www.blogger.com/profile/10647467251973705404noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7383541343962056820.post-59724904831256473132012-10-09T18:19:00.001+02:002012-10-09T18:19:57.913+02:00Domenica 2 settembre 2012 – XXII Domenica del Tempo Ordinario<p align="justify"><a href="http://1.bp.blogspot.com/_ZfDkHaq9xNE/SnbEGQarusI/AAAAAAAABtU/xWihzlF_rwo/s1600-h/bibbia.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5365691617823668930" style="height: 157px; float: left; margin: 0px 10px 10px 0px; width: 200px" border="0" alt="" src="http://1.bp.blogspot.com/_ZfDkHaq9xNE/SnbEGQarusI/AAAAAAAABtU/xWihzlF_rwo/s200/bibbia.jpg" /></a> </p> <p align="justify"><strong>PRIMA LETTURA</strong></p> <p align="justify"><em>Dal libro del Deuteronomio (Dt 4,1-2.6-8)</em></p> <p align="justify">Mosè parlò al popolo dicendo: «Ora, Israele, ascolta le leggi e le norme che io vi insegno, affinché le mettiate in pratica, perché viviate ed entriate in possesso della terra che il Signore, Dio dei vostri padri, sta per darvi. Non aggiungerete nulla a ciò che io vi comando e non ne toglierete nulla; ma osserverete i comandi del Signore, vostro Dio, che io vi prescrivo. Le osserverete dunque, e le metterete in pratica, perché quella sarà la vostra saggezza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli, i quali, udendo parlare di tutte queste leggi, diranno: “Questa grande nazione è il solo popolo saggio e intelligente”. Infatti quale grande nazione ha gli dèi così vicini a sé, come il Signore, nostro Dio, è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo? E quale grande nazione ha leggi e norme giuste come è tutta questa legislazione che io oggi vi do?».</p> <p align="justify"><strong>SECONDA LETTURA</strong></p> <p align="justify"><em>Dalla lettera di San Giacomo Apostolo (Giac 1,17-18.21-22.27)</em></p> <p align="justify">Fratelli miei carissimi, ogni buon regalo e ogni dono perfetto vengono dall’alto e discendono dal Padre, creatore della luce: presso di lui non c’è variazione né ombra di cambiamento. Per sua volontà egli ci ha generati per mezzo della parola di verità, per essere una primizia delle sue creature. Accogliete con docilità la Parola che è stata piantata in voi e può portarvi alla salvezza. Siate di quelli che mettono in pratica la Parola, e non ascoltatori soltanto, illudendo voi stessi. Religione pura e senza macchia davanti a Dio Padre è questa: visitare gli orfani e le vedove nelle sofferenze e non lasciarsi contaminare da questo mondo.</p> <p align="justify"><strong>VANGELO</strong></p> <p align="justify"><em>Dal Vangelo secondo Marco (Mc 7,1-8.14-15.21-23)</em></p> <p align="justify">In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme. <br />Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti –, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?». Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini”. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini». Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro». E diceva [ai suoi discepoli]: «Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo».</p> <p align="justify"><strong>COMMENTO ALLE LETTURE</strong></p> <p align="justify">Nel lungo racconto di Marco Gesù si rivolge a diversi interlocutori: dapprima Gesù e i farisei, poi Gesù e la folla, infine Gesù e i discepoli. Questo mutamento di interlocutori vuole significare che le parole di Gesù non sono soltanto una risposta alla domanda degli scribi («Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi?»), ma anche un insegnamento per chiunque, in particolare per la comunità cristiana. Anzi, se si guarda ancor meglio, ci si accorge che l'intenzione dell'evangelista non è semplicemente di proporci un insegnamento, ma anche di sottolineare la cecità e la non intelligenza degli stessi discepoli: «Siete anche voi così privi di intelletto?». Dunque, non un giudizio sui difetti degli altri, ma un avvertimento per noi. C'è una prima importante affermazione, tanto importante che è ribadita tre volte: «Trascurate il comandamento di Dio per attaccarvi alla tradizione degli uomini»; «Davvero eludete il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione»; «Rendete vana la parola di Dio per osservare la vostra tradizione che voi avete tramandato». Per tradizioni degli uomini qui si intendono le tradizione «religiose», cioè quei precetti e consigli che gli uomini hanno escogitato, di epoca in epoca, per tradurre nel concreto il comandamento di Dio e per applicarlo ai vari casi della vita. Uno sforzo doveroso e irrinunciabile, sul quale tuttavia occorre vigilare: c'è infatti il rischio che le molte tradizioni con le quali si vuole circondare di venerazione il comando di Dio e applicarlo ai molteplici casi della vita finiscano col far perdere di vista l'essenziale; o il rischio di dimenticare che le tradizioni degli uomini possono andar bene in un'epoca e non necessariamente in un'altra, legate come sono al mutare delle situazioni. C'è una seconda affermazione importante: «Dichiarava mondi tutti gli elementi». I farisei solevano purificarsi prima della preghiera, evitavano pagani e peccatori, si lavavano scrupolosamente le mani prima dei pasti, compivano abluzioni al ritorno dal mercato, distinguevano fra cibi puri ed impuri. Gesù abolisce tutto questo. Anch'egli parla di purificazione, ma in un altro senso. Le molte osservanze esteriori possono far dimenticare ciò che più conta: la rettitudine, la giustizia e l'amore. E' una seconda forma palese di ipocrisia: si cura l'esterno e si dimentica l'interno. Si combatte il male dove non c'è per evitare di cercarlo là dove veramente esso si annida, cioè dentro di noi. Ed ecco una terza affermazione importante: non è ciò che entra nell'uomo che lo contamina, ma ciò che esce dal suo cuore. Nel linguaggio biblico il cuore è il luogo delle decisioni, dove avviene la scelta fra il bene e il male, fra Dio o noi stessi. Il primo dovere dell'uomo è di tenere in ordine il cuore. (da un'omelia di don B.Maggioni)</p> Salvatorehttp://www.blogger.com/profile/10647467251973705404noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7383541343962056820.post-83083370668441358672012-08-21T17:12:00.001+02:002012-08-21T17:12:36.123+02:00Domenica 26 agosto 2012 – XXI Domenica del Tempo Ordinario<p align="justify"><a href="http://1.bp.blogspot.com/_ZfDkHaq9xNE/SnbEGQarusI/AAAAAAAABtU/xWihzlF_rwo/s1600-h/bibbia.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5365691617823668930" style="height: 157px; float: left; margin: 0px 10px 10px 0px; width: 200px" border="0" alt="" src="http://1.bp.blogspot.com/_ZfDkHaq9xNE/SnbEGQarusI/AAAAAAAABtU/xWihzlF_rwo/s200/bibbia.jpg" /></a> </p> <p align="justify"><strong>PRIMA LETTURA</strong></p> <p align="justify"><em>Dal libro di Giosuè (Gs 24,1-2.15-17.18)</em></p> <p align="justify">In quei giorni, Giosuè radunò tutte le tribù d’Israele a Sichem e convocò gli anziani d’Israele, i capi, i giudici e gli scribi, ed essi si presentarono davanti a Dio. <br />Giosuè disse a tutto il popolo: «Se sembra male ai vostri occhi servire il Signore, sceglietevi oggi chi servire: se gli dèi che i vostri padri hanno servito oltre il Fiume oppure gli dèi degli Amorrèi, nel cui territorio abitate. Quanto a me e alla mia casa, serviremo il Signore». Il popolo rispose: «Lontano da noi abbandonare il Signore per servire altri dèi! Poiché è il Signore, nostro Dio, che ha fatto salire noi e i padri nostri dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile; egli ha compiuto quei grandi segni dinanzi ai nostri occhi e ci ha custodito per tutto il cammino che abbiamo percorso e in mezzo a tutti i popoli fra i quali siamo passati. Perciò anche noi serviremo il Signore, perché egli è il nostro Dio».</p> <p align="justify"><strong>SECONDA LETTURA</strong></p> <p align="justify"><em>Dalla lettera di San Paolo agli Efesini (Ef 5, 21-32)</em></p> <p align="justify">Fratelli, nel timore di Cristo, siate sottomessi gli uni agli altri: le mogli lo siano ai loro mariti, come al Signore; il marito infatti è capo della moglie, così come Cristo è capo della Chiesa, lui che è salvatore del corpo. E come la Chiesa è sottomessa a Cristo, così anche le mogli lo siano ai loro mariti in tutto. E voi, mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola con il lavacro dell’acqua mediante la parola, e per presentare a se stesso la Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata. Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo: chi ama la propria moglie, ama se stesso. Nessuno infatti ha mai odiato la propria carne, anzi la nutre e la cura, come anche Cristo fa con la Chiesa, poiché siamo membra del suo corpo. Per questo l’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne. Questo mistero è grande: io lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa!</p> <p align="justify"><strong>VANGELO</strong></p> <p align="justify"><em>Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 6, 60-69)</em></p> <p align="justify">In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre». Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».</p> <p align="justify"><strong>COMMENTO ALLE LETTURE</strong></p> <p align="justify">Nel brano evangelico di questa domenica l'incredulità non è più solo della folla, o dei giudei, ma coinvolge anche la cerchia dei discepoli. Essi «mormorano» esattamente come Israele nel deserto e come i giudei che si scandalizzano di fronte a Gesù che pretende essere disceso dal cielo e essere la salvezza del mondo. La ragione di questa loro incredulità? Eccola: «Questo discorso è difficile, come possiamo accettarlo?». Frequentemente si pensa che «il discorso difficile» si riferisca soprattutto all'Eucaristia, cioè alla presenza del Cristo nel pane e nel vino, una presenza giudicata impossibile. In realtà, il discorso difficile si riferisce a tutto il contenuto del capitolo sesto: l'offerta di una salvezza che supera le meschine attese della folla; la presenza del Figlio di Dio nel figlio del falegname; soprattutto la necessità di condividere la sua esistenza in dono. Tutto questo è il discorso difficile: difficile da capire e, ancor più, da praticare. «Da quel momento molti dei suoi discepoli si tirarono indietro»: tirarsi indietro è proprio il contrario della sequela, che è un movimento in avanti, proteso verso la condivisione sempre più profonda. Di fronte all'incredulità che ha ormai raggiunto il cuore della sua comunità, Gesù non muta le sue parole né le rispiega. Spinge, invece, la riflessione alla radice della fede, in quella misteriosa profondità in cui la grazia del Padre e la responsabilità dell'uomo sono chiamate a incontrarsi. «E' lo Spirito che vivifica, la carne non giova a nulla»; «Le mie parole sono Spirito e vita»; «Nessuno può venire a me se non gli è dato dal Padre»: tutte queste frasi ripropongono il motivo della grazia. L'uomo è impotente («la carne non giova a nulla»), soltanto lo Spirito di Dio può far rinascere l'uomo e aprirlo a nuovi orizzonti («Lo Spirito vivifica»). L'uomo non può ottenere la vita da se stesso. Soltanto se rinuncia alla pretesa di fare da sé e riconosce la sua povertà, l'uomo si pone in condizione di aprirsi alle parole di Gesù. Ma non c'è soltanto l'incredulità della folla, dei giudei e di molti discepoli. C'è anche la fede. Gesù costringe i dodici, la cerchia più ristretta della sua comunità, a non sfuggire il problema: «Volete andarvene anche voi?» A nome dell'intero gruppo, Pietro risponde con parole che esprimono la fede di ogni discepolo: «Tu solo hai parole di verità!». Gesù è l'unico salvatore, l'unico che rende la salvezza di Dio presente in mezzo a noi. (da un'omelia di don B.Maggioni)</p> Salvatorehttp://www.blogger.com/profile/10647467251973705404noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7383541343962056820.post-68492583679156934232012-08-21T17:11:00.001+02:002012-08-21T17:11:10.419+02:00Domenica 19 agosto 2012 – XX Domenica del Tempo Ordinario<p align="justify"><a href="http://1.bp.blogspot.com/_ZfDkHaq9xNE/SnbEGQarusI/AAAAAAAABtU/xWihzlF_rwo/s1600-h/bibbia.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5365691617823668930" style="height: 157px; float: left; margin: 0px 10px 10px 0px; width: 200px" border="0" alt="" src="http://1.bp.blogspot.com/_ZfDkHaq9xNE/SnbEGQarusI/AAAAAAAABtU/xWihzlF_rwo/s200/bibbia.jpg" /></a> </p> <p align="justify"><strong>PRIMA LETTURA</strong></p> <p align="justify"><em>Dal libro dei Proverbi (Pr 9,1-6)</em></p> <p align="justify">La sapienza si è costruita la sua casa, ha intagliato le sue sette colonne. Ha ucciso il suo bestiame, ha preparato il suo vino e ha imbandito la sua tavola. Ha mandato le sue ancelle a proclamare sui punti più alti della città: «Chi è inesperto venga qui!». <br />A chi è privo di senno ella dice: «Venite, mangiate il mio pane, bevete il vino che io ho preparato. Abbandonate l’inesperienza e vivrete, andate diritti per la via dell’intelligenza».</p> <p align="justify"><strong>SECONDA LETTURA</strong></p> <p align="justify"><em>Dalla lettera di San Paolo agli Efesini (Ef 5, 15-20)</em></p> <p align="justify">Fratelli, fate molta attenzione al vostro modo di vivere, comportandovi non da stolti ma da saggi, facendo buon uso del tempo, perché i giorni sono cattivi. Non siate perciò sconsiderati, ma sappiate comprendere qual è la volontà del Signore. <br />E non ubriacatevi di vino, che fa perdere il controllo di sé; siate invece ricolmi dello Spirito, intrattenendovi fra voi con salmi, inni, canti ispirati, cantando e inneggiando al Signore con il vostro cuore, rendendo continuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo.</p> <p align="justify"><strong>VANGELO</strong></p> <p align="justify"><em>Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 6, 51-58)</em></p> <p align="justify">In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».</p> <p align="justify"><strong>COMMENTO ALLE LETTURE</strong></p> <p align="justify">In questo brano evangelico di Giovanni il pane non simboleggia più soltanto la Parola di Gesù da accogliere nella fede, ma il sacramento dell'Eucaristia. Le parole più ripetute sono infatti «carne e sangue», e «mangiare e bere». Ma dopo aver compreso questo, è importante non dimenticare che il discorso di Gesù ha voluto intenzionalmente unire i due temi: la Parola e il sacramento. E li ha congiunti a tal punto che non si vede dove termina l'uno e dove inizia l'altro. Giovanni non prende soltanto in considerazione l'Eucaristia sacramento, ma anche (come dovrebbe essere!) l'intera esistenza del Cristo e il progetto di vita del discepolo. Nel gesto eucaristico è l'intera incarnazione che trova la sua spiegazione: il gesto eucaristico è rivelatore della «verità» di Gesù in tutta la sua interezza. Alcune espressioni come «disceso dal cielo», «donato dal Padre» si riferiscono all'origine di Gesù, all'incarnazione; altre come «carne e sangue», «dato per la vita del mondo» si riferiscono al ministero di Gesù, alla sua passione e alla sua croce. La riflessione di Giovanni investe dunque l'intera esistenza di Gesù e ne svela in profondità il significato: Gesù è Colui che viene dal cielo, Gesù è Colui che si offre per la vita del mondo. Sono i due aspetti che definiscono Gesù nella sua persona e nella sua missione: la sua origine divina (Figlio di Dio e dono del Padre) e il suo significato per noi (è il pane che dà la vita, è la nostra salvezza). E sono anche i due aspetti che definiscono il discepolo: un figlio di Dio a servizio dei fratelli. Mangiare e bere la carne e il sangue di Cristo non significa solo credere nella presenza reale del Signore e nel suo dono di amore, ma significa «accogliere» quel dono, porsi in sintonia con esso e prolungarlo nella vita. C'è un legame stretto tra l'eucaristia e la vita, e su questo l'evangelista sembra indugiare con particolare insistenza: il concetto è ripetuto sei volte nel nostro passo. Non si tratta di una vita qualsiasi, ma della vita eterna, e nel vocabolario di Giovanni «eterno» significa sempre una realtà che appartiene al mondo di Dio e che tuttavia viene dotata anche all'uomo. E dunque, una vita che può dirsi divina non solo perché viene da Dio come un dono, ma anche perché è una comunione con la stessa vita di Dio. E non è solo una realtà futura («lo risusciterò nell'ultimo giorno»), ma già presente, sia pure allo stato germinale: «dimorare con Dio» è già possibile all'uomo che si apre alla Parola del Signore e si siede con Lui alla tavola eucaristica. (da un'omelia di don B.Maggioni)</p> Salvatorehttp://www.blogger.com/profile/10647467251973705404noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7383541343962056820.post-5175836241621573492012-08-21T17:09:00.001+02:002012-08-21T17:09:34.151+02:00Domenica 12 agosto 2012 – XIX Domenica del Tempo Ordinario<p align="justify"><a href="http://1.bp.blogspot.com/_ZfDkHaq9xNE/SnbEGQarusI/AAAAAAAABtU/xWihzlF_rwo/s1600-h/bibbia.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5365691617823668930" style="height: 157px; float: left; margin: 0px 10px 10px 0px; width: 200px" border="0" alt="" src="http://1.bp.blogspot.com/_ZfDkHaq9xNE/SnbEGQarusI/AAAAAAAABtU/xWihzlF_rwo/s200/bibbia.jpg" /></a> </p> <p align="justify"><strong>PRIMA LETTURA</strong></p> <p align="justify"><em>Dal primo libro dei Re (1Re 19,4-8)</em></p> <p align="justify">In quei giorni, Elia s’inoltrò nel deserto una giornata di cammino e andò a sedersi sotto una ginestra. Desideroso di morire, disse: «Ora basta, Signore! Prendi la mia vita, perché io non sono migliore dei miei padri». Si coricò e si addormentò sotto la ginestra. <br />Ma ecco che un angelo lo toccò e gli disse: «Àlzati, mangia!». Egli guardò e vide vicino alla sua testa una focaccia, cotta su pietre roventi, e un orcio d’acqua. Mangiò e bevve, quindi di nuovo si coricò. Tornò per la seconda volta l’angelo del Signore, lo toccò e gli disse: «Àlzati, mangia, perché è troppo lungo per te il cammino». Si alzò, mangiò e bevve. Con la forza di quel cibo camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l’Oreb.</p> <p align="justify"><strong>SECONDA LETTURA</strong></p> <p align="justify"><em>Dalla lettera di San Paolo agli Efesini (Ef 4,30-5,2)</em></p> <p align="justify">Fratelli, non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio, con il quale foste segnati per il giorno della redenzione. Scompaiano da voi ogni asprezza, sdegno, ira, grida e maldicenze con ogni sorta di malignità. Siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo. <br />Fatevi dunque imitatori di Dio, quali figli carissimi, e camminate nella carità, nel modo in cui anche Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore. </p> <p align="justify"><strong>VANGELO</strong></p> <p align="justify"><em>Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 6, 41-51)</em></p> <p align="justify">In quel tempo, i Giudei si misero a mormorare contro Gesù perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?». Gesù rispose loro: «Non mormorate tra voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».</p> <p align="justify"><strong>COMMENTO ALLE LETTURE</strong></p> <p align="justify">Di fronte all'affermazione di Gesù («Sono io il pane disceso dal cielo») i giudei reagiscono protestando e mormorando. Non riescono a convincersi dell'origine divina di Gesù. Il suo aspetto terreno, fenomenico (è il figlio di Giuseppe e se ne conosce il padre e la madre), sembra loro inconciliabile con la sua proclamata origine divina («Sono il pane disceso dal cielo»). Di fronte alle mormorazioni dei giudei, Gesù non discute non discute, ma afferma. Il dialogo c'è stato e anche la pazienza di Dio, ma ora - arrivati al punto - c'è spazio soltanto per un sì e per un no. Gesù ribadisce - ancora più drasticamente - la sua pretesa. Non si sottrae allo scandalo né lo attenua. Lo riafferma: «Sono io il pane della vita»; «Sono io il pane disceso dal cielo». Gesù ha tutti i contorni dell'uomo, e tuttavia è proprio in questo uomo che si è manifestato l'Assoluto, che qui e non altrove è apparso, che qui e non altrove va cercato. Non è il pane di Mosè che dà la vita: «I vostri padri mangiarono la manna nel deserto, eppure sono morti» e non è più in quella direzione che va cercato il Signore: «Nessuno ha mai visto il Padre tranne Colui che viene da Dio» il libro dell'Esodo racconta che Mosè chiese a Dio di vedere il suo volto, ma gli fu concesso soltanto di vedere il Signore di striscio, non faccia a faccia. Gesù invece contempla direttamente il volto del Padre. Gesù - e solo Gesù - è il «pane», cioè la rivelazione, la Parola e la sapienza di cui l'uomo ha fame. Più avanti si comprenderà che il pane è anche l'Eucaristia, ma ora - a questo punto del discorso - l'insistenza è sulla Parola. L'Antico Testamento è tutto percorso da un'ansiosa ricerca della Parola di Dio («non di solo pane vive l'uomo!» che rischiara il cammino della vita e ne rivela il senso. Nella tradizione giudaica la manna era divenuta il simbolo della Parola. E i giudei l'attendevano di nuovo in dono, abbondantemente. Il nostro passo evangelico afferma che proprio Gesù, il figlio del falegname, riassume in sé tutta questa attesa e la porta a compimento. Di fronte al rifiuto dei giudei Gesù non si limita denunciare l'incredulità, né si accontenta di indicarcene la ragione. Ci svela l'origine e le condizioni della fede. Il pensiero è tanto importante che Gesù lo ripete due volte: «Nessuno viene a me se il Padre non lo attira», «Chi ascolta il Padre e si lascia da lui istruire viene a me». L'origine della fede in Cristo è l'iniziativa del Padre (la fede è dono) e la condizione richiesta da parte dell'uomo è la docilità (ascoltare e lasciarsi istruire). Nessuno può far sorgere dentro di sé il movimento della fede senza la chiamata del Padre. (da un'omelia di don B.Maggioni)</p> Salvatorehttp://www.blogger.com/profile/10647467251973705404noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7383541343962056820.post-64206728449743370792012-07-29T00:01:00.000+02:002012-07-29T00:01:00.174+02:00Domenica 5 agosto 2012 – XVIII Domenica del Tempo Ordinario<p align="justify"><a href="http://1.bp.blogspot.com/_ZfDkHaq9xNE/SnbEGQarusI/AAAAAAAABtU/xWihzlF_rwo/s1600-h/bibbia.jpg"><img style="margin: 0px 10px 10px 0px; width: 200px; float: left; height: 157px" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5365691617823668930" border="0" alt="" src="http://1.bp.blogspot.com/_ZfDkHaq9xNE/SnbEGQarusI/AAAAAAAABtU/xWihzlF_rwo/s200/bibbia.jpg" /></a> </p> <p align="justify"><strong>PRIMA LETTURA</strong></p> <p align="justify"><em>Dal libro dell'Esodo (Es 16,2-4.12-15)</em></p> <p align="justify">In quei giorni, nel deserto tutta la comunità degli Israeliti mormorò contro Mosè e contro Aronne. Gli Israeliti dissero loro: «Fossimo morti per mano del Signore nella terra d’Egitto, quando eravamo seduti presso la pentola della carne, mangiando pane a sazietà! Invece ci avete fatto uscire in questo deserto per far morire di fame tutta questa moltitudine». Allora il Signore disse a Mosè: «Ecco, io sto per far piovere pane dal cielo per voi: il popolo uscirà a raccoglierne ogni giorno la razione di un giorno, perché io lo metta alla prova, per vedere se cammina o no secondo la mia legge. Ho inteso la mormorazione degli Israeliti. Parla loro così: “Al tramonto mangerete carne e alla mattina vi sazierete di pane; saprete che io sono il Signore, vostro Dio”». <br />La sera le quaglie salirono e coprirono l’accampamento; al mattino c’era uno strato di rugiada intorno all’accampamento. Quando lo strato di rugiada svanì, ecco, sulla superficie del deserto c’era una cosa fine e granulosa, minuta come è la brina sulla terra. Gli Israeliti la videro e si dissero l’un l’altro: «Che cos’è?», perché non sapevano che cosa fosse. Mosè disse loro: «È il pane che il Signore vi ha dato in cibo». </p> <p align="justify"><strong>SECONDA LETTURA</strong></p> <p align="justify"><em>Dalla lettera di San Paolo agli Efesini (Ef 4,17.20-24)</em></p> <p align="justify">Fratelli, vi dico e vi scongiuro nel Signore: non comportatevi più come i pagani con i loro vani pensieri. Voi non così avete imparato a conoscere il Cristo, se davvero gli avete dato ascolto e se in lui siete stati istruiti, secondo la verità che è in Gesù, ad abbandonare, con la sua condotta di prima, l’uomo vecchio che si corrompe seguendo le passioni ingannevoli, a rinnovarvi nello spirito della vostra mente e a rivestire l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella vera santità.</p> <p align="justify"><strong>VANGELO</strong></p> <p align="justify"><em>Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 6, 24-35)</em></p> <p align="justify">In quel tempo, quando la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?». <br />Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». <br />Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato». <br />Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».</p> <p align="justify"><strong>COMMENTO ALLE LETTURE</strong></p> <p align="justify">Gesù dichiara: "Chi viene a me e crede in me non avrà ne fame ne sete MAI!". Inoltre abbiamo qui una rivelazione chiave: il pane è Gesù stesso.</p> <p align="justify">Gesù ha fatto il miracolo del pane, ma è per parlare d'altro, di un altro nutrimento. L'uomo non vive di solo pane, ma anche di bellezza, d'amicizia, e soprattutto di comunione con Dio e tra di noi. Gesù prova a risvegliare in noi il desiderio di questo pane. La gente cercava Gesù, per stare con lui e ascoltarlo, perché sentiva che riceveva qualche cosa. Oggi è la Chiesa che è chiamata a svolgere questo compito. Lo fa invitando i cristiani a venire a messa, nei gruppi di ascolto e di preghiera, e svolgendo diverse attività.</p> <p align="justify">Qualcuno dice che non ha il tempo per venire a messa, segno che considera quel tempo un po' sprecato, perché non vi trova ciò che cerca; peccato, ma è meglio cosi che non quando la frequentazione della messa è legata ad un obbligo, infatti Gesù si è sempre proposto, mai imposto. A tutti ha sempre detto: "Se tu vuoi io sono disposto ad aiutarti". Anche perché, per assurdo, andando a messa per dovere, poi viene fuori che qualcuno ci va con spirito di sacrificio, il che sottintende che è lui che da, e quindi che nutre il Signore, e non viceversa! E' un assurdo.</p> <p align="justify">Rimane però importante desiderare che tutti i cristiani amino andare a messa, e per questo è bene presentarla non come un dovere da compiere, ma come un luogo di ricreazione, dove trovo il necessario per provare a credere nell'ideale della comunione. Non andarci perché ci trovo peccatori, cioè gente come me, è disfattismo, ma soprattutto non è costruttivo. Mentre andarci per nutrire il mio bisogno di comunione con Dio, cercando di essere una presenza costruttiva per gli altri, è segno che sono ancora vivo e in grado di sognare.</p> <p align="justify">Se mi sembra inutile andare a messa, l'importante è che cerchi altri modi per creare comunione e fraternità, perché questo è ciò che propone Gesù per nutrire la nostra vita. Bisogna inventare sempre cose nuove che promuovano la fraternità; ogni cristiano può inventare qualche cosa, legato alla cultura, allo sport, al sociale, poco importa. Ciò che conta è entrare nel cuore di Dio e da lì darsi da fare per amare questo mondo, questa creazione stupenda, che migliora ogni volta che qualcuno decide di amare. Allora il miracolo della moltiplicazione dei pani continua, anche perché nutrirsi e nutrire vanno di pari passo, uno tira l'altro, perché chi si scopre amato desidera ricambiare, manifestare gratitudine. Credere in lui significa scommettere su di lui, lavorando e cooperando con lui al suo progetto.( da un'omelia di Padre Devreux)</p> Salvatorehttp://www.blogger.com/profile/10647467251973705404noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7383541343962056820.post-57815539521225362472012-07-26T17:38:00.001+02:002012-07-26T17:38:57.886+02:00Domenica 29 luglio 2012 – XVII Domenica del Tempo Ordinario<p align="justify"><a href="http://1.bp.blogspot.com/_ZfDkHaq9xNE/SnbEGQarusI/AAAAAAAABtU/xWihzlF_rwo/s1600-h/bibbia.jpg"><img style="margin: 0px 10px 10px 0px; width: 200px; float: left; height: 157px" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5365691617823668930" border="0" alt="" src="http://1.bp.blogspot.com/_ZfDkHaq9xNE/SnbEGQarusI/AAAAAAAABtU/xWihzlF_rwo/s200/bibbia.jpg" /></a> </p> <p align="justify"></p> <p align="justify"><strong>PRIMA LETTURA</strong></p> <p align="justify"><em>Dal secondo Libro dei Re (2Re 4,42-44)</em></p> <p align="justify">In quei giorni, da Baal Salisà venne un uomo, che portò pane di primizie all’uomo di Dio: venti pani d’orzo e grano novello che aveva nella bisaccia. Eliseo disse: «Dallo da mangiare alla gente». Ma il suo servitore disse: «Come posso mettere questo davanti a cento persone?». Egli replicò: «Dallo da mangiare alla gente. Poiché così dice il Signore: “Ne mangeranno e ne faranno avanzare”». Lo pose davanti a quelli, che mangiarono e ne fecero avanzare, secondo la parola del Signore.</p> <p align="justify"><strong>SECONDA LETTURA</strong></p> <p align="justify"><em>Dalla lettera di San Paolo agli Efesini (Ef 4, 1-6)</em></p> <p align="justify">Fratelli, io, prigioniero a motivo del Signore, vi esorto: comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell’amore, avendo a cuore di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace. Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti.</p> <p align="justify"><strong>VANGELO</strong></p> <p align="justify"><em>Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 6, 1-15)</em></p> <p align="justify">In quel tempo, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. <br />Allora Gesù, alzati gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo». Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini. Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato. <br />Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.</p> <p align="justify"><strong>COMMENTO ALLE LETTURE</strong></p> <p align="justify">Sfamare, dissetare, saziare nell’anima e nel corpo è il compito a cui il buon Dio ha provveduto personalmente sin dal principio: Egli con sapienza infinita, creato l’uomo a sua immagine, ha provveduto con i frutti della natura a dargli l’habitat e tutto il necessario per vivere. Nell’atto creativo ha legato a se la creatura con un vincolo di amore, fonte di un totale naturale benessere. Dopo il peccato tutto è diventato complicato e difficile per l’uomo. Dio, pur non cessando di altare la vita sul mondo con il suo Spirito, dice all’uomo: «Ti guadagnerai il pane con il sudore della fronte» e aggiunge: «La terra ti germinerà triboli e spine». Di conseguenza molti interventi straordinari nella storia della salvezza sono occorsi per venire incontro alla sete e alla fame dell’uomo o di un intero popolo. Basti ricordare le vicende del popolo eletto mentre vaga nel deserto. Anche ai nostri giorni quello della fame e della sete sono tra i più urgenti e gravi problemi per milioni di esseri umani. L’intero continente africano è assetato e affamato ed è un fenomeno in crescita! Gesù ci lancia ancora una duplice sfida: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?»; “comprare”: è la via iniziale di una umana debole solidarietà. «E Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». Il buon Dio sempre ci coinvolge nei nostri problemi, sempre chiede la nostra collaborazione, ma poi sa lui come sconvolgere e superare le logiche umane per far emergere la fede e imboccare la via feconda dell’amore. Nell’era della tecnica e della scienza è difficile comprendere la forza e le recondite infinite energie che scaturiscono da un sacramento di comunione dove il pane e il vino diventano la carne e il sangue del Figlio di Dio. Noi cristiani però dovremmo ormai sapere con la certezza della fede che proprio da quel banchetto umano divino sgorgano le virtù che uniscono l’uomo a Dio e l’uomo all’uomo con vincoli di carità, di generoso altruismo, di vera completa disponibilità. In gran parte questi sono valori da recuperare, li abbiamo persi miseramente in nome dell’egoismo. </p> <p align="justify">(da un’omelia dei Monaci Benedettini)</p> Salvatorehttp://www.blogger.com/profile/10647467251973705404noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7383541343962056820.post-39471938180369381142012-07-26T17:36:00.001+02:002012-07-26T17:36:56.564+02:00Domenica 22 luglio 2012 – XVI Domenica del Tempo Ordinario<p align="justify"><a href="http://1.bp.blogspot.com/_ZfDkHaq9xNE/SnbEGQarusI/AAAAAAAABtU/xWihzlF_rwo/s1600-h/bibbia.jpg"><img style="margin: 0px 10px 10px 0px; width: 200px; float: left; height: 157px" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5365691617823668930" border="0" alt="" src="http://1.bp.blogspot.com/_ZfDkHaq9xNE/SnbEGQarusI/AAAAAAAABtU/xWihzlF_rwo/s200/bibbia.jpg" /></a> </p> <p align="justify"></p> <p align="justify"><strong>PRIMA LETTURA</strong></p> <p align="justify"><em>Dal Libro del profeta Geremia (Ger 237,1-6)</em></p> <p align="justify">Dice il Signore: «Guai ai pastori che fanno perire e disperdono il gregge del mio pascolo. Oracolo del Signore. Perciò dice il Signore, Dio d’Israele, contro i pastori che devono pascere il mio popolo: Voi avete disperso le mie pecore, le avete scacciate e non ve ne siete preoccupati; ecco io vi punirò per la malvagità delle vostre opere. Oracolo del Signore. Radunerò io stesso il resto delle mie pecore da tutte le regioni dove le ho scacciate e le farò tornare ai loro pascoli; saranno feconde e si moltiplicheranno. Costituirò sopra di esse pastori che le faranno pascolare, così che non dovranno più temere né sgomentarsi; non ne mancherà neppure una. Oracolo del Signore. Ecco, verranno giorni – oracolo del Signore – nei quali susciterò a Davide un germoglio giusto, che regnerà da vero re e sarà saggio ed eserciterà il diritto e la giustizia sulla terra. Nei suoi giorni Giuda sarà salvato e Israele vivrà tranquillo, e lo chiameranno con questo nome: Signore-nostra-giustizia». </p> <p align="justify"><strong>SECONDA LETTURA</strong></p> <p align="justify"><em>Dalla lettera di San Paolo agli Efesini (Ef 2- 13-18)</em></p> <p align="justify">Fratelli, ora, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate lontani, siete diventati vicini, grazie al sangue di Cristo. Egli infatti è la nostra pace, colui che di due ha fatto una cosa sola, abbattendo il muro di separazione che li divideva, cioè l’inimicizia, per mezzo della sua carne. Così egli ha abolito la Legge, fatta di prescrizioni e di decreti, <br />per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo, facendo la pace, e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo, per mezzo della croce, eliminando in se stesso l’inimicizia. Egli è venuto ad annunciare pace a voi che eravate lontani, e pace a coloro che erano vicini. Per mezzo di lui infatti possiamo presentarci, gli uni e gli altri, al Padre in un solo Spirito. </p> <p align="justify"><strong>VANGELO</strong></p> <p align="justify"><em>Dal Vangelo secondo Marco (Mc 6, 30-34)</em></p> <p align="justify">In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare. <br />Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero. <br />Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.</p> <p align="justify"><strong>COMMENTO ALLE LETTURE</strong></p> <p align="justify">Gesù ha dunque fretta e ha molte cose da fare e tuttavia egli trova il tempo per ritirarsi, solo, sul monte a pregare. Il ritmo della sua giornata non trascura il momento della solitudine, della preghiera, della comunicazione col Padre. È alla luce di questo quadro del ritmo della vita di Gesù che comprendiamo meglio il brano di questa domenica. Precisa ulteriormente il ritmo della vita di Gesù e lo applica al discepolo. <br />I discepoli ritornano dal loro giro missionario: hanno sperimentato la potenza della Parola, ma anche la fatica e il rifiuto. E Gesù li invita al riposo, in un luogo solitario, in sua compagnia: «Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un po'». C'è il momento della missione e dell'impegno e c'è il momento del riposo, c'è il momento dell'accoglienza e c'è il momento della solitudine. Un riposo, però, che non si irrigidisce nelle sue esigenze, anche legittime, ma si mantiene aperto a una fondamentale disponibilità. La folla giunge inaspettatamente impedendo il riposo, e Gesù non la fa attendere, ma la accoglie e ne soddisfa le esigenze. Però a modo suo: non è a disposizione delle esigenze superficiali della folla, ma solo delle sue esigenze profonde: «E insegnava loro molte cose». Più tardi moltiplicherà per quella folla i pani, ma ora insegna la Parola. Il Vangelo è percorso da un fremito di urgenza, ma è un'urgenza speciale, molto diversa dalla nostra fretta ossessiva e distratta. C'è l'urgenza del Regno: «Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino». La grande occasione è giunta e non c'è tempo da perdere: il tempo è compiuto, cioè maturo, ricco di possibilità di salvezza, e non si può sprecarlo, non si può perderlo. C'è l'urgenza del distacco e della decisione: «Essi, abbandonata la rete, lo seguirono». Di fronte all'appello di Dio non si può tergiversare, non si può differire la risposta: il discepolo deve decidersi subito. C'è, infine, l'urgenza, la vigilanza: «Quando vedrete accadere queste cose, sappiate che è vicino, alle porte...; non passerà questa generazione prima che tutto ciò avvenga». Ma queste tre urgenze che incalzano la vita del credente non hanno nulla a che vedere con la fretta mondana. Le cose importanti da fare, e da fare subito e sempre, non sono le cose del mondo, ma l'accoglienza del Regno e l'attesa del Signore. È l'urgenza delle «cose di Dio»: non ha la fretta degli affari, l'ansia del possesso, l'accumulo del lavoro, ma la ricerca di Dio, l'ascolto della Parola, lo spazio alle persone. Proprio tutte le cose per le quali non troviamo mai il tempo. ( da un’omelia di don B. Maggioni)</p> Salvatorehttp://www.blogger.com/profile/10647467251973705404noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7383541343962056820.post-18706087620905159242012-07-26T17:32:00.001+02:002012-07-26T17:32:10.160+02:00Domenica 15 luglio 2012 – XV Domenica del Tempo Ordinario<p align="justify"><a href="http://1.bp.blogspot.com/_ZfDkHaq9xNE/SnbEGQarusI/AAAAAAAABtU/xWihzlF_rwo/s1600-h/bibbia.jpg"><img style="margin: 0px 10px 10px 0px; width: 200px; float: left; height: 157px" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5365691617823668930" border="0" alt="" src="http://1.bp.blogspot.com/_ZfDkHaq9xNE/SnbEGQarusI/AAAAAAAABtU/xWihzlF_rwo/s200/bibbia.jpg" /></a> </p> <p align="justify"><strong>PRIMA LETTURA</strong></p> <p align="justify"><em>Dal Libro del profeta Amos (Am 7,12-15)</em></p> <p align="justify">In quei giorni, Amasìa, [sacerdote di Betel,] disse ad Amos: «Vattene, veggente, ritirati nella terra di Giuda; là mangerai il tuo pane e là potrai profetizzare, ma a Betel non profetizzare più, perché questo è il santuario del re ed è il tempio del regno». Amos rispose ad Amasìa e disse: «Non ero profeta né figlio di profeta; <br />ero un mandriano e coltivavo piante di sicomòro. Il Signore mi prese, <br />mi chiamò mentre seguivo il gregge. Il Signore mi disse: «Va’, profetizza al mio popolo Israele».</p> <p align="justify"><strong>SECONDA LETTURA</strong></p> <p align="justify"><em>Dalla lettera di San Paolo agli Efesini (Ef 1- 3-14)</em></p> <p align="justify">Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo, secondo il disegno d’amore della sua volontà, a lode dello splendore della sua grazia, di cui ci ha gratificati nel Figlio amato. In lui, mediante il suo sangue, abbiamo la redenzione, il perdono delle colpe, <br />secondo la ricchezza della sua grazia. Egli l’ha riversata in abbondanza su di noi <br />con ogni sapienza e intelligenza, facendoci conoscere il mistero della sua volontà, <br />secondo la benevolenza che in lui si era proposto per il governo della pienezza dei tempi: ricondurre al Cristo, unico capo, tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra. In lui siamo stati fatti anche eredi, predestinati – secondo il progetto di colui <br />che tutto opera secondo la sua volontà – a essere lode della sua gloria, noi, che già prima abbiamo sperato nel Cristo. In lui anche voi, dopo avere ascoltato la parola della verità, il Vangelo della vostra salvezza, e avere in esso creduto, avete ricevuto il sigillo dello Spirito Santo che era stato promesso, il quale è caparra della nostra eredità, in attesa della completa redenzione di coloro che Dio si è acquistato a lode della sua gloria.</p> <p align="justify"><strong>VANGELO</strong></p> <p align="justify"><em>Dal Vangelo secondo Marco (Mc 6, 7-13)</em></p> <p align="justify">In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro». Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demoni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.</p> <p align="justify"><strong>COMMENTO ALLE LETTURE</strong></p> <p align="justify">Man mano che descrive la figura di Gesù, Marco si preoccupa di fornirci anche i tratti essenziali della fisionomia del discepolo. La folla è curiosa e stupita di fronte alle opere di Gesù, lo ascolta, ma non va oltre. Il discepolo è invece colui che ascolta, crede e ? nonostante le esitazioni e le molte paure che gli rimangono dentro ? si stacca dalla folla e si pone al seguito di Gesù. La folla ascolta e poi torna a casa, il discepolo rimane, fa vita comune e itinerante con Cristo. Ma c'è anche un altro aspetto: il discepolo è inviato in missione. È su questo aspetto che il brano evangelico di 6,7-13 fa riflettere. L'evangelista annota che Gesù «li mandò» e questo comporta almeno la consapevolezza di essere inviato da Dio e non da decisione propria, mandato per un progetto in cui il discepolo è coinvolto, ma di cui non è il regista. Si noti l'insistenza sulla povertà come condizione indispensabile per la missione: né pane, né bisaccia, né soldi. È una povertà che è fede, libertà e leggerezza. Anzitutto, libertà e leggerezza: un discepolo appesantito dai bagagli diventa sedentario, conservatore, incapace di cogliere la novità di Dio e abilissimo nel trovare mille ragioni di comodo per giudicare irrinunciabile la casa nella quale si è accomodato e dalla quale non vuole più uscire (troppe valigie da fare, troppe sicurezze a cui rinunciare!). Ma la povertà è anche fede: è segno di chi non confida in se stesso ma si affida a Dio. Ma c'è anche un altro aspetto che non si può dimenticare: l'atmosfera «drammatica» della missione. Il rifiuto è previsto (v. 11): la parola di Dio è efficace, ma a modo suo. Il discepolo deve proclamare il messaggio e in esso giocarsi completamente, ma deve lasciare a Dio il risultato. Al discepolo è stato affidato un compito, non garantito il successo. L'annuncio del discepolo non è un'istruzione teorica, ma una parola che coinvolge e di fronte alla quale bisogna prendere posizione. Dunque una parola che disturba, che suscita contraddizioni, che sembra addirittura portare la divisione là dove c'era la pace. La missione è una lotta contro il maligno: dove giunge la parola del discepolo, Satana è costretto a rivelarsi e il peccato, l'ingiustizia, la sopraffazione sono costretti a venire alla luce, e fanno resistenza. Ecco perché il discepolo non è solo un maestro, ma un testimone che, dalla parte della verità, della libertà e dell'amore, si impegna nella lotta contro il Male. ( da un’omelia di don B. Maggioni)</p> Salvatorehttp://www.blogger.com/profile/10647467251973705404noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7383541343962056820.post-55373813478649154692012-07-26T17:29:00.001+02:002012-07-26T17:29:57.854+02:00Domenica 8 luglio 2012 – XIV Domenica del Tempo Ordinario<p align="justify"><a href="http://1.bp.blogspot.com/_ZfDkHaq9xNE/SnbEGQarusI/AAAAAAAABtU/xWihzlF_rwo/s1600-h/bibbia.jpg"><img style="margin: 0px 10px 10px 0px; width: 200px; float: left; height: 157px" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5365691617823668930" border="0" alt="" src="http://1.bp.blogspot.com/_ZfDkHaq9xNE/SnbEGQarusI/AAAAAAAABtU/xWihzlF_rwo/s200/bibbia.jpg" /></a> </p> <p align="justify"></p> <p align="justify"><strong>PRIMA LETTURA</strong></p> <p align="justify"><em>Dal Libro del profeta Ezechiele (Ez 2,2-5)</em></p> <p align="justify">In quei giorni, uno spirito entrò in me, mi fece alzare in piedi e io ascoltai colui che mi parlava. Mi disse: «Figlio dell’uomo, io ti mando ai figli d’Israele, a una razza di ribelli, che si sono rivoltati contro di me. Essi e i loro padri si sono sollevati contro di me fino ad oggi. Quelli ai quali ti mando sono figli testardi e dal cuore indurito. Tu dirai loro: “Dice il Signore Dio”. Ascoltino o non ascoltino – dal momento che sono una genìa di ribelli –, sapranno almeno che un profeta si trova in mezzo a loro».</p> <p align="justify"><strong>SECONDA LETTURA</strong></p> <p align="justify"><em>Dalla seconda lettera di San Paolo ai Corinzi (2Cor 12,7-10)</em></p> <p align="justify">Fratelli, affinché io non monti in superbia, è stata data alla mia carne una spina, un inviato di Satana per percuotermi, perché io non monti in superbia. A causa di questo per tre volte ho pregato il Signore che l’allontanasse da me. Ed egli mi ha detto: «Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza». <br />Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie debolezze, negli oltraggi, nelle difficoltà, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: infatti quando sono debole, è allora che sono forte.</p> <p align="justify"><strong>VANGELO</strong></p> <p align="justify"><em>Dal Vangelo secondo Marco (Mc 6, 1-6)</em></p> <p align="justify">In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. <br />Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità. Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.</p> <p align="justify"><strong>COMMENTO ALLE LETTURE</strong></p> <p align="justify">Anziché il termine «paese», Marco preferisce il termine «patria», parola più ricca di vocazioni affettive e più ampia di significato: l'episodio di Nazareth infatti non è circoscritto a un piccolo paese, ma prefigura il rifiuto dell'intero Israele. Gli ascoltatori di Gesù passano dallo stupore iniziale allo scandalo. Lo stupore è un atteggiamento di partenza, l'atteggiamento di chi resta colpito e quindi costretto ad interrogarsi, ma è un atteggiamento ancora neutrale che può sfociare sia nella fede sia nell'incredulità. La sapienza delle parole di Gesù e la potenza delle sue mani suscitano importanti interrogativi (che Marco intende porre a ogni lettore): qual è l'origine di questa sapienza e di questa potenza? Chi è quest'uomo? La risposta sembra ovvia: quest'uomo viene da Dio. Ma questa risposta ovvia è impedita da una constatazione che va in senso contrario: «Non è costui il carpentiere?». Di qui lo scandalo, parola che indica un ostacolo alla fede, qualcosa che impedisce ragionevolmente di credere. Ciò che impedisce ai nazaretani di credere è proprio la persona di Gesù, la sua concreta fisionomia, le sue umili origini, il suo modo umile di apparire fra noi. Comprendiamo la difficoltà degli abitanti di Nazareth: la presenza di Dio non dovrebbe essere più luminosa, più importante? Come è possibile che un inviato di Dio si presenti nelle vesti di un falegname? Come si vede, il rifiuto può trovare la sua ragione persino nel desiderio (apparente) di difendere la grandezza di Dio: così, appunto, gli abitanti di Nazareth. È invece il segno di una profonda incredulità, come l'evangelista annota: «E si meravigliava della loro incredulità». Per il Vangelo l'incredulità non è soltanto la negazione di Dio (non è questo il caso dei nazaretani), ma l'incapacità di riconoscere Dio nell'umiltà dell'uomo Gesù, il suo appello nella voce di un uomo che sembra essere troppo uomo. Dio è certamente grande, ma spetta a lui scegliere i modi di manifestare la sua grandezza! Di fronte al rifiuto dei nazaretani Gesù cita un proverbio, ampiamente confermato dall'intera storia biblica: il popolo di Dio ha sempre rifiutato i suoi profeti. Il rifiuto che Gesù incontra fa parte dunque del destino dei profeti, e tuttavia non è un fatto scontato, e Gesù se ne meraviglia. Capita sempre che i profeti siano rifiutati dal loro popolo, ma bisogna continuare a meravigliarsi: la meraviglia di scoprire una così grande incredulità in chi si pensa credente. ( da un’omelia di don B. Maggioni)</p> Salvatorehttp://www.blogger.com/profile/10647467251973705404noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7383541343962056820.post-26700605567988068432012-06-24T00:01:00.000+02:002012-06-24T00:01:01.084+02:00Domenica 1 luglio 2012 – XIII Domenica del Tempo Ordinario<p align="justify"><a href="http://1.bp.blogspot.com/_ZfDkHaq9xNE/SnbEGQarusI/AAAAAAAABtU/xWihzlF_rwo/s1600-h/bibbia.jpg"><img style="margin: 0px 10px 10px 0px; width: 200px; float: left; height: 157px" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5365691617823668930" border="0" alt="" src="http://1.bp.blogspot.com/_ZfDkHaq9xNE/SnbEGQarusI/AAAAAAAABtU/xWihzlF_rwo/s200/bibbia.jpg" /></a> </p> <p align="justify"><strong>PRIMA LETTURA</strong></p> <p align="justify"><em>Dal Libro della Sapienza (Sap 1,13-15; 2,23-24)</em></p> <p align="justify">Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi. Egli infatti ha creato tutte le cose perché esistano; le creature del mondo sono portatrici di salvezza, in esse non c’è veleno di morte, né il regno dei morti è sulla terra. La giustizia infatti è immortale. Sì, Dio ha creato l’uomo per l’incorruttibilità, lo ha fatto immagine della propria natura. Ma per l’invidia del diavolo la morte è entrata nel mondo e ne fanno esperienza coloro che le appartengono.</p> <p align="justify"><strong>SECONDA LETTURA</strong></p> <p align="justify"><em>Dala seconda lettera di San Paolo ai Corinzi (2Cor 8,7.9.13-15)</em></p> <p align="justify">Fratelli, come siete ricchi in ogni cosa, nella fede, nella parola, nella conoscenza, in ogni zelo e nella carità che vi abbiamo insegnato, così siate larghi anche in quest’opera generosa. Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà. Non si tratta di mettere in difficoltà voi per sollevare gli altri, ma che vi sia uguaglianza. Per il momento la vostra abbondanza supplisca alla loro indigenza, perché anche la loro abbondanza supplisca alla vostra indigenza, e vi sia uguaglianza, come sta scritto: «Colui che raccolse molto non abbondò e colui che raccolse poco non ebbe di meno».</p> <p align="justify"><strong>VANGELO</strong></p> <p align="justify"><em>Dal Vangelo secondo Marco (Mc 5, 21-43)</em></p> <p align="justify">In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno. Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male. <br />E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male». <br />Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. <br />Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.</p> <p align="justify"><strong>COMMENTO ALLE LETTURE</strong></p> <p align="justify">La lunga lettura evangelica racconta due miracoli, l'uno dentro l'altro. Il motivo che li lega è la fede. Il miracolo della guarigione della donna che soffriva perdite di sangue: è bastato toccare la veste di Gesù per guarire! Dobbiamo far nostra, la meraviglia dei discepoli: «Vedi la folla che ti preme e domandi: chi mi ha toccato?». Perché la donna desidera non farsi notare e Gesù, invece, sembra far di tutto per dar risalto al suo gesto? La legge dichiarava impura la donna che aveva perdite di sangue, e impuro toccarla. Ecco perché la donna tocca la veste di Gesù di nascosto, approfittando della calca, ed ecco perché si sente tanto colpevole, paurosa e tremante, quando si vede scoperta. Ed è per lo stesso motivo che Gesù dà pubblicità all'accaduto: per dichiarare pubblicamente, di fronte a tutti, che non si sente impuro per essere stato toccato dalla donna, e che il puro e l'impuro non lo interessano. Dio non bada al puro e all'impuro, ma alla fede: «Va' in pace, la tua fede ti ha salvato». È ancora la fede al centro della guarigione della figlia di Giairo: «Non temere, solo abbi fede». Fede nella potenza di Gesù, una potenza capace di raggiungerti qui, nella tua propria situazione, vittoriosa persino sulla morte. Ma in questo racconto Marco accenna anche a un altro tema: «la bambina non è morta, ma dorme». La morte è un sonno non una fine. Il grande miracolo è la vittoria sulla morte. La fede è indispensabile al miracolo. Gesù non compie miracoli per forzare, ad ogni costo, il cuore dell'uomo. I miracoli sono segni a favore della fede, ma non sminuiscono il coraggio di credere. I miracoli sono un dono, una risposta alla sincerità dell'uomo che cerca il Signore: non servono là dove c'è chiusura e ostinazione. Gesù non compie miracoli dove gli uomini hanno già deciso e pretendono di essere loro a stabilire le modalità dell'agire di Dio. Il miracolo è dono della libera iniziativa di Dio. Non è raro, invece, che l'uomo sia cieco di fronte ai molti segni che Dio compie, non ha il cuore aperto per decifrarli e il coraggio per decidersi, e allora se ne scusa pretendendone altri. Chiediamo nuovi segni, sempre nuovi segni, e intanto non ci accorgiamo dei molti segni che Dio ha già - di sua iniziativa - seminato lungo la strada della storia e della nostra vita. (<em> da un’omelia di don B. Maggioni)</em></p> Salvatorehttp://www.blogger.com/profile/10647467251973705404noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7383541343962056820.post-14615113173640082782012-06-21T18:11:00.001+02:002012-06-21T18:11:07.646+02:00Domenica 24 giugno 2012 – Natività di S. Giovanni Battista<p align="justify"><a href="http://1.bp.blogspot.com/_ZfDkHaq9xNE/SnbEGQarusI/AAAAAAAABtU/xWihzlF_rwo/s1600-h/bibbia.jpg"><img style="margin: 0px 10px 10px 0px; width: 200px; float: left; height: 157px" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5365691617823668930" border="0" alt="" src="http://1.bp.blogspot.com/_ZfDkHaq9xNE/SnbEGQarusI/AAAAAAAABtU/xWihzlF_rwo/s200/bibbia.jpg" /></a> </p> <p align="justify"></p> <p align="justify"><strong>PRIMA LETTURA</strong></p> <p align="justify"><em>Dal Libro del Profeta Isaia (Is 49, 1-6)</em></p> <p align="justify">Ascoltatemi, o isole, udite attentamente, nazioni lontane; il Signore dal seno materno mi ha chiamato, fino dal grembo di mia madre ha pronunciato il mio nome. <br />Ha reso la mia bocca come spada affilata, mi ha nascosto all’ombra della sua mano, <br />mi ha reso freccia appuntita, mi ha riposto nella sua faretra. Mi ha detto: «Mio servo tu sei, Israele, sul quale manifesterò la mia gloria». Io ho risposto: «Invano ho faticato, per nulla e invano ho consumato le mie forze. Ma, certo, il mio diritto è presso il Signore, la mia ricompensa presso il mio Dio». Ora ha parlato il Signore, che mi ha plasmato suo servo dal seno materno per ricondurre a lui Giacobbe e a lui riunire Israele poiché ero stato onorato dal Signore e Dio era stato la mia forza – e ha detto: «È troppo poco che tu sia mio servo per restaurare le tribù di Giacobbe e ricondurre i superstiti d’Israele. Io ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza <br />fino all’estremità della terra».</p> <p align="justify"><strong>SECONDA LETTURA</strong></p> <p align="justify"><em>Dagli Atti degli Apostoli (At 13, 22-26)</em></p> <p align="justify">In quei giorni, [nella sinagoga di Antiochia di Pisìdia,] Paolo diceva:  «Dio suscitò per i nostri padri Davide come re, al quale rese questa testimonianza: “Ho trovato Davide, figlio di Iesse, uomo secondo il mio cuore; egli adempirà tutti i miei voleri”. <br />Dalla discendenza di lui, secondo la promessa, Dio inviò, come salvatore per Israele, Gesù. Giovanni aveva preparato la sua venuta predicando un battesimo di conversione a tutto il popolo d’Israele. Diceva Giovanni sul finire della sua missione: “Io non sono quello che voi pensate! Ma ecco, viene dopo di me uno, al quale io non sono degno di slacciare i sandali”. Fratelli, figli della stirpe di Abramo, e quanti fra voi siete timorati di Dio, a noi è stata mandata la parola di questa salvezza».</p> <p align="justify"><strong>VANGELO</strong></p> <p align="justify"><em>Dal Vangelo secondo Luca (Lc 1, 57-66.80)</em></p> <p align="justify">Per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei. Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome».  Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante si aprirono la sua bocca e la sua lingua, e parlava benedicendo Dio.  Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui. Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.</p> <p align="justify"><strong>COMMENTO ALLE LETTURE</strong></p> <p align="justify">La liturgia ha scelto il brano di Luca che racconta la nascita del Battista. Una nascita immersa in un'atmosfera di gioia e di stupore. E la sua notizia si diffonde in tutta la regione montuosa della Giudea. Luca vuol farci capire che la nascita di Giovanni è la «prova» che Dio è ancora in mezzo al suo popolo. Se vogliamo però essere fedeli all'intenzione di Luca non dobbiamo leggere il racconto della nascita come un episodio a sé stante e concluso, bensì come l'inizio di una vicenda che va considerata in tutto il suo sviluppo. Luca presenta anzitutto Giovanni come un predicatore, come una «Voce di uno che grida» e a Erode rimprovera la sua convivenza con la moglie del fratello e molte altre malefatte. Andò come si poteva prevedere: fu rinchiuso in prigione. È la sorte dei profeti ed è il segno della loro verità. In secondo luogo Giovanni è presentato come il testimone di Gesù. È forse la sua caratteristica più importante: «Io vi battezzo con acqua, ma sta per venire colui che è più grande di me». <br />Giovanni - ed è la terza caratteristica - è coraggioso fino al martirio e insieme umile fino a sapersi mettere in disparte. Non approfitta della simpatia delle folle, non si mette a capo del movimento che la sua parola ha suscitato. Vuole unicamente che al centro dell'attenzione sia il Cristo. Gesù è più grande di lui: «Non sono nemmeno degno di sciogliergli i lacci delle scarpe». Infine - tratto sorprendete e importante - Giovanni sa unire alla forza della denuncia e all'austerità della propria vita una meravigliosa capacità di concretezza e moderazione. L'austero Giovanni vive nel deserto ma non dice a nessuno di fare altrettanto. Alle folle raccomanda l'amore fraterno: chi ha due tuniche ne dia una a chi non ne ha. Agli esattori delle tasse che operavano al soldo dello straniero (molti avrebbero detto loro di cambiare lavoro!) dice esplicitamente di non essere esosi, ma giusti. Ai soldati raccomanda di non fare prepotenze, ma di accontentarsi della paga. Quello che conta è dunque il mutamento della vita quotidiana e normale.( <em>da un’omelia di don B. Maggioni</em>)</p> Salvatorehttp://www.blogger.com/profile/10647467251973705404noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7383541343962056820.post-41836409697501141972012-06-10T00:01:00.000+02:002012-06-10T00:01:01.210+02:00Domenica 17 giugno 2012 – XI Domenica del Tempo Ordinario<p><a href="http://1.bp.blogspot.com/_ZfDkHaq9xNE/SnbEGQarusI/AAAAAAAABtU/xWihzlF_rwo/s1600-h/bibbia.jpg"><img style="margin: 0px 10px 10px 0px; width: 200px; float: left; height: 157px" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5365691617823668930" border="0" alt="" src="http://1.bp.blogspot.com/_ZfDkHaq9xNE/SnbEGQarusI/AAAAAAAABtU/xWihzlF_rwo/s200/bibbia.jpg" /></a> </p> <p align="justify"><strong>PRIMA LETTURA</strong></p> <p align="justify"><em>Dal Libro del Profeta Ezechiele (Ez 17, 22-24)</em></p> <p align="justify">Così dice il Signore Dio: «Un ramoscello io prenderò dalla cima del cedro, dalle punte dei suoi rami lo coglierò e lo pianterò sopra un monte alto, imponente; lo pianterò sul monte alto d’Israele. Metterà rami e farà frutti e diventerà un cedro magnifico. Sotto di lui tutti gli uccelli dimoreranno, ogni volatile all’ombra dei suoi rami riposerà. Sapranno tutti gli alberi della foresta che io sono il Signore, che umilio l’albero alto e innalzo l’albero basso,faccio seccare l’albero verde e germogliare l’albero secco. Io, il Signore, ho parlato e lo farò».</p> <p align="justify"><strong>SECONDA LETTURA</strong></p> <p align="justify"><em>Dalla lettera di San Paolo Apostolo ai Corinzi(2Cor 5, 1-10)</em></p> <p align="justify">Fratelli, sempre pieni di fiducia e sapendo che siamo in esilio lontano dal Signore finché abitiamo nel corpo – camminiamo infatti nella fede e non nella visione –, siamo pieni di fiducia e preferiamo andare in esilio dal corpo e abitare presso il Signore.  <br />Perciò, sia abitando nel corpo sia andando in esilio, ci sforziamo di essere a lui graditi. Tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, per ricevere ciascuno la ricompensa delle opere compiute quando era nel corpo, sia in bene che in male.</p> <p align="justify"><strong>VANGELO</strong></p> <p align="justify"><em>Dal Vangelo secondo Marco (Mc 4, 26-34)</em></p> <p align="justify">In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura». Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra». Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.</p> <p align="justify"><strong>COMMENTO ALLE LETTURE</strong></p> <p align="justify">Una volta seminato nel cuore dell’uomo, il regno di Dio cresce da sé. È una meraviglia di Dio tanto grande e tanto bella quanto grande e bella è la crescita delle piante, e tanto misteriosa quanto misteriosa è la trasformazione di un bambino che cresce e diventa uomo. Così la crescita del regno di Dio non dipende dalle forze umane; essa supera le capacità umane poiché ha in sé un proprio dinamismo. Questo messaggio è un messaggio di speranza, poiché, adottando una prospettiva umana, potremmo dubitare del trionfo del regno di Dio. Esso si scontra con tanti ostacoli. Esso è qui rifiutato, là respinto, o, in molti luoghi, sconosciuto del tutto. Noi stessi costituiamo un ostacolo alla realizzazione del regno di Dio con la nostra cattiva volontà e con i nostri peccati. È bene dunque che sappiamo che, a poco a poco con una logica che non è quella umana, con un ritmo che a noi sembra troppo lento, il regno di Dio cresce. San Paolo, che era ispirato, percepiva già i gemiti di tale crescita. Bisogna conservare la speranza. Bisogna ripetere ogni giorno: “Venga il tuo regno!”. Bisogna coltivare la pazienza, quella del seminatore che non può affrettare l’ora della mietitura. Bisogna soprattutto non dubitare della realtà dell’azione di Dio nel mondo e nei nostri cuori. Gesù ci dice questo poiché sa che il pericolo più grande per noi è quello di perdere la pazienza, di scoraggiarci, di abbandonare la via e di fermarci. Noi non conosciamo né il giorno né l’ora del nostro ingresso nel regno o del ritorno di Cristo. La mietitura ci sembra ancora molto lontana, ma il tempo passa in fretta: la mietitura è forse per domani. (da LaChiesa.It)</p> <div style="text-align: center; clear: both" class="separator" align="justify"><a style="margin-bottom: 1em; float: left; clear: left; margin-right: 1em" href="http://3.bp.blogspot.com/-YLx2NEGhDio/T5PVDn6RxSI/AAAAAAAAEPw/_OtT9wUbEso/s1600/pdfIcon.gif" imageanchor="1"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-YLx2NEGhDio/T5PVDn6RxSI/AAAAAAAAEPw/_OtT9wUbEso/s1600/pdfIcon.gif" /></a></div> <div align="justify">Scarica il foglietto <a href="https://docs.google.com/open?id=0BwBQc2eiIE07Qi1hLVdDQXJGSkU">Leggere e Meditare</a><b></b></div> Salvatorehttp://www.blogger.com/profile/10647467251973705404noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7383541343962056820.post-87915157407036966072012-05-27T00:01:00.000+02:002012-05-27T00:01:00.645+02:00Domenica 3 giugno 2012 – Santissima Trinità<p><a href="http://1.bp.blogspot.com/_ZfDkHaq9xNE/SnbEGQarusI/AAAAAAAABtU/xWihzlF_rwo/s1600-h/bibbia.jpg"><img style="margin: 0px 10px 10px 0px; width: 200px; float: left; height: 157px" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5365691617823668930" border="0" alt="" src="http://1.bp.blogspot.com/_ZfDkHaq9xNE/SnbEGQarusI/AAAAAAAABtU/xWihzlF_rwo/s200/bibbia.jpg" /></a> </p> <p align="justify"><strong>PRIMA LETTURA</strong></p> <p align="justify"><em>Dal Libro del Deuteronomio (Dt 4,32-34.39-40)</em></p> <p align="justify">Mosè parlò al popolo dicendo: «Interroga pure i tempi antichi, che furono prima di te: dal giorno in cui Dio creò l’uomo sulla terra e da un’estremità all’altra dei cieli, vi fu mai cosa grande come questa e si udì mai cosa simile a questa? Che cioè un popolo abbia udito la voce di Dio parlare dal fuoco, come l’hai udita tu, e che rimanesse vivo? O ha mai tentato un dio di andare a scegliersi una nazione in mezzo a un’altra con prove, segni, prodigi e battaglie, con mano potente e braccio teso e grandi terrori, come fece per voi il Signore, vostro Dio, in Egitto, sotto i tuoi occhi? <br />Sappi dunque oggi e medita bene nel tuo cuore che il Signore è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra: non ve n’è altro. Osserva dunque le sue leggi e i suoi comandi che oggi ti do, perché sia felice tu e i tuoi figli dopo di te e perché tu resti a lungo nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà per sempre».</p> <p align="justify"><strong>SECONDA LETTURA</strong></p> <p align="justify"><em>Dalla lettera di San Paolo Apostolo ai Romani (Rm 8, 14-17)</em></p> <p align="justify">Fratelli, tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!». <br />Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.</p> <p align="justify"><strong>VANGELO</strong></p> <p align="justify"><em>Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 28, 16-20)</em></p> <p align="justify">In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».</p> <p align="justify"><strong>COMMENTO ALLE LETTURE</strong></p> <p align="justify">L’evangelista Matteo chiude il suo Vangelo con alcune parole di Gesù molto solenni: sono parole che definiscono la Chiesa e la sua missione. A Gesù «è stato dato ogni potere in cielo e in terra»: è questa «signoria universale» la radice da cui scaturisce l'universalità della missione. Tutto il breve discorso di Gesù è dominato dall'idea di pienezza e di universalità: l'aggettivo «tutto» ricorre quattro volte (tutto il potere, tutte le genti, tutto ciò che ho ordinato, tutti i giorni). Fare i discepoli fra tutte le genti non significa, necessariamente, che tutti debbano convertirsi. Ciò che importa è che il popolo di Dio sia formato «fra tutte le genti»: magari una minoranza, ma fra tutte le genti. Scopo della missione è «fare discepoli». L'espressione è carica di tutto il significato che «discepolo» ha nel Vangelo. I discepoli devono insegnare: ma non sono maestri, restano discepoli. Non insegnano qualcosa di proprio, ma solo «tutto ciò che egli ha comandato». È un insegnamento, dunque, nella più assoluta fedeltà e dipendenza: nasce da un ascolto e dall'essere discepoli. «Sarò con voi sino alla fine del tempo»: è questa l'affermazione con la quale Matteo termina il Vangelo. Ma il punto che la liturgia sottolinea in modo particolare è un altro. Il discepolo non è battezzato nel nome di Gesù, e neppure nel nome di Dio: è battezzato nel «nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo». L'esistenza cristiana inizia - e si svolge - nel nome di, cioè in relazione al Padre, al Figlio e allo Spirito. «Nel nome» non significa solo «con l'autorità di», ma «in comunione con». Impartito nel nome della Trinità, il battesimo ci introduce nel dialogo di amore delle tre divine Persone. Il passo di Matteo ci aiuta a prendere coscienza della concezione cristiana di Dio: un Dio che è amore e dialogo, non solo perché ci ama e dialoga, ma perché in se stesso è un dialogo d'amore. La Trinità è un mistero davvero luminoso: rivelandoci Dio, ha rivelato chi siamo noi (<em>da un’omelia di don B. Maggioni</em>)</p> Salvatorehttp://www.blogger.com/profile/10647467251973705404noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7383541343962056820.post-65126142013106210452012-05-13T20:49:00.001+02:002012-05-13T20:49:30.895+02:00Domenica 20 maggio 2012 – Ascensione del Signore<p><a href="http://1.bp.blogspot.com/_ZfDkHaq9xNE/SnbEGQarusI/AAAAAAAABtU/xWihzlF_rwo/s1600-h/bibbia.jpg"><img style="margin: 0px 10px 10px 0px; width: 200px; float: left; height: 157px" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5365691617823668930" border="0" alt="" src="http://1.bp.blogspot.com/_ZfDkHaq9xNE/SnbEGQarusI/AAAAAAAABtU/xWihzlF_rwo/s200/bibbia.jpg" /></a> </p> <p align="justify"><strong>PRIMA LETTURA</strong></p> <p align="justify"><em>Dagli Atti degli Apostoli (At 1, 1-11)</em></p> <p align="justify">Nel primo racconto, o Teofilo, ho trattato di tutto quello che Gesù fece e insegnò dagli inizi fino al giorno in cui fu assunto in cielo, dopo aver dato disposizioni agli apostoli che si era scelti per mezzo dello Spirito Santo. Egli si mostrò a essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta giorni, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio. Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l’adempimento della promessa del Padre, «quella – disse – che voi avete udito da me: Giovanni battezzò con acqua, voi invece, tra non molti giorni, sarete battezzati in Spirito Santo». Quelli dunque che erano con lui gli domandavano: «Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?». Ma egli rispose: «Non spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere, ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra». Detto questo, mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand’ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo».</p> <p align="justify"><strong>SECONDA LETTURA</strong></p> <p align="justify"><em>Dalla lettera di San Paolo Apostolo agli Efesini (Ef 4, 1-13)</em></p> <p align="justify">Fratelli, io, prigioniero a motivo del Signore, vi esorto: comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell’amore, avendo a cuore di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace. Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti. A ciascuno di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo. Per questo è detto: «Asceso in alto, ha portato con sé prigionieri, ha distribuito doni agli uomini». Ma cosa significa che ascese, se non che prima era disceso quaggiù sulla terra? Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per essere pienezza di tutte le cose. Ed egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri, per preparare i fratelli a compiere il ministero, allo scopo di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all’uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo.</p> <p align="justify"><strong>VANGELO</strong></p> <p align="justify"><em>Dal Vangelo secondo Marco (Mc 16,15-20)</em></p> <p align="justify">In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno». Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.</p> <p align="justify"><strong>COMMENTO ALLE LETTURE</strong></p> <p align="justify">La missione della Chiesa è presieduta da Gesù Cristo risorto, salito al cielo e intronizzato Signore alla destra del Padre. L’ascensione e l’invio degli apostoli sono inseparabili. Tra gli undici (Giuda il traditore ha seguito un altro cammino), inviati da Gesù e beneficiari della sua promessa fedele e potente, si trovano anche i successori degli apostoli e la Chiesa intera. Gesù ci invia, ci accompagna e ci dà la forza. Noi non siamo dei volontari spontanei, ma degli inviati. Appoggiandoci su Gesù Cristo vincitore della morte, possiamo obbedire quotidianamente al suo ordine di missione nella serenità e nella speranza. Gli apostoli sono i messaggeri di una Parola che tocca l’uomo nel centro della sua vita. Il Vangelo, affidato alla Chiesa, ci dà una risposta definitiva: se crediamo, siamo salvati, se rifiutiamo di credere o alziamo le spalle, siamo perduti. Attraverso la fede, che è il sì dato dall’uomo a Dio, noi riceviamo la vita. Il Signore conferma la predicazione degli apostoli con molti segni, e segni accompagnano anche i credenti. Attraverso questi segni, diversi e co-estesi alla missione della Chiesa, Dio vuole garantire la sua azione in coloro che egli ha inviato e invita tutti gli uomini ad abbandonare ciò che è visibile e quindi attraente per il mistero della salvezza. (da LaChiesa.it)</p> Salvatorehttp://www.blogger.com/profile/10647467251973705404noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7383541343962056820.post-61860926494493755632012-05-06T00:01:00.000+02:002012-05-06T09:15:49.752+02:00Domenica 13 maggio 2012 – VI Domenica di Pasqua<a href="http://1.bp.blogspot.com/_ZfDkHaq9xNE/SnbEGQarusI/AAAAAAAABtU/xWihzlF_rwo/s1600-h/bibbia.jpg"><img alt="" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5365691617823668930" src="http://1.bp.blogspot.com/_ZfDkHaq9xNE/SnbEGQarusI/AAAAAAAABtU/xWihzlF_rwo/s200/bibbia.jpg" style="float: left; height: 157px; margin: 0px 10px 10px 0px; width: 200px;" /></a><br />
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<strong>PRIMA LETTURA</strong></div>
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<em>Dagli Atti degli Apostoli (At 10,25-27.34-35.44-48)</em></div>
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Avvenne che, mentre Pietro stava per entrare [nella casa di Cornelio], questi gli andò incontro e si gettò ai suoi piedi per rendergli omaggio. Ma Pietro lo rialzò, dicendo: «Àlzati: anche io sono un uomo!». Poi prese la parola e disse: «In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga». <br />
Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo discese sopra tutti coloro che ascoltavano la Parola. E i fedeli circoncisi, che erano venuti con Pietro, si stupirono che anche sui pagani si fosse effuso il dono dello Spirito Santo; li sentivano infatti parlare in altre lingue e glorificare Dio. Allora Pietro disse: «Chi può impedire che siano battezzati nell’acqua questi che hanno ricevuto, come noi, lo Spirito Santo?». E ordinò che fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo. Quindi lo pregarono di fermarsi alcuni giorni.</div>
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<strong>SECONDA LETTURA</strong></div>
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<em>Dalla prima lettera di San Giovanni Apostolo (1Gv 4, 7-10)</em></div>
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Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio: chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore. In questo si è manifestato l’amore di Dio in noi: Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio unigenito, perché noi avessimo la vita per mezzo di lui. In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati.</div>
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<strong>VANGELO</strong></div>
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<em>Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 15, 9-17)</em></div>
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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».</div>
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<strong>COMMENTO ALLE LETTURE</strong></div>
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Durante la lettura del Vangelo, nel corso della celebrazione liturgica, è il Signore Gesù Cristo che parla ai suoi discepoli. Oggi ci dice che siamo tutti suoi amici, che gli apparteniamo attraverso la fede e attraverso il battesimo. Egli l’ha provato rivelandoci il suo segreto e la sua missione di Figlio di Dio. Ci ha detto che Dio, nella sua onnipotenza divina, ci ama tutti. Per mezzo di suo Figlio Gesù Cristo, ci ha fatto entrare nella comunione di amore che esiste fin dall’eternità tra lui e suo Figlio. “Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi”. È una parola di verità potente e divina. </div>
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Per tutti quelli che hanno preso coscienza dell’importanza di questo dono divino, conta una sola cosa: mostrarsi degni dell’amore che ci viene nell’amicizia del Figlio di Dio. “Rimanete nel mio amore”. </div>
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Per Gesù Cristo, ciò che è importante innanzitutto è che tutti i suoi amici si amino gli uni gli altri come egli stesso ha amato i suoi discepoli nel corso della sua vita terrena. La più viva espressione di questo amore è stata la sua morte sulla croce per i peccatori. L’amore perfetto del Padre celeste è la felicità e la gioia di suo Figlio. E questa gioia, il Figlio risuscitato la trasmette ai suoi amici nel giorno di Pasqua. “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi!”. Ricevete lo Spirito Santo!”. Egli offre senza sosta la gioia a tutti quelli che credono nella sua parola e per mezzo del battesimo si uniscono a lui e alla sua cerchia di amici, la Chiesa. Chi entra nell’amore di Dio per mezzo di suo Figlio ha ormai una ragione essenziale per essere sempre felice.</div>
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<a href="http://3.bp.blogspot.com/-YLx2NEGhDio/T5PVDn6RxSI/AAAAAAAAEPw/_OtT9wUbEso/s1600/pdfIcon.gif" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-YLx2NEGhDio/T5PVDn6RxSI/AAAAAAAAEPw/_OtT9wUbEso/s1600/pdfIcon.gif" /></a></div>
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