domenica 10 gennaio 2010

Domenica 17 gennaio 2010 - II Domenica del Tempo Ordinario

PRIMA LETTURA
Dal Libro del Profeta Isaia (Is 62,1-5)
Per amore di Dio non mi terrò in silenzio, per amore di Gerusalemme non mi darò pace, finché non sorga come stella la sua giustizia e la sua salvezza non risplenda come lampada. Allora i popoli vedranno la tua giustizia, tutti i re la tua gloria; ti si chiamerà con un nome nuovo che la bocca del Signore indicherà. Sarai una magnifica corona nella mano del Signore, un diadema regale nella palma del tuo Dio. Nessuno ti chiamerà più Abbandonata, né la tua terra sarà più detta Devastata, ma tu sarai chiamata Mio compiacimento e la tua terra, Sposata, perché il Signore si compiacerà di te e la tua terra avrà uno sposo. Sì, come un giovane sposa una vergine, così ti sposerà il tuo architetto; come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te.

SECONDA LETTURA
Dalla Prima Lettera di San Paolo Apostolo ai Corinzi (1 Cor 12, 4-11)
Fratelli, vi sono diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l’utilità comune: a uno viene concesso dallo Spirito il linguaggio della sapienza; a un altro invece, per mezzo dello stesso Spirito, il linguaggio di scienza; a uno la fede per mezzo dello stesso Spirito; a un altro il dono di far guarigioni per mezzo dell’unico Spirito; a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di distinguere gli spiriti; a un altro le varietà delle lingue; a un altro infine l’interpretazione delle lingue. Ma tutte queste cose è l’unico e il medesimo Spirito che le opera, distribuendole a ciascuno come vuole.

VANGELO
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 2, 1-12)
In quel tempo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno più vino». E Gesù rispose: «Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora». La madre dice ai servi: «Fate quello che vi dirà». Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le giare»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora attingete e portatene al maestro di tavola». Ed essi gliene portarono. E come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l’acqua), chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un pò brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono». Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui. Dopo questo fatto, discese a Cafarnao insieme con sua madre, i fratelli e i suoi discepoli e si fermarono colà solo pochi giorni.

COMMENTO ALLE LETTURE
Il gesto compiuto da Gesù a Cana di Galilea è una manifestazione messianica, come il Battesimo al Giordano. Ma mentre al Battesimo è il Padre che svela il significato profondo del Cristo, qui è Gesù stesso che si manifesta. Il miracolo non sottolinea la potenza del Cristo, ma è piuttosto attento ad alcuni particolari, come l'abbondanza del vino, la sua ottima qualità, il fatto stesso che esso sostituisca l'acqua preparata per le abluzioni rituali. Sono tutti tratti messianici. Gesù è il Messia, al nuova Alleanza e la nuova legge. Ma si noti subito un particolare importante. Nella messianità di Gesù è contenuta l'idea di un cambiamento: c'è qualcosa di vecchio (l'acqua) che deve venir meno per lasciar posto a qualcosa di nuovo (il vino). L'antica legge deve lasciar posto alla nuova. Il messianismo che Gesù rivela a Cana di Galilea è tutto proteso verso l'ora, che sappiamo essere l'ora della Croce e risurrezione. È proprio alla luce della Croce che si capisce la natura profonda della gloria che a Cana, per la prima volta, si è fatta manifesta. Potrebbe sembrare strano e scandaloso affermare che la gloria si riveli sulla Croce, che è il luogo dell'umiliazione e della sconfitta. Ma Giovanni insiste su questo pensiero. E ha ragione. La gloria di Dio, (in altre parole ciò che lo rivela al mondo, ciò che lo visibilizza: questo è, appunto, il significato di gloria) è l'inaudita potenza dell'amore che resta fedele fino al martirio. I discepoli credettero in Gesù. Non si crede in una cosa o in una dottrina, ma in una persona. Il discepolo si fida di Gesù, si abbandona a lui e si lascia condurre. Come l'atteggiamento di Maria: «Fate qualunque cosa vi dirà», «Fate qualunque cosa vi dirà». La messianità di Gesù include un passaggio dal vecchio al nuovo. La fede è conversione, apertura al nuovo, disponibilità. Come la fede di Maria che accetta l'apparente rifiuto e si lascia condurre verso un'attesa superiore. «Non hanno più vino»: queste parole di Maria esprimono, discretamente, la speranza del miracolo. La risposta di Gesù esprime una chiara reticenza, pur acconsentendo, poi, a fare il miracolo. La reticenza di Gesù ha lo scopo di far passare la fede della Chiesa (di cui Maria è il modello) da una fede incipiente a una fede più matura. Gli uomini cercano nel miracolo la soluzione a un loro imbarazzo: Gesù fa il miracolo per una rivelazione superiore. Approfondiamo la risposta di Maria: La madre dice ai servi: "Fate quello che vi dirà". Lo dice a loro, ma lo dice prima a se stessa: pienamente fiduciosa nella Parola del Figlio si dispone a seguire il cammino che lui le indica. Un cammino che, come quello del Figlio stesso e di ogni discepolo, richiede l'abbassamento per condurre all'esaltazione. Anche questa volta la sua umiltà viene esaltata: Gesù compie il miracolo del vino come gesto che esprime in anticipo il frutto della sua ora: la festa della liberazione piena, della vittoria di sulla morte. Maria, immagine e modello di ogni discepolo, ci invita a fare come lei e ci accompagna nel nostro esodo. Anche noi siamo chiamati ad abbassarci per essere esaltati, a farci piccoli e metterci a servizio per diventare grandi, a perdere la vita per salvarla. Per questo, accogliamo oggi il suo invito: qualunque cosa sia, "facciamo quello che Gesù ci dirà".

Fonte: LaChiesa.It - da un’omelia di Don Bruno Maggioni

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