mercoledì 9 marzo 2011

Domenica 20 Marzo 2011 – II Domenica di Quaresima

PRIMA LETTURA

Dal Libro della Genesi (Gen 12, 1-4)

In quei giorni, il Signore disse ad Abram: «Vàttene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherò.
Farò di te una grande nazione e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e possa tu essere una benedizione. Benedirò coloro che ti benediranno e coloro che ti malediranno maledirò, e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra». Allora Abram partì, come gli aveva ordinato il Signore.

SECONDA LETTURA

Dalla seconda lettera di San Paolo Apostolo a Timoteo (2 Tm 1, 8-10)

Figlio mio, con la forza di Dio, soffri con me per il Vangelo. Egli infatti ci ha salvati e ci ha chiamati con una vocazione santa, non già in base alle nostre opere, ma secondo il suo progetto e la sua grazia. Questa ci è stata data in Cristo Gesù fin dall’eternità, ma è stata rivelata ora, con la manifestazione del salvatore nostro Cristo Gesù. Egli ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita e l’incorruttibilità per mezzo del Vangelo.

VANGELO

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 17, 1-9)

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.
Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».

COMMENTO ALLE LETTURE

Gesù si trasfigura: le vesti candide e il volto splendente ci pongono in direzione del Figlio dell'uomo di Daniele, glorioso e vincitore, e ci rivelano che Gesù, incamminato verso la Croce, è in realtà il Signore, è il Risorto.

La via che Gesù sta percorrendo nasconde un significato pasquale. Ma si tratta di un anticipo fugace e provvisorio: la strada da percorrere è ancora quella della Croce. E difatti i tre discepoli prediletti, chiamati a vedere in anticipo la gloria di Gesù, sono i medesimi che nel Getsemani, saranno chiamati a vedere la sua debolezza.

La trasfigurazione non è soltanto la rivelazione dell'identità profonda di Gesù e del suo cammino. È nel contempo una rivelazione dell'identità del discepolo. La via del discepolo è ugualmente incamminata verso la croce e la risurrezione. Nel cammino della fede non mancano momenti chiari, gioiosi, all'interno della fatica dell'esistenza cristiana. Occorre saperli scorgere e saperli leggere. Il loro carattere è però fugace e provvisorio, e il discepolo deve imparare ad accontentarsi. Non sono il definitivo, la meta, ma soltanto un anticipo profetico di essa.

Mosè ed Elia sono personaggi particolarmente qualificati a discorrere con Gesù nel suo cammino. Mosè guidò il popolo di Dio nel passaggio dall'Egitto alla terra promessa. Chiamato da Dio a guidare la marcia di Israele verso la libertà, provò ripetutamente l'amarezza della contestazione e dell'abbandono; e morì alle soglie della terra promessa, senza la soddisfazione di entrarvi. Ma Mosè non venne mai meno nella sua fede. Elia - profeta fra i più tenaci, insofferente a ogni forma di idolatria e della corruzione del governo - conobbe la via della fuga, del deserto e della solitudine, ma anche la gioia della presenza del Signore e il conforto della sua parola.

Gesù è incamminato verso la Croce, ma è il profeta definitivo, l'ultima parola di Dio: «ascoltatelo». L'atteggiamento fondamentale del suo discepolo è l'ascolto.

«Sollevando gli occhi non videro più nessuno, se non Gesù solo»: il discepolo non vede più la gloria del Signore Gesù, gli resta però il Gesù terreno e gli resta la parola della voce che gli spiega chi Egli è. Non si tratta di una parola che trasmette nozioni qualsiasi. Racconta chi è Dio, chi siamo noi, e qual è il senso della storia nella quale viviamo. Dunque una parola che indica ciò che dobbiamo fare e come dobbiamo interpretare le cose che accadono. Non resta che ascoltarla con cuore attento, obbedienza e conversione.

Questa è la fede. E questa è l'unica via che conduce alla Pasqua.

Da un’omelia di Don Bruno Maggioni

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