domenica 18 ottobre 2009

Domenica 25 ottobre 2009 - XXX Domenica del Tempo Ordinario


PRIMA LETTURA
Dal libro del Profeta Geremia (Ger 31, 7-9)
Così dice il Signore: «Innalzate canti di gioia per Giacobbe, esultate per la prima delle nazioni, fate udire la vostra lode e dite: Il Signore ha salvato il suo popolo, un resto di Israele». Ecco li riconduco dal paese del settentrione e li raduno all’estremità della terra; fra di essi sono il cieco e lo zoppo, la donna incinta e la partoriente; ritorneranno qui in gran folla. Essi erano partiti nel pianto, io li riporterò tra le consolazioni; li condurrò a fiumi d’acqua per una strada dritta in cui non inciamperanno; perché io sono un padre per Israele, Efraim è il mio primogenito.

SECONDA LETTURA
Dalla lettera agli Ebrei (Eb 5, 1-6)
Ogni sommo sacerdote, scelto fra gli uomini, viene costituito per il bene degli uomini nelle cose che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati. In tal modo egli è in grado di sentire giusta compassione per quelli che sono nell’ignoranza e nell’errore, essendo anch’egli rivestito di debolezza; proprio a causa di questa anche per se stesso deve offrire sacrifici per i peccati, come lo fa per il popolo. Nessuno può attribuire a se stesso questo onore, se non chi è chiamato da Dio, come Aronne. Nello stesso modo Cristo non si attribuì la gloria di sommo sacerdote, ma gliela conferì colui che gli disse: Mio figlio sei tu, oggi ti ho generato. Come in un altro passo dice: Tu sei sacerdote per sempre, alla maniera di Melchìsedek”.

VANGELO
Dal Vangelo secondo Marco (Mc 10, 46-52)
In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gerico insieme ai discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Costui, al sentire che c’era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Molti lo sgridavano per farlo tacere, ma egli gridava più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Allora Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». E chiamarono il cieco dicendogli: «Coraggio! Alzati, ti chiama!». Egli, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: «Che vuoi che io ti faccia?». E il cieco a lui: «Rabbunì, che io riabbia la vista!». E Gesù gli disse: «Và, la tua fede ti ha salvato». E subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada.

COMMENTO ALLE LETTURE
Gesù sta uscendo da Gerico, per salire a Gerusalemme. Un cieco, conosciuto come Bartimeo, che ha sentito parlare di Gesù, oppure che l'ha ascoltato in qualche occasione, decide di chiedergli il suo aiuto con determinazione. Quando Gesù passa, si mette a gridare: "Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!". Quante volte avrà pensato di farlo prima di quel giorno? Non è la prima volta che Gesù passa per Gerico. Perché non l'ha fatto prima? Forse l'aveva fatto delicatamente, cercando di non disturbare nessuno, magari chiedendo aiuto per interposta persona.
Condizione essenziale per poter aiutare qualcuno è che lo voglia veramente, con tutto se stesso, senza remore e non saltuariamente. Questa volontà va espressa con i fatti, non basta pensarlo. E' come chi desidera imparare una lingua e va a lezione quando se lo ricorda: potrà mai il maestro insegnargli qualche cosa? Dovrà sempre ricominciare dalla prima lezione, fino a quando si stuferà lui e il maestro. Cosi è di chi chiede aiuto. Ci vuole determinazione e costanza affinché il Signore possa trovare in noi dei collaboratori al suo progetto di salvezza per noi.
Gesù accetta di farsi coinvolgere da Bartimeo, come poco prima aveva accettato il dialogo con il giovane ricco, ma, contrariamente a quest'ultimo, Bartimeo manifesta delle disposizioni diverse: la prima cosa che fa', appena sa che Gesù lo manda a chiamare, butta il suo mantello; cioè le sue ricchezze, il suo passato, la sua personalità, ciò che è e ciò che ha. Balza in piedi e si presenta a mani vuote, non recrimina, non accusa nessuno, si limita a domandare da bisognoso che è, senza vergognarsi.
Non sempre noi abbiamo questa libertà; per paura di disturbare, di esporsi ad un rifiuto doloroso, ad un'ennesima delusione. Preferiamo cercare di accontentarci di ciò che abbiamo dicendo: "C'è chi sta peggio di me"; qualcuno si trova sempre e così ci consoliamo.
Ma questa non è la vita che il Signore vuole donarci.
Gesù ti chiedo di donarmi quella fede che ha permesso a Bartimeo di manifestare il suo bisogno liberamente, e la costanza di lasciarmi aiutare da te seguendoti, come fece Bartimeo.
Fonte: LaChiesa.it -Da un’omelia di padre Paul Devreux

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