domenica 13 settembre 2009

Domenica 20 settembre 2009 – XXV Domenica del Tempo Ordinario

PRIMA LETTURA
Dal libro della Sapienza (Sap 2, 12.17-20)
Dissero gli empi: «Tendiamo insidie al giusto, perché ci è di imbarazzo ed è contrario alle nostre azioni; ci rimprovera le trasgressioni della legge e ci rinfaccia le mancanze contro l’educazione da noi ricevuta. Vediamo se le sue parole sono vere; proviamo ciò che gli accadrà alla fine. Se il giusto è figlio di Dio, egli l’assisterà, e lo libererà dalle mani dei suoi avversari. Mettiamolo alla prova con insulti e tormenti, per conoscere la mitezza del suo carattere e saggiare la sua rassegnazione. Condanniamolo a una morte infame, perché secondo le sue parole il soccorso gli verrà» .

SECONDA LETTURA
Dalla lettera di San Giacomo Apostolo (Gc 3,16 - 4,3)
Carissimi, dove c’è gelosia e spirito di contesa, c’è disordine e ogni sorta di cattive azioni. La sapienza che viene dall’alto invece è anzitutto pura; poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, senza parzialità, senza ipocrisia. Un frutto di giustizia viene seminato nella pace per coloro che fanno opera di pace. Da che cosa derivano le guerre e le liti che sono in mezzo a voi? Non vengono forse dalle vostre passioni che combattono nelle vostre membra? Bramate e non riuscite a possedere e uccidete; invidiate e non riuscite ad ottenere, combattete e fate guerra! Non avete perché non chiedete; chiedete e non ottenete perché chiedete male, per spendere per i vostri piaceri.

VANGELO
Dal Vangelo secondo Marco (Mc 9, 30-37)
In quel tempo, Gesù e i discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Istruiva infatti i suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma una volta ucciso, dopo tre giorni, risusciterà». Essi però non comprendevano queste parole e avevano timore di chiedergli spiegazioni. Giunsero intanto a Cafarnao. E quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo lungo la via?». Ed essi tacevano. Per la via infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande. Allora, sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti». E, preso un bambino, lo pose in mezzo e abbracciandolo disse loro: «Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato» .

COMMENTO ALLE LETTURE
Il brano di Marco è un annuncio della Passione e poi un insegnamento ai discepoli. Gesù rivela ai discepoli il suo destino, ma i discepoli non comprendono. Gesù replica invitandoli a percorrere anch'essi il suo stesso cammino. Preannuncio della Croce e insegnamento sul comportamento dei discepoli costituiscono dunque un unico discorso che potremmo intitolare: la Croce di Gesù e le sue conseguenze per il discepolo.
Farsi servo e accogliere i piccoli nel suo nome – i due comportamenti che Gesù suggerisce alla sua comunità – sono due modi concreti, due esempi di imitazione del Signore Crocifisso. «Se uno vuole essere il primo, si consideri l'ultimo di tutti e si faccia il servo di tutti»: ecco una di quelle frasi evangeliche che non cessano mai di stupirci: chiare, incisive e dure. Da quando il Figlio di Dio è entrato nella nostra storia e ha percorso la via della Croce tutti i criteri della priorità si sono capovolti: la dignità di una persona non sta nel posto che occupa, nel lavoro che svolge, nelle cose che possiede, nel successo che ottiene: la grandezza si misura unicamente sullo spirito di servizio. Per il cristiano resta fermo che il modello di ogni forma di servizio è sempre e solo Gesù Cristo.
Dopo il servizio – e come esempio di servizio – l'accoglienza: Marco utilizza il verbo «accogliere» in diverse occasioni e con diverse sfumature, tutte però in qualche modo convergenti: c'è l'accoglienza (o il rifiuto) del missionario (6,11), c'è l'accoglienza della Parola (4,20), c'è l'accoglienza del Regno (10,15), c'è l'accoglienza dei piccoli.
Accogliere significa ascoltare, rendersi disponibili, ospitare: soprattutto richiede la capacità di lasciarsi «sconvolgere» (nelle proprie abitudini e nei propri schemi) dalla Parola, o dal missionario, o dal piccolo che si accoglie, e la capacità di porsi al suo servizio. L'accoglienza è, ovviamente, generale, verso tutti: se non fosse così, saremmo in contraddizione con quanto Gesù ci ha detto sul servizio («servo di tutti»).
Tuttavia qui si parla dei «bambini», che nel Vangelo – come si sa – sono il simbolo dei trascurati, di quelli che non contano e che nessuno accoglie. La preferenza è per loro. Gesù li ha cercati, ha avuto per loro tempo, parole e amore: non ha mai ritenuto di avere qualcosa di più importante, o urgente, da fare.
È l'accoglienza dei «piccoli» la verifica dell'autenticità del nostro servizio e della nostra ospitalità.
(Fonte: LaChiesa.it - Omelia di Don Bruno Maggioni)

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