sabato 18 giugno 2011

Domenica 12 Giugno 2011 – Domenica di Pentecoste

PRIMA LETTURA

Dagli Atti degli Apostoli (At 2, 1-11)

Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi. Abitavano allora a Gerusalemme Giudei osservanti, di ogni nazione che è sotto il cielo. A quel rumore, la folla si radunò e rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua. Erano stupiti e, fuori di sé per la meraviglia, dicevano: «Tutti costoro che parlano non sono forse Galilei? E come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamìti; abitanti della Mesopotàmia, della Giudea e della Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia, della Frìgia e della Panfìlia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, Romani qui residenti, Giudei e prosèliti, Cretesi e Arabi, e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio».

SECONDA LETTURA

Dalla prima lettera di San Paolo Apostolo ai Corinzi (1Cor 12,3b-7.12-13)

Fratelli, nessuno può dire: «Gesù è Signore!», se non sotto l’azione dello Spirito Santo. Vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune. Come infatti il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo. Infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito.

VANGELO

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 20, 19-23)

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

COMMENTO ALLE LETTURE

Luca descrive la venuta dello Spirito utilizzando i simboli classici che accompagnano l'azione di Dio: il vento, il terremoto e il fuoco. Ma nel suo racconto c'è un simbolo in più: le lingue si dividono e si posano su ciascuno dei presenti, cosicché «incominciarono a parlare in altre lingue». Con questo diventa chiaro il compito di unità e di universalità a cui lo Spirito chiama la sua Chiesa.

Luca si dilunga anche nel dire che la folla accorsa era composta di uomini di varie nazionalità. E aggiunge: «Ciascuno li sentiva parlare nella sua propria lingua». È come dire che lo Spirito non ha una sua lingua, né si lega a una lingua o a una cultura particolare, ma si esprime attraverso tutte. Con la venuta dello Spirito a Pentecoste e la nascita della comunità cristiana inizia in seno all'umanità una storia nuova, rovesciata rispetto alla storia di Babele. Nell'antico racconto della Genesi si legge che gli uomini hanno voluto, come conquista propria e non come dono, raggiungere Dio. È l'eterna tentazione dell'uomo di voler costruire una città senza Dio e cercare salvezza in se stessi. Ma al di fuori di Dio l'uomo non trova che confusione e dispersione. A Babele uomini della stessa lingua non si intendono più. A Pentecoste invece uomini di lingue diverse si incontrano e si intendono.

Il compito che lo Spirito affida alla sua Chiesa è di imprimere alla storia umana un movimento di riunificazione. Ma nello Spirito, nella libertà e attorno a Dio.
Lo Spirito trasforma un gruppo di persone racchiuse nel Cenacolo, al riparo, in testimoni consapevoli e coraggiosi. Apre i discepoli sul mondo e dà loro il coraggio di proporsi in pubblico, raccontando davanti a tutti «le grandi opere di Dio».

Tuttavia lo Spirito non sottrae la Chiesa all'incomprensione e al dissenso. Rende efficace l'annuncio, ma non lo sottrae alla discussione: «Alcuni erano stupiti e perplessi... altri li deridevano».

Come nella Pentecoste lucana, anche nel breve passo evangelico di Giovanni è detto che lo Spirito ricrea la comunità degli apostoli e l'apre alla missione. Ma con più precisione di Luca, Giovanni afferma che lo Spirito è il dono del Cristo: «ricevete lo Spirito Santo». Gesù risorto non soltanto dona lo Spirito in vista della missione, ma anche in vista del perdono dei peccati. Viene da Giovanni posta una stretta relazione fra lo Spirito, la comunità dei discepoli e il perdono. La remissione dei peccati è una trasformazione che solo lo Spirito può compiere.

Da un’omelia di Don Bruno Maggioni

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