martedì 2 marzo 2010

Domenica 7 marzo 2010 - III Domenica di Quaresima

PRIMA LETTURA
Dal Libro dell’Esodo (Es 3, 1-8. 13-15)
In quei giorni, Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di Madian, e condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l’Oreb. L’angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco in mezzo a un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva nel fuoco, ma quel roveto non si consumava. Mosè pensò: «Voglio avvicinarmi a vedere questo grande spettacolo: perché il roveto non brucia?» . Il Signore vide che si era avvicinato per vedere e Dio lo chiamò dal roveto e disse: «Mosè, Mosè!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Non avvicinarti! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è una terra santa!». E disse: «Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe» . Mosè allora si velò il viso, perché aveva paura di guardare verso Dio. Il Signore disse: «Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sorveglianti; conosco infatti le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dalla mano dell’Egitto e per farlo uscire da questo paese verso un paese bello e spazioso, verso un paese dove scorre latte e miele, verso il luogo dove si trovano il Cananeo, l’Hittita, l’Amorreo, il Perizzita, l’Eveo, il Gebuseo. Mosè disse a Dio: «Ecco io arrivo dagli Israeliti e dico loro: Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi. Ma mi diranno: Come si chiama? E io che cosa risponderò loro?». Dio disse a Mosè: «Io sono colui che sono!» . Poi disse: «Dirai agli Israeliti: Io-Sono mi ha mandato a voi». Dio aggiunse a Mosè: «Dirai agli Israeliti: Il Signore, il Dio dei vostri padri, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe mi ha mandato a voi. Questo è il mio nome per sempre; questo è il titolo con cui sarò ricordato di generazione in generazione.

SECONDA LETTURA
Dalla Prima Lettera di San Paolo Apostolo ai Corinzi (1 Cor 10, 1-6. 10-12)

Non voglio che ignoriate, o fratelli, che i nostri padri furono tutti sotto la nube, tutti attraversarono il mare, tutti furono battezzati in rapporto a Mosè nella nuvola e nel mare, tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo. Ma della maggior parte di loro Dio non si compiacque e perciò furono abbattuti nel deserto. Ora ciò avvenne come esempio per noi, perché non desiderassimo cose cattive, come essi le desiderarono. Non mormorate, come mormorarono alcuni di essi, e caddero vittime dello sterminatore. Tutte queste cose però accaddero a loro come esempio, e sono state scritte per ammonimento nostro, di noi per i quali è arrivata la fine dei tempi. Quindi, chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere.

VANGELO
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 13, 1-9)
In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù circa quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva mescolato con quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù rispose: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Sìloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo». Disse anche questa parabola: «Un tale aveva un fico piantato nella vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: Ecco, son tre anni che vengo a cercare frutti su questo fico, ma non ne trovo. Taglialo. Perché deve sfruttare il terreno? Ma quegli rispose: Padrone, lascialo ancora quest’anno finché io gli zappi attorno e vi metta il concime e vedremo se porterà frutto per l’avvenire; se no, lo taglierai».

COMMENTO ALLE LETTURE
"Se non vi convertirete, perirete tutti allo stesso modo!" E un ammonimento severo. Non sempre la predicazione di oggi lo mette in evidenza, e la catechesi sembra averlo radiato dai suoi manuali. Ma allora, è o no il Vangelo che dobbiamo predicare? Questo ammonimento non è dello stesso Cristo? Fedele al suo Maestro, la Chiesa lo propone oggi alla nostra meditazione.
Che cosa significa convertirsi? Significa rispondere alla chiamata di Dio e fare una scelta: orientare decisamente la nostra vita nella direzione indicata da Cristo. Significa liberarsi dall'attrattiva dei beni di quaggiù per volgersi risolutamente verso Dio. Significa spezzare le catene della vana gloria, della gelosia, delle lusinghe del guadagno e della ricchezza, per camminare generosamente al seguito del Signore, preoccupati soprattutto di compiere la volontà di Dio. Significa sforzarci di mantenere le promesse del battesimo: rinunciare al peccato per vivere da figli del Padre.
Questa conversione è necessaria: senza questo sforzo di rinnovamento interiore, senza questo riordino, noi non potremo mai realizzare il nostro eterno destino: "Voi perirete!" - dice Cristo. Dobbiamo dare alle nostre attività un valore eterno, segnandole col marchio dell'amore: l'amore verso Dio, amato sopra ogni cosa; l'amore verso i fratelli, dedicandoci al loro servizio.
Questa conversione è urgente: "Il tempo passa, l'eternità si avvicina". Ci pensiamo? È una follia rimandare sempre al dopo la nostra conversione, chiudere l'orecchio ai richiami di Dio. Temiamo di stancare la sua pazienza! Il fico sterile sarà tagliato prima o poi. "Se noi sentiamo oggi la voce del Signore, non induriamo ancora a lungo il nostro cuore".

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