lunedì 24 agosto 2009

Domenica 30 agosto 2009 – XXII Domenica del Tempo Ordinario

PRIMA LETTURA
Dal libro del Deuteronomio (Dt 4, 1-2. 6-8)
Dal libro del Deuteronomio. Mosè parlò al popolo dicendo: «Ora dunque, Israele, ascolta le leggi e le norme che io vi insegno, perché le mettiate in pratica, perché viviate ed entriate in possesso del paese che il Signore, Dio dei vostri padri, sta per darvi. Non aggiungerete nulla a ciò che io vi comando e non ne toglierete nulla; ma osserverete i comandi del Signore Dio vostro che io vi prescrivo. Le osserverete dunque e le metterete in pratica perché quella sarà la vostra saggezza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli, i quali, udendo parlare di tutte queste leggi, diranno: Questa grande nazione è il solo popolo saggio e intelligente. Infatti qual grande nazione ha la divinità così vicina a sé, come il Signore nostro Dio è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo? E qual grande nazione ha leggi e norme giuste come è tutta questa legislazione che io oggi vi espongo?».

SECONDA LETTURA
Dalla lettera di San Giacomo Apostolo (Gc 1, 17-18. 21-27)
Fratelli miei carissimi, ogni buon regalo e ogni dono perfetto viene dall’alto e discende dal Padre della luce, nel quale non c’è variazione né ombra di cambiamento. Di sua volontà egli ci ha generati con una parola di verità, perché noi fossimo come una primizia delle sue creature. Lo sapete, fratelli miei carissimi: sia ognuno pronto ad ascoltare, lento a parlare, lento all’ira. Perché l’ira dell’uomo non compie ciò che è giusto davanti a Dio. Perciò, deposta ogni impurità e ogni resto di malizia, accogliete con docilità la parola che è stata seminata in voi e che può salvare le vostre anime. Siate di quelli che mettono in pratica la parola e non soltanto ascoltatori, illudendo voi stessi. Perché se uno ascolta soltanto e non mette in pratica la parola, somiglia a un uomo che osserva il proprio volto in uno specchio: appena s’è osservato, se ne va, e subito dimentica com’era. Chi invece fissa lo sguardo sulla legge perfetta, la legge della libertà, e le resta fedele, non come un ascoltatore smemorato ma come uno che la mette in pratica, questi troverà la sua felicità nel praticarla. Se qualcuno pensa di essere religioso, ma non frena la lingua e inganna così il suo cuore, la sua religione è vana. Una religione pura e senza macchia davanti a Dio nostro Padre è questa: soccorrere gli orfani e le vedove nelle loro afflizioni e conservarsi puri da questo mondo.

VANGELO
Dal Vangelo secondo Marco (Mc 7,1-8.14-15.21-23)
In quel tempo, si riunirono attorno a lui i farisei e alcuni degli scribi venuti da Gerusalemme. Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani immonde, cioè non lavate i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavate le mani fino al gomito, attenendosi alla tradizione degli antichi, e tornando dal mercato non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, stoviglie e oggetti di rame quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani immonde?». Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano essi mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini». Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e intendete bene: non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa contaminarlo; sono invece le cose che escono dall’uomo a contaminarlo». Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive: fornicazioni, furti, omicidi, adultèri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dal di dentro e contaminano l’uomo» .

COMMENTO ALLE LETTURE

Nel lungo racconto di Marco Gesù si rivolge a diversi interlocutori: dapprima Gesù e i farisei, poi Gesù e la folla, infine Gesù e i discepoli. Questo mutamento di interlocutori vuole significare che le parole di Gesù non sono soltanto una risposta alla domanda degli scribi, ma anche un insegnamento per chiunque, in particolare per la comunità cristiana. Anzi, se si guarda ancor meglio, ci si accorge che l'intenzione dell'evangelista non è semplicemente di proporci un insegnamento, ma anche di sottolineare la cecità e la non intelligenza degli stessi discepoli. Dunque, non un giudizio sui difetti degli altri, ma un avvertimento per noi. C'è una prima importante affermazione, tanto importante che è ribadita tre volte: «Trascurate il comandamento di Dio per attaccarvi alla tradizione degli uomini»; «Davvero eludete il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione»; «Rendete vana la parola di Dio per osservare la vostra tradizione che voi avete tramandato». Per tradizioni degli uomini qui si intendono le tradizione «religiose», cioè quei precetti e consigli che gli uomini hanno escogitato, di epoca in epoca, per tradurre nel concreto il comandamento di Dio e per applicarlo ai vari casi della vita. Uno sforzo doveroso e irrinunciabile, sul quale tuttavia occorre vigilare: c'è infatti il rischio che le molte tradizioni con le quali si vuole circondare di venerazione il comando di Dio e applicarlo ai molteplici casi della vita finiscano col far perdere di vista l'essenziale; o il rischio di dimenticare che le tradizioni degli uomini possono andar bene in un'epoca e non necessariamente in un'altra, legate come sono al mutare delle situazioni. C'è una seconda affermazione importante: «Dichiarava mondi tutti gli elementi». I farisei solevano purificarsi prima della preghiera, evitavano pagani e peccatori, si lavavano scrupolosamente le mani prima dei pasti, compivano abluzioni al ritorno dal mercato, distinguevano fra cibi puri ed impuri. Gesù abolisce tutto questo. Anch'egli parla di purificazione, ma in un altro senso. Le molte osservanze esteriori possono far dimenticare ciò che più conta: la rettitudine, la giustizia e l'amore. E' una seconda forma palese di ipocrisia: si cura l'esterno e si dimentica l'interno. Si combatte il male dove non c'è per evitare di cercarlo là dove veramente esso si annida, cioè dentro di noi.Ed ecco una terza affermazione importante: non è ciò che entra nell'uomo che lo contamina, ma ciò che esce dal suo cuore. Nel linguaggio biblico il cuore è il luogo delle decisioni, dove avviene la scelta fra il bene e il male, fra Dio o noi stessi. Il primo dovere dell'uomo è di tenere in ordine il cuore. (LaChiesa.it - Omelia di Don Bruno Maggioni)

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