sabato 18 giugno 2011

Domenica 29 Maggio 2011 – VI Domenica di Pasqua

PRIMA LETTURA

Dagli Atti degli Apostoli (At 8,5-8.14-17)

In quei giorni, Filippo, sceso in una città della Samarìa, predicava loro il Cristo. E le folle, unanimi, prestavano attenzione alle parole di Filippo, sentendolo parlare e vedendo i segni che egli compiva. Infatti da molti indemoniati uscivano spiriti impuri, emettendo alte grida, e molti paralitici e storpi furono guariti. E vi fu grande gioia in quella città. Frattanto gli apostoli, a Gerusalemme, seppero che la Samarìa aveva accolto la parola di Dio e inviarono a loro Pietro e Giovanni. Essi scesero e pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo; non era infatti ancora disceso sopra nessuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù. Allora imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo.

SECONDA LETTURA

Dalla prima lettera di San Pietro Apostolo (1Pt 3, 15-18)

Carissimi, adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi. Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza, perché, nel momento stesso in cui si parla male di voi, rimangano svergognati quelli che malignano sulla vostra buona condotta in Cristo. Se questa infatti è la volontà di Dio, è meglio soffrire operando il bene che facendo il male, perché anche Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nel corpo, ma reso vivo nello spirito.

VANGELO

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 14, 15-21)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi.
Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».

COMMENTO ALLE LETTURE

La liturgia di questa domenica continua la lettura del capitolo 14 del vangelo di Giovanni, di cui si è già letto la prima parte domenica scorsa.

Il tema è l'amore, come appare dall'inizio («se mi amate...») e dalla conclusione («chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui»).

Mi sembra che le idee dominanti siano due.

La prima è che il criterio più adatto per verificare la realtà dell'amore a Cristo è l'obbedienza alla sua volontà, cioè l'osservanza concreta dei comandamenti, che in Giovanni si riducono al comandamento dell'amore fraterno.

E la seconda: la pratica dell'amore è il luogo in cui Gesù si manifesta. L'amore è l'epifania di Dio, il luogo del dono dello Spirito, dell'incontro con la Trinità, della manifestazione di Gesù.

Salendo al cielo e sottraendo la sua presenza visibile, Gesù non lascia soli i suoi discepoli, semplicemente si rende presente in modo diverso da prima. Per quanto riguarda l'amore, se ne sottolinea la concretezza: non le parole, non le idee, ma i fatti. È nella concretezza della carità, del dono di sé, che si incontra la presenza del Signore.

E a proposito dello Spirito, si afferma una opposizione fra i discepoli e il mondo. Il mondo non è in grado di capire e di ricevere lo Spirito. Le manifestazioni dello Spirito sono visibili, eppure il mondo è incapace di scorgerle perché il suo sguardo vede solo ciò che gli interessa.

Per essere illuminati dallo Spirito occorre uscire da se stessi. Ma se è vero che il mondo non riconosce lo Spirito, Gesù sottolinea che invece lo Spirito è compreso dai discepoli.

L'intima e spirituale presenza dello Spirito è la nuova presenza di Gesù, è l'«attualità» di Gesù: «non vi lascerò orfani, ritornerò da voi». È grazie allo Spirito che i discepoli comprenderanno la realtà profonda di Dio, di Gesù e di loro stessi.

Gesù avverte, più avanti, che i discepoli saranno odiati dal mondo e perseguitati. Ma insieme li assicura ad essi che l'odio del mondo e la persecuzione saranno l'ambiente in cui si manifesterà la testimonianza dello Spirito e la loro. Nel grande processo tra Cristo e il mondo, che si svolge entro la storia, lo Spirito depone in favore di Gesù. Davanti all'ostilità che incontreranno, i discepoli saranno esposti al dubbio, allo scandalo e allo scoraggiamento.

Lo Spirito difenderà Gesù nel loro cuore, li renderà sicuri nella loro disobbedienza al mondo.

I discepoli avranno bisogno di certezza: lo Spirito gliela donerà.

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