giovedì 21 giugno 2012

Domenica 24 giugno 2012 – Natività di S. Giovanni Battista

PRIMA LETTURA

Dal Libro del Profeta Isaia (Is 49, 1-6)

Ascoltatemi, o isole, udite attentamente, nazioni lontane; il Signore dal seno materno mi ha chiamato, fino dal grembo di mia madre ha pronunciato il mio nome.
Ha reso la mia bocca come spada affilata, mi ha nascosto all’ombra della sua mano,
mi ha reso freccia appuntita, mi ha riposto nella sua faretra. Mi ha detto: «Mio servo tu sei, Israele, sul quale manifesterò la mia gloria». Io ho risposto: «Invano ho faticato, per nulla e invano ho consumato le mie forze. Ma, certo, il mio diritto è presso il Signore, la mia ricompensa presso il mio Dio». Ora ha parlato il Signore, che mi ha plasmato suo servo dal seno materno per ricondurre a lui Giacobbe e a lui riunire Israele poiché ero stato onorato dal Signore e Dio era stato la mia forza – e ha detto: «È troppo poco che tu sia mio servo per restaurare le tribù di Giacobbe e ricondurre i superstiti d’Israele. Io ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza
fino all’estremità della terra».

SECONDA LETTURA

Dagli Atti degli Apostoli (At 13, 22-26)

In quei giorni, [nella sinagoga di Antiochia di Pisìdia,] Paolo diceva:  «Dio suscitò per i nostri padri Davide come re, al quale rese questa testimonianza: “Ho trovato Davide, figlio di Iesse, uomo secondo il mio cuore; egli adempirà tutti i miei voleri”.
Dalla discendenza di lui, secondo la promessa, Dio inviò, come salvatore per Israele, Gesù. Giovanni aveva preparato la sua venuta predicando un battesimo di conversione a tutto il popolo d’Israele. Diceva Giovanni sul finire della sua missione: “Io non sono quello che voi pensate! Ma ecco, viene dopo di me uno, al quale io non sono degno di slacciare i sandali”. Fratelli, figli della stirpe di Abramo, e quanti fra voi siete timorati di Dio, a noi è stata mandata la parola di questa salvezza».

VANGELO

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 1, 57-66.80)

Per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei. Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome».  Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante si aprirono la sua bocca e la sua lingua, e parlava benedicendo Dio.  Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui. Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.

COMMENTO ALLE LETTURE

La liturgia ha scelto il brano di Luca che racconta la nascita del Battista. Una nascita immersa in un'atmosfera di gioia e di stupore. E la sua notizia si diffonde in tutta la regione montuosa della Giudea. Luca vuol farci capire che la nascita di Giovanni è la «prova» che Dio è ancora in mezzo al suo popolo. Se vogliamo però essere fedeli all'intenzione di Luca non dobbiamo leggere il racconto della nascita come un episodio a sé stante e concluso, bensì come l'inizio di una vicenda che va considerata in tutto il suo sviluppo. Luca presenta anzitutto Giovanni come un predicatore, come una «Voce di uno che grida» e a Erode rimprovera la sua convivenza con la moglie del fratello e molte altre malefatte. Andò come si poteva prevedere: fu rinchiuso in prigione. È la sorte dei profeti ed è il segno della loro verità. In secondo luogo Giovanni è presentato come il testimone di Gesù. È forse la sua caratteristica più importante: «Io vi battezzo con acqua, ma sta per venire colui che è più grande di me».
Giovanni - ed è la terza caratteristica - è coraggioso fino al martirio e insieme umile fino a sapersi mettere in disparte. Non approfitta della simpatia delle folle, non si mette a capo del movimento che la sua parola ha suscitato. Vuole unicamente che al centro dell'attenzione sia il Cristo. Gesù è più grande di lui: «Non sono nemmeno degno di sciogliergli i lacci delle scarpe». Infine - tratto sorprendete e importante - Giovanni sa unire alla forza della denuncia e all'austerità della propria vita una meravigliosa capacità di concretezza e moderazione. L'austero Giovanni vive nel deserto ma non dice a nessuno di fare altrettanto. Alle folle raccomanda l'amore fraterno: chi ha due tuniche ne dia una a chi non ne ha. Agli esattori delle tasse che operavano al soldo dello straniero (molti avrebbero detto loro di cambiare lavoro!) dice esplicitamente di non essere esosi, ma giusti. Ai soldati raccomanda di non fare prepotenze, ma di accontentarsi della paga. Quello che conta è dunque il mutamento della vita quotidiana e normale.( da un’omelia di don B. Maggioni)

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