lunedì 31 agosto 2009

Domenica 6 settembre 2009 – XXIII Domenica del Tempo Ordinario

PRIMA LETTURA
Dal libro del Profeta Isaia (Is 35, 4-7)
Dite agli smarriti di cuore: «Coraggio! Non temete; ecco il vostro Dio, giunge la vendetta, la ricompensa divina. Egli viene a salvarvi». Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi. Allora lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto, perché scaturiranno acque nel deserto, scorreranno torrenti nella steppa. La terra bruciata diventerà una palude, il suolo riarso si muterà in sorgenti d’acqua.

SECONDA LETTURA
Dalla lettera di San Giacomo Apostolo (Gc 2, 1-5)
Fratelli miei, non mescolate a favoritismi personali la vostra fede nel Signore nostro Gesù Cristo, Signore della gloria. Supponiamo che entri in una vostra adunanza qualcuno con un anello d’oro al dito, vestito splendidamente, ed entri anche un povero con un vestito logoro. Se voi guardate a colui che è vestito splendidamente e gli dite: «Tu siediti qui comodamente», e al povero dite: «Tu mettiti in piedi lì», oppure: «Siediti qui ai piedi del mio sgabello», non fate in voi stessi preferenze e non siete giudici dai giudizi perversi? Ascoltate, fratelli miei carissimi: Dio non ha forse scelto i poveri nel mondo per farli ricchi con la fede ed eredi del regno che ha promesso a quelli che lo amano?

VANGELO
Dal Vangelo secondo Marco (Mc 7, 31-37)
In quel tempo, Gesù, di ritorno dalla regione di Tiro, passò per Sidone, dirigendosi verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. E gli condussero un sordomuto, pregandolo di imporgli la mano. E portandolo in disparte lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e disse: «Effatà» cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo raccomandava, più essi ne parlavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa; fa udire i sordi e fa parlare i muti!» .

COMMENTO ALLE LETTURE

Per comprendere il Vangelo di questa domenica è anzitutto necessario osservare per esempio l'annotazione geografica che introduce l'episodio: Gesù si trova nel territorio della Decapoli, cioè in una regione pagana. Il racconto acquista in tal modo il significato di universalità. Il miracolo è in favore di una persona che, secondo la concezione del tempo, avrebbe dovuto essere esclusa dalla salvezza, o per lo meno avrebbe dovuto essere raggiunta in un secondo momento: prima gli ebrei, poi i pagani.
L'evangelista ci fa comprendere che il «prima» e il «poi» appartengono alla grettezza dell'uomo, non all'amore di Dio.
Lo sguardo rivolto al cielo – lo stesso gesto che Gesù ha compiuto alla moltiplicazione dei pani – indica la preghiera. Alle volte Gesù compie i miracoli con l'autorità della sua Parola, per così dire a nome proprio, dimostrando in tal modo di non essere semplicemente un profeta di Dio, ma Dio egli stesso. Alle volte invece, come nel nostro caso, Gesù ricorre alla preghiera, per insegnarci che la salvezza è un puro dono della grazia di Dio: un dono da chiedere, non da pretendere.
Il comando di non divulgare il fatto è nel Vangelo di Marco un tratto quasi abituale. Con questo l'evangelista ci insegna due cose: la prima è che il tempo messianico è arrivato; la seconda è che per intendere nel giusto modo la vera natura della messianità di Cristo non bastano i miracoli, occorre attendere la sua passione e la sua Croce. Ma i fatti parlano da soli, e più Gesù vuole che rimangano segreti e più si diffondono.
La reazione della folla è di immenso stupore: l'espressione greca parla di una meraviglia tanto intensa che non troviamo in nessuna altra parte del Vangelo. Una meraviglia che non sembra nascere unicamente da questo episodio particolare, ma dall'intera azione di Gesù: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti».
Queste parole della folla – che sono un vero e proprio giudizio sull'intero operato di Cristo – sono una citazione del profeta Isaia (35,3-6): la prima lettura della messa): «Dite agli scoraggiati: coraggio, non abbiate paura, ecco il vostro Dio, Egli viene a salvarvi; si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi, lo zoppo salterà come un cervo e la lingua di muto griderà di gioia». La folla scorge dunque nel miracolo il segno che le profezie si sono compiute.
Gesù è il salvatore atteso.
Ma le parole della folla alludono anche al racconto della creazione (Gn 1,31): «Iddio vide tutto quello che aveva fatto, ed ecco, era molto buono».
Il miracolo compiuto da Gesù è il segno che sta iniziando una nuova creazione.
(LaChiesa.It - Omelia di Don Bruno Maggioni)

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