martedì 26 gennaio 2010

Domenica 7 febbraio 2010 - V Domenica del Tempo Ordinario


PRIMA LETTURA
Dal Libro del Profeta Isaia (Is 6, 1-2. 3-8)
Nell’anno in cui morì il re Ozia, io vidi il Signore seduto su un trono alto ed elevato; i lembi del suo manto riempivano il tempio. Attorno a lui stavano dei serafini, ognuno aveva sei ali; con due si copriva la faccia, con due si copriva i piedi e con due volava. Proclamavano l’uno all’altro: «Santo, santo, santo è il Signore degli eserciti. Tutta la terra è piena della sua gloria». Vibravano gli stipiti delle porte alla voce di colui che gridava, mentre il tempio si riempiva di fumo. E dissi: «Ohimè! Io sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure io sono e in mezzo a un popolo dalle labbra impure io abito; eppure i miei occhi hanno visto il re, il Signore degli eserciti». Allora uno dei serafini volò verso di me; teneva in mano un carbone ardente che aveva preso con le molle dall’altare. Egli mi toccò la bocca e mi disse: «Ecco, questo ha toccato le tue labbra, perciò è scomparsa la tua iniquità e il tuo peccato è espiato». Poi io udii la voce del Signore che diceva: «Chi manderò e chi andrà per noi?». E io risposi: «Eccomi, manda me!».

SECONDA LETTURA
Dalla Prima Lettera di San Paolo Apostolo ai Corinzi (1 Cor 15,1-11)
Vi rendo noto, fratelli, il vangelo che vi ho annunziato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi, e dal quale anche ricevete la salvezza, se lo mantenete in quella forma in cui ve l’ho annunziato. Altrimenti, avreste creduto invano!
Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici. In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto. Io infatti sono l’infimo degli apostoli, e non sono degno neppure di essere chiamato apostolo, perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. Per grazia di Dio però sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana; anzi ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me. Pertanto, sia io che loro, così predichiamo e così avete creduto.

VANGELO
Dal Vangelo secondo Luca (L 5, 1-11)
In quel tempo, mentre, levato in piedi, stava presso il lago di Genèsaret e la folla gli faceva ressa intorno per ascoltare la parola di Dio, vide due barche ormeggiate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedutosi, si mise ad ammaestrare le folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e calate le reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». E avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesci e le reti si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche al punto che quasi affondavano. Al veder questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontanati da me che sono un peccatore». Grande stupore infatti aveva preso lui e tutti quelli che erano insieme con lui per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

COMMENTO ALLE LETTURE
Anziché soffermarsi sulla chiamata dei discepoli, come fanno Marco e Matteo nei passi paralleli, Luca preferisce concentrarsi sulla forza della Parola. Annunciare la Parola è il primo compito del discepolo, come già suggerisce la scena introduttiva: Gesù, seduto sulla barca di Simone, annuncia la Parola alla folla che accorse ad ascoltarlo. Il successo della missione del discepolo sta tutta nella forza della Parola di Gesù. Se il discepolo si affida a se stesso la pesca è fallimentare, se invece si fida della parola di Gesù la pesca è abbondante. La risposta di Pietro all'ordine di Gesù («Sulla tua parola calerò le reti»), esprime certamente una grande obbedienza, ma anche, e forse più, una grande fiducia. È infatti in obbedienza a un ordine che la propria esperienza sembra assurda e inutile: «Abbiamo faticato la notte senza prendere nulla». Dunque Pietro si fida della parola di Gesù nonostante le verifiche che potevano giustificare il contrario. Per Luca il discepolo è colui che intraprende l'esistenza missionaria. Le implicazioni – a questo punto – possono essere numerose. Ma almeno una è indispensabile: la comunità cristiana nel suo sforzo missionario deve essere unicamente ricca di fede nella Parola di Dio: non deve appoggiarsi ad altro, non deve cercare altro, sia pure con la scusa di servirsene per il Vangelo. Sperimentando la forza della Parola di Gesù, Pietro prova un grande stupore e prende coscienza, improvvisamente, di tutta la sua indegnità: «Signore, allontanati da me che sono peccatore». Il discepolo non deve ignorare il proprio peccato e la propria debolezza, i propri limiti; ne deve avere, anzi, una lucida consapevolezza, ma deve anche sapere che la potenza di Dio sa trionfare sul peccato e sulla debolezza: come Pietro che si decide per il Maestro anche se peccatore. Si decide fidandosi del Signore che dice: «Non temere». La debolezza è superata dalla potenza di Dio. Da ultimo, il brano di questa domenica si conclude con una sottolineatura della radicalità del distacco: «Lasciarono tutto e lo seguirono». È una sottolineatura conforme alla spiritualità del terzo evangelista: gli è infatti abituale sottolineare la radicalità del distacco, drasticamente, ogni volta che parla delle condizioni per essere discepolo. Qualche esempio: «Vendete tutto ciò che avete e datelo in elemosina» (12,33); «Chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi non può essere mio discepolo» (14,33); «Vendi tutto quello che hai e distribuiscilo ai poveri» (18,21).

Fonte: LaChiesa.It - da un’omelia di Don B. Maggioni

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