lunedì 12 aprile 2010

Domenica 11 aprile 2010 - II Domenica di Pasqua

PRIMA LETTURA
Dagli Atti degli Apostoli (At 5, 12-16)
Molti miracoli e prodigi avvenivano fra il popolo per opera degli apostoli. Tutti erano soliti stare insieme nel portico di Salomone; degli altri, nessuno osava associarsi a loro, ma il popolo li esaltava. Intanto andava aumentando il numero degli uomini e delle donne che credevano nel Signore fino al punto che portavano gli ammalati nelle piazze, ponendoli su lettucci e giacigli, perché, quando Pietro passava, anche solo la sua ombra coprisse qualcuno di loro.
Anche la folla delle città vicine a Gerusalemme accorreva, portando malati e persone tormentate da spiriti immondi e tutti venivano guariti.

SECONDA LETTURA
Dal Libro dell’Apocalisse di San Giovanni Apostolo (Ap 1, 9-11.12-13.17.19)
Io, Giovanni, vostro fratello e vostro compagno nella tribolazione, nel regno e nella costanza in Gesù, mi trovavo nell’isola chiamata Patmos a causa della parola di Dio e della testimonianza resa a Gesù. Rapito in estasi, nel giorno del Signore, udii dietro di me una voce potente, come di tromba, che diceva: Quello che vedi, scrivilo in un libro e mandalo alle sette Chiese: a E’feso, a Smirne,a Pèrgamo, a Tiàtira, a Sardi, a Filadèlfia e a Laodicèa. Ora, come mi voltai per vedere chi fosse colui che mi parlava, vidi sette candelabri d’oro e in mezzo ai candelabri c’era uno simile a figlio di uomo, con un abito lungo fino ai piedi e cinto al petto con una fascia d’oro. Appena lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli, posando su di me la destra, mi disse: Non temere! Io sono il Primo e l’Ultimo. Scrivi dunque le cose che hai visto, quelle che sono e quelle che accadranno dopo.

VANGELO
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 20, 19-31)
La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Ge-sù, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!» . Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi». Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi». Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dissero allora gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!» . Poi disse a Tommaso: «Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!». Rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!». Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro. Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

COMMENTO ALLE LETTURE
La morte di Gesù lascia i discepoli in uno stato di confusione e d'abbandono. La vista di Gesù risorto, la sua semplice presenza, cambia tutto; "gioirono al vedere il Signore". Ogni volta che si presenta Gesù dice: "Pace a voi!", e questo è il bisogno di tutti. Da cosa scaturisce questa Pace? Dalla sua presenza. Anche oggi abbiamo bisogno di vedere il Signore, perché questo ci dà Pace. Ecco perché Gesù invita i suoi discepoli a raccontare la loro esperienza a chi non lo vede; non perché credano o si convertano, ma perché anch'essi ricevano quella Pace che aiuta a superare i momenti duri. Contempliamo la settimana di Tommaso. Tutti intorno a lui parlano di Gesù Risorto: Pietro, i discepoli, le donne, quelli d'Emmaus, tutti l'hanno visto tranne che lui. Tommaso vive momenti di rabbia e di tristezza, ma non se ne va, segno che non perde la speranza. Forse si fa qualche senso di colpa pensando ai motivi per cui era assente quando è venuto Gesù, oppure s'incavola ancora di più pensando che non è giusto, ma non se ne va. Capita di vivere questi stati d'animo. La domenica successiva Tommaso, vedendo Gesù e sentendosi proporre di mettere le mani nelle sue ferite, capisce che, non solo Gesù è vivo, ma che era presente quando era arrabbiato e durante tutta questa settimana. Capisce che gli sta sempre accanto e che prega per lui, che Gesù è al suo servizio più che mai. Ecco perché Tommaso è il primo tra gli Apostoli a chiamare Gesù "mio Signore e mio Dio".
Questa esperienza di Tommaso ci fa scuola. C'insegna che abbiamo bisogno di fratelli che ci aiutino con le loro testimonianze, quando non vediamo niente; ma abbiamo anche bisogno, ogni tanto, di toccare con mano, come del resto è stato per tutti i discepoli di Gesù. Sarà anche beato chi si fida e riesce a credere senza vedere, ma io invidio Tommaso, Giovanni che vede Gesù glorioso nel suo esilio a Patmos e tutti quelli che in qualche modo fanno esperienza della sua presenza nella loro vita. Non me ne faccio un senso di colpa perché la considero una santa invidia. Anche se ho toccato con mano anche io questa grande realtà che trasmette Pace, non mi basta mai e non mi basterà mai, per la vita eterna.
Rallegriamoci: siamo chiamati a contemplare una cosa bellissima e, il bello non stanca mai.

Fonte: LaChiesa.It

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