sabato 18 giugno 2011

Domenica 5 Giugno 2011 – Ascensione del Signore

PRIMA LETTURA

Dagli Atti degli Apostoli (At 1, 1-11)

Nel primo racconto, o Teòfilo, ho trattato di tutto quello che Gesù fece e insegnò dagli inizi fino al giorno in cui fu assunto in cielo, dopo aver dato disposizioni agli apostoli che si era scelti per mezzo dello Spirito Santo. Egli si mostrò a essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta giorni, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio. Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l’adempimento della promessa del Padre, «quella – disse – che voi avete udito da me: Giovanni battezzò con acqua, voi invece, tra non molti giorni, sarete battezzati in Spirito Santo». Quelli dunque che erano con lui gli domandavano: «Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?». Ma egli rispose: «Non spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere, ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e fino ai confini della terra». Detto questo, mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand’ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo».

SECONDA LETTURA

Dalla lettera di San Paolo Apostolo agli Efesini (Ef 1, 17-23)

Fratelli, il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi, che crediamo, secondo l’efficacia della sua forza e del suo vigore.

VANGELO

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 28, 16-20)

In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

COMMENTO ALLE LETTURE

Luca negli Atti degli Apostoli racconta il fatto vero e proprio dell'Ascensione in una sola riga: «Fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo».

Preferisce soffermarsi sui discepoli, che chiedono al Signore: «È' questo il tempo in cui ricostituirai il regno di Israele?».

Gesù li rimprovera. Il tempo è nelle mani di Dio. E questa certezza deve bastare: il resto è trascurabile curiosità.

L'importante è un'altra cosa: «Mi sarete testimoni a Gerusalemme... fino agli estremi confini della terra». Compito dei discepoli è di testimoniare dovunque il loro Signore. Non sono i popoli che arrivano a Gerusalemme, ma sono i discepoli che sono inviati verso i popoli. E non ci sono confini, luoghi vietati, popoli o uomini al quale il Signore non debba essere testimoniato.

Anche un secondo atteggiamento dei discepoli è rimproverato: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo?». I discepoli guardano in alto, e invece sono invitati a guardare in terra, fra le gente. L'attesa del Signore non va vissuta separandosi, nel chiuso di una comunità di eletti, ma nel mondo. E veniamo al passo evangelico.

«Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra»: con queste parole Gesù afferma la sua signoria universale. Egli è il Signore di tutto e di tutti, e perciò deve essere annunciato a tutti e dappertutto.

Dire che Gesù è il «Signore di tutto» significa affermare, in altre parole, che Egli dà senso a tutte le cose.

«Andate e fate discepoli»: la missione suppone un incarico. Non si annuncia Gesù a nome proprio, tanto meno si annunciano pensieri propri, ma soltanto «tutto ciò che Egli ha comandato». Il discepolo deve annunciare nella più assoluta fedeltà. Il suo annuncio deve nascere da un ascolto.

La missione esige una «partenza»: andate. Il discepolo non aspetta che la gente del mondo si avvicini: è lui che va incontro a loro alla gente.

«Fate discepole tutte le genti»: l'espressione è carica di tutto il significato che «discepolo» ha nel Vangelo. Non si tratta semplicemente di offrire un messaggio, ma di instaurare una relazione. Il discepolo si lega alla persona del Maestro e si impegna a condividere il suo progetto di vita.

«Sarò con voi fino alla fine del tempo»: è questa la grande promessa, che dà al discepolo la forza di svolgere la sua missione. Il cristiano non confida in se stesso, nella propria fede o nelle proprie capacità, ma nella presenza del Signore.

Da un’omelia di Don Bruno Maggioni

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