domenica 6 marzo 2011

Domenica 13 Marzo 2011 – I Domenica di Quaresima

PRIMA LETTURA

Dal Libro della Genesi (Gen 2,7-9; 3,1-7)

Il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente. Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l’uomo che aveva plasmato. Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, e l’albero della vita in mezzo al giardino e l’albero della conoscenza del bene e del male. Il serpente era il più astuto di tutti gli animali selvatici che Dio aveva fatto e disse alla donna: «È vero che Dio ha detto: “Non dovete mangiare di alcun albero del giardino”?». Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: “Non dovete mangiarne e non lo dovete toccare, altrimenti morirete”». Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio, conoscendo il bene e il male». Allora la donna vide che l’albero era buono da mangiare, gradevole agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch’egli ne mangiò. Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e conobbero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture.

SECONDA LETTURA

Dalla lettera di San Paolo Apostolo ai Romani (forma breve: Rm 5,12.17-19)

Fratelli, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e, con il peccato, la morte, così in tutti gli uomini si è propagata la morte, poiché tutti hanno peccato. Infatti se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo.
Come dunque per la caduta di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l’opera giusta di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione, che dà vita. Infatti, come per la disobbedienza di un solo uomo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l’obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti.

VANGELO

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 4, 1-11)

In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”».
Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”». Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vattene, satana! Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”». Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.

COMMENTO ALLE LETTURE

Sostanzialmente il diavolo suggerisce a Gesù di percorrere una via messianica conforme alle attese popolari. Lo storico ebreo Giuseppe Flavio racconta - ad esempio - che uomini fanatici sobillavano il popolo invitandolo a recarsi nel deserto perché là Dio avrebbe ripetuto il prodigio della manna, o a recarsi sulla spianata del tempio dove Dio sarebbe prodigiosamente disceso dal cielo, e assicuravano che il Messia avrebbe assunto la sovranità sul mondo intero. Conformarsi alle attese del popolo (per essere in tal modo accettato e popolare) o attenersi alla parola di Dio? Ecco la prova.

Prima tentazione: «Se sei Figlio di Dio dì a questi sassi che diventino pane». Non si tratta semplicemente di soddisfare la fame, ma di usare la potenza di Dio a proprio vantaggio. Gesù più tardi moltiplicherà i pani, ma per la folla, non per sé. Egli non ha mai sfruttato la sua condizione di Figlio di Dio a proprio vantaggio, come riconosceranno - sia pure ironicamente - i notabili e i soldati sotto la Croce: «Ha salvato altri, salvi se stesso se davvero è il Messia».
Seconda tentazione: «Se sei Figlio di Dio buttati giù». Buttarsi dal tempio può apparire un gesto che manifesta la grandiosità della potenza di Dio: un gesto che rivela la sua gloria. Certo soddisfa il discepolo, che in tal modo può vantarsi della potenza del proprio Dio. Ma nulla, o ben poco, dice dell'identità del vero Dio, che è amore. Buttarsi dal tempio è spettacolo, non rivelazione.
Terza tentazione: Satana «Gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e disse: se ti prostrerai davanti a me sarà tutto tuo». È la via del potere, inteso come volontà di dominio che si impone con la forza: una via per molti efficace e risolutiva, tanto da tentare anche spiriti religiosi. Invece passa necessariamente per l'adorazione di Satana. In questa terza proposta del tentatore sono da notare il vocabolo gloria e l'insistenza sull'universalità: «tutti i regni... tutte queste cose». I regni della terra non appartengono a Satana. Ma la loro arroganza sì. Desiderare di dominare il mondo è idolatria. Su questo il diavolo è sincero: «Se ti prostrerai davanti a me». Quanto abbiamo detto non impedisce di ritrovare nella triplice prova di Gesù anche la dimensione morale, personale e quotidiana, interna a ciascuno: quella di servirsi persino della potenza di Dio per avere o potere o farsi valere. Atteggiamenti questi che corrispondono ai canoni del mondo, ma non al Vangelo. La potenza di Dio è donata per amare e servire, non per avere, potere e farsi valere.

Da un’omelia di Don Bruno Maggioni

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