domenica 14 agosto 2011

Domenica 21 Agosto 2011 - XXI Domenica del Tempo Ordinario

PRIMA LETTURA

Dal Libro del Profeta Isaia (Is 22,19-23)

Così dice il Signore a Sebna, maggiordomo del palazzo: «Ti toglierò la carica,
ti rovescerò dal tuo posto. In quel giorno avverrà che io chiamerò il mio servo Eliakìm, figlio di Chelkìa; lo rivestirò con la tua tunica, lo cingerò della tua cintura e metterò il tuo potere nelle sue mani. Sarà un padre per gli abitanti di Gerusalemme e per il casato di Giuda. Gli porrò sulla spalla la chiave della casa di Davide: se egli apre, nessuno chiuderà; se egli chiude, nessuno potrà aprire.
Lo conficcherò come un piolo in luogo solido e sarà un trono di gloria per la casa di suo padre».

SECONDA LETTURA

Dalla lettera di San Paolo Apostolo ai Romani (Rm 11,33-36)

O profondità della ricchezza, della sapienza e della conoscenza di Dio! Quanto insondabili sono i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie! Infatti, chi mai ha conosciuto il pensiero del Signore? O chi mai è stato suo consigliere? O chi gli ha dato qualcosa per primo tanto da riceverne il contraccambio?
Poiché da lui, per mezzo di lui e per lui sono tutte le cose. A lui la gloria nei secoli. Amen.

VANGELO

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 16, 13-20)

In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.

COMMENTO ALLE LETTURE

Nell'episodio raccontato da Matteo è Gesù stesso che prende l'iniziativa di interrogare i discepoli intorno alla propria persona: «Che cosa pensa la gente del Figlio dell'uomo? E voi, chi dite che io sia?».

Per rispondere alla domanda, la gente ricorre a note figure del passato: Giovanni Battista, Elia, Geremia, un profeta. Con questo la gente coglie in qualche modo la grandezza di Gesù, ma non ne coglie la profonda originalità.
Non si può esprimere il significato di Gesù ricorrendo a schemi interpretativi già conosciuti. Pietro va oltre la folla, ed esprime con assoluta chiarezza la messianità e la filiazione divina di Gesù. Matteo si premura di annotare che questa fede non viene da «sangue e carne», ma dal Padre. È dono. È solo la luce che viene da Dio che è in grado di far comprendere il mistero profondo di Gesù.
Sorprendentemente, però, anche la fede di Pietro non è ancora completa, come appare chiaramente se si leggono alcune righe che seguono, ma che la liturgia trascura. Verranno riprese nella prossima domenica.

Dire che Gesù è Figlio di Dio è ancora qualcosa di incompleto, addirittura qualcosa che può dare adito ad equivoci. È la Croce che toglie ogni possibilità di errore. È per questo che Gesù «ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo».

Il passo che stiamo leggendo non è solo interessato alla figura di Gesù, ma anche alla Chiesa. E ci dice anzitutto che la Chiesa appartiene a Cristo: «La mia Chiesa». E ne sottolinea la perenne stabilità: la Chiesa è come una casa costruita sulla roccia, anche se poggia apparentemente sulla fragilità degli uomini: «Le porte degli inferi non prevarranno contro di essa». Una stabilità sicura, ma tormentata. Viene anche suggerito che all'interno della Chiesa si troveranno sempre dei peccatori: per questo la comunità ha bisogno di «legare e sciogliere»: continua il peccato e deve perciò continuare il perdono.

Il ruolo di Pietro nella Chiesa viene descritto ricorrendo a tre metafore: la roccia, le chiavi, legare e sciogliere. Insieme queste tre metafore illustrano molto bene la funzione di Pietro. È la roccia che tiene salda la casa. E ha una piena autorità: «A lui sono affidate le chiavi». E può proibire e permettere, separare e perdonare. Non si dimentichi tuttavia che l'autorità di Pietro è vicaria. Pietro è l'immagine di un Altro, di Cristo, che è il vero Signore della Chiesa. Ma, proprio perché immagine di Cristo, l'autorità di Pietro è piena e indiscussa, persino sottratta alla sua personale santità.

Da un’omelia di Don Bruno Maggioni

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