domenica 20 settembre 2009

Domenica 27 settembre 2009 – XXVI Domenica del Tempo Ordinario


PRIMA LETTURA
Dal libro dei Numeri (Nm 11, 25-29)
In quei giorni, il Signore scese nella nube e gli parlò: prese lo spirito che era su di lui e lo infuse sui settanta anziani: quando lo spirito si fu posato su di essi, quelli profetizzarono, ma non lo fecero più in seguito. Intanto, due uomini, uno chiamato Eldad e l’altro Medad, erano rimasti nell’accampamento e lo spirito si posò su di essi; erano fra gli iscritti ma non erano usciti per andare alla tenda; si misero a profetizzare nell’accampamento. Un giovane corse a riferire la cosa a Mosè e disse: «Eldad e Medad profetizzano nell’accampamento». Allora Giosuè, figlio di Nun, che dalla sua giovinezza era al servizio di Mosè, disse: «Mosè, signor mio, impediscili!». Ma Mosè gli rispose: «Sei tu geloso per me? Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore dare loro il suo spirito!» .

SECONDA LETTURA
Dalla lettera di San Giacomo Apostolo (Gc 5, 1-6)
Ora a voi, ricchi: piangete e gridate per le sciagure che vi sovrastano! Le vostre ricchezze sono imputridite, le vostre vesti sono state divorate dalle tarme; il vostro oro e il vostro argento sono consumati dalla ruggine, la loro ruggine si leverà a testimonianza contro di voi e divorerà le vostre carni come un fuoco. Avete accumulato tesori per gli ultimi giorni! Ecco, il salario da voi defraudato ai lavoratori che hanno mietuto le vostre terre grida; e le proteste dei mietitori sono giunte alle orecchie del Signore degli eserciti. Avete gozzovigliato sulla terra e vi siete saziati di piaceri, vi siete ingrassati per il giorno della strage. Avete condannato e ucciso il giusto ed egli non può opporre resistenza.

VANGELO
Dal Vangelo secondo Marco (Mc 9,38-43.45.47-48)
In quel tempo, Giovanni rispose a Gesù dicendo: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava i demòni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato, perché non era dei nostri». Ma Gesù disse: «Non glielo proibite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito dopo possa parlare male di me. Chi non è contro di noi è per noi. Chiunque vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, vi dico in verità che non perderà la sua ricompensa. Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, è meglio per lui che gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato nel mare. Se la tua mano ti scandalizza, tagliala: è meglio per te entrare nella vita monco, che con due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile. Se il tuo piede ti scandalizza, taglialo: è meglio per te entrare nella vita zoppo, che esser gettato con due piedi nella Geenna. Se il tuo occhio ti scandalizza, cavalo: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, che essere gettato con due occhi nella Geenna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue» .
COMMENTO ALLE LETTURE
La lettura evangelica di questa domenica - la collocazione in casa, in un colloquio privato - è un espediente letterario dell'evangelista per indicare che queste parole di Gesù sono particolarmente indirizzate alla sua comunità: potremmo parlare di un «abbozzo di regola comunitaria».
«Maestro, abbiamo un tale, che non era dei nostri, che scacciava i demoni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito». Dietro questa rimostranza di Giovanni traspare quell'egoismo di gruppo (non infrequente, purtroppo), che spesso si maschera di fede ma che in realtà è una delle sue più profonde smentite. Ci sono i discepoli che mal sopportano che lo Spirito soffi dove vuole: ne sono gelosi e si sentono traditi nella loro funzione di testimoni e rappresentanti del Cristo. Vorrebbero che la potenza di Dio passasse solo attraverso le loro mani. Ragionano suppergiù in questi termini: non dovrebbe la potenza di Cristo essere solo nelle nostre mani, così che appaia con chiarezza che noi, noi soli ne siamo i portatori? Gli autentici amici di Dio godono della liberalità dello Spirito e riconoscono le sue manifestazioni, dovunque avvengano: riconoscono il bene dovunque venga fatto, e ne godono.
La sentenza con la quale Gesù conclude questo insegnamento è sorprendente e profondamente ottimista (e, mi sembra, poco citata): «Chi non è contro di noi, è con noi». È il contrario esatto di un'altra sentenza molto più nota (Mt 12,30): «Chi non è con me, è contro di me». Ma non c'è contraddizione fra le due affermazioni, perché si applicano a differenti situazioni. La sentenza di Matteo si rivolge ai discepoli indecisi e amanti dei compromessi, e li richiama al dovere di scelte chiare e nette. Di fronte a Cristo, o alla verità, o al bene dell'uomo, non si può restare neutrali: o di qua o di là. La sentenza di Marco si rivolge invece a discepoli tentati di integralismo.
Un'altra parola di Gesù riguarda lo scandalo verso i piccoli e lo scandalo verso se stessi. Probabilmente Gesù pensava ai maestri della legge del suo tempo che con il peso della loro autorità e con il fascino del loro prestigio dissuadevano i semplici, la gente del popolo, dal seguirlo: erano di inciampo alla fede. Ma si può essere di ostacolo alla fede dei semplici in molti altri modi: con discussioni che turbano, con riforme intempestive, con una pastorale che li trascura.E poi c'è il fatto che l'uomo è spesso scandalo a se stesso, pieno com'è di esitazioni, di compromessi, di facili scuse e di interessi che imprigionano.
Di fronte a questo scandalo il discepolo è invitato a un taglio.
(Fonte: LaChiesa.It - Omelia di Don Bruno Maggioni)

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