domenica 7 agosto 2011

Domenica 14 Agosto 2011 - XX Domenica del Tempo Ordinario

PRIMA LETTURA

Dal Libro del Profeta Isaia (Is 56,1.6-7)

Così dice il Signore: «Osservate il diritto e praticate la giustizia, perché la mia salvezza sta per venire, la mia giustizia sta per rivelarsi. Gli stranieri, che hanno aderito al Signore per servirlo e per amare il nome del Signore, e per essere suoi servi, quanti si guardano dal profanare il sabato e restano fermi nella mia alleanza, li condurrò sul mio monte santo e li colmerò di gioia nella mia casa di preghiera. I loro olocausti e i loro sacrifici saranno graditi sul mio altare, perché la mia casa si chiamerà casa di preghiera per tutti i popoli».

SECONDA LETTURA

Dalla lettera di San Paolo Apostolo ai Romani (Rm 11,13-15.29-32)

Fratelli, a voi, genti, ecco che cosa dico: come apostolo delle genti, io faccio onore al mio ministero, nella speranza di suscitare la gelosia di quelli del mio sangue e di salvarne alcuni. Se infatti il loro essere rifiutati è stata una riconciliazione del mondo, che cosa sarà la loro riammissione se non una vita dai morti?
Infatti i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili! Come voi un tempo siete stati disobbedienti a Dio e ora avete ottenuto misericordia a motivo della loro disobbedienza, così anch’essi ora sono diventati disobbedienti a motivo della misericordia da voi ricevuta, perché anch’essi ottengano misericordia.
Dio infatti ha rinchiuso tutti nella disobbedienza, per essere misericordioso verso tutti!

VANGELO

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 15, 21-28)

In quel tempo, partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidòne. Ed ecco una donna Cananèa, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele».
Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.

COMMENTO ALLE LETTURE

Il passo evangelico riprende ancora una volta il tema della fede, indicandone alcune sue caratteristiche fondamentali. Si tratta, anzitutto, di una fede che possiamo indicare meglio con il termine fiducia. Non una fede intellettuale, teorica, che ha come oggetto la dottrina, ma una fede esistenziale, che ha come oggetto l'amore di Dio e il suo aiuto. In una situazione concreta, precisa, di disagio, la donna Cananea si rivolge a Gesù, sicura di essere aiutata. La sua fede è insistente, coraggiosa, umile, più forte dell'apparente rifiuto. La fede deve essere nel contempo sicura e paziente. Non deve lasciarsi scoraggiare nemmeno dal silenzio di Dio: «Non le rivolse neppure la parola». Ma l'episodio della Cananea non svolge soltanto il tema della fede, sottolineandone l'umiltà e la pazienza, bensì anche il tema dell'universalismo. È questo forse il tema più interessante, che Matteo sottolinea di fronte a una comunità tentata di rinchiudersi e di imprigionare la presenza di Dio: Dio è qui e non là, tutto il bene di qua e tutto il male di là. La donna Cananea è una straniera, una pagana. Gesù afferma di essere venuto in primo luogo per Israele, ma poi salva una straniera: un gesto prefiguratore. Il vangelo è aperto anche ai pagani. E c'è di più: non soltanto è aperto ai pagani, ma alle volte si trova più fede in mezzo a loro che all'interno della comunità cristiana. E' un pensiero, questo, che nel vangelo di Matteo ritorna con sorprendente frequenza: i magi vengono da lontano a cercare Gesù, mentre Erode e gli abitanti di Gerusalemme lo rifiutano; Dio può far sorgere figli di Abramo anche nelle pietre; il centurione pagano ha più fede degli israeliti; gli abitanti di Ninive e la regina del Sud sono più disponibili di «questa generazione». Torniamo a questo episodio. Il gioco delle domande e delle risposte tra Gesù e la donna verte sul posto che i pagani occupano nel disegno di Dio. I figli sono gli ebrei, i cagnolini sono i pagani. Gesù giustifica il suo rifiuto appellandosi al piano di Dio, come se questo piano contemplasse un prima (i giudei) e solo eventualmente dopo un poi (i pagani). Così in effetti si pensava. Ma la donna riprende l'immagine di Gesù e la sviluppa capovolgendola. Non rifiuta la priorità di Israele, però ricorda che anche i pagani hanno un posto. C'è modo e modo di intendere la priorità. Anche l'amore di Dio può avere le sue priorità, ma si tratta sempre di priorità che non separano e non escludono. Se i figli sono i primi non è per escludere gli altri, ma per far posto anche agli altri. E così per la parola di una donna pagana la priorità, che Israele vantava, viene allargata e purificata. E Gesù riconosce e ne dà atto, come se quella donna pagana lo avesse in un certo senso illuminato. Anche dai pagani può venire una parola di verità.

Da un’omelia di Don Bruno Maggioni

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